Un'intervista di Françoise Giroud di Sandro Volta

Un'intervista di Françoise Giroud Es direttrice del settimanale «L'Express» Un'intervista di Françoise Giroud Le piace vestir bene, viaggiare, avere una bella casa, ricevere «gente intelligente» - E la professione? E' la sua vita, non a caso ha conquistato un posto di primissimo piano nel giornalismo francese - Un solo rammarico: « Per una madre che lavori, è difficile educare bene i figli » (Dal nostro corrispondente) Parigi, 28 agosto. Secondo Frangoise Giroud, la donna francese, anche quando è sottoposta ad un duro orario di lavo ro, non rinunzia mai ad es sere graziosa. Si sottopo ne, anzi, ad una notevole fatica supplementare per essere sempre gradevolmen te presentabile, con un impegno che è tanto più ammirevole proprio nelle donne meno ricche. La stessa Giroud, d'altronde, è un esempio di questa qualità femminile. Direttrice del settimanale L'Express insieme a JeanJacques Servan-Schreiber, ha un posto di primissimo piano nel giornalismo francese. Il mese prossimo, L'Express muterà interamente veste, verrà pubblicato in fascicoletti sul tipo dell'americano Time ed entrerà a far parte del grande gruppo editoriale che pubblica Paris Match. E' una trasformazione che implicherà probabilmente notevoli ripercussioni politiche, e, almeno dal punto di vista tecnico, la sua preparazione ricade quasi per intero su Frangoise Giroud, perché Servan-Schreiber, che da molto tempo non collabora più al settimanale, sembra disinteressarsene. Il compito di Frangoise non è soltanto di carattere tecnico, perché ella è anche una acuta commentatrice politica ed una polemista temibile. Le sue attività, d'altronde, sono sempre state multiformi. Giovanissima, incominciò a lavorare, più di trent'anni fa, come scriptgirl in un film e diventò subito dopo soggettista e dialoghista cinematografica?* Fu poi redattrice di vari giornali, diresse Elle, che è la più importante pubblicazione femminile francese, e, finalmente, partecipò dieci anni fa alla fondazione di L'Express. Con tutto questo, ha saputo conservarsi una signora di raffinata eleganza, una padrona di casa affascinante. « Vivo molto la sera — dice —, mi piace più ricevere che uscire. Mi piace riunire gente intelligente, contenta di incontrarsi senza mondanità. Mi muovo soprattutto nell'ambiente politico. I pranzi che preferisco riuniscono sei od otto persone, e ciò permette una conversazione collettiva. Sì, mi piace vestirmi: lo adoro. L'ho sempre fatto, anche nelle circostanze finanziarie più difficili. Questa forma di frivolità è il solo modo di cambiare per una donna ». Per Frangoise Giroud, insomma, la donna che lavora non deve assolutamente rinunziare alla propria femminilità; il lavoro della donna, d'altronde, deve conservare sempre un carattere proprio. «Non credo alle donne che lavorano come gli uomini — sostiene —, esse lavorano diversamente. Se scelgono gli stessi metodi, rischiano di trovarsi in condizioni di inferiorità. Non concepisco l'identità dell'uomo e della donna, ma semplicemente la loro uguaglianza ». Il lavoro assicura alla donna l'indipendenza economica, però è diffìcile per lei conciliare l'impegno lavorativo con la vita personale. A chi le muove questa obiezione, la Giroud risponde: «Non si conciliano. La tensione è permanente, l'equilibrio sempre fragile. Ma io domando: chi è che conduce una vita totalmente riconciliata? Perché questa tensione sarebbe peggiore di un'altra ? ». C'è però il problema dei figli, della loro educazione. Frangoise ne ha due: un ragazzo che studia alla Sorbona e una ragazza, Caroline, che si sposò quindicenne con il regista e attore cinematografico Robert Hossein, ma il matrimonio durò meno di un anno, appena il tempo per farla diventare nonna. Ora, ella riconosce che non è facile ad una donna che lavora educare i figli come vorrebbe; ma subito si riprende : « E quelle che non lavorano, allora? — dice, diventando subito aggressiva. — Dove davanti ai quali bisogna arrossire? E gli uomini? La dimissione del padre è sensibile in quasi tutte le case moderne molto più che quella della madre ». Niente, insomma, può scuotere in Frangoise Giroud la fede nella donna che lavora: ama il proprio lavoro, è soddisfatta della situazione sociale che le procura. Per il lavoro, rinunzia a quasi ogni svago: «Leggo molto, rapidamente, in media due libri per settimana. Mi interessano poco i romanzi. Le vacanze? Ciò non ha senso per me: sono perpetuamente in vacanza, perché il mio lavoro mi appassiona. Se ne avessi i mezzi, sceglierei dei bellissimi mobili moderni, ma poiché non è il caso vivo con mobili antichi, come fanno tutti: non c'è niente di più orribile del moderno mediocre. Si, mi piace viaggiare, e viaggio molto, ma per obblighi professionali; mi piacciono i viaggi-lampo, che mi lasciano impressioni di scorcio ». Ecco, insomma, una don¬ na che, nonostante compii cate peripezie familiari, ha trovato nel lavoro l'equili brio della sua esistenza. Ne è così soddisfatta che, per non distrarsi dall'impegno giornalistico, rinunzia a scrivere libri di alto livello, pur avendo innegabili doti di scrittrice. « La letteratura — dice — è incompatibile con il genere di giornalismo che faccio, lo sono rivolta verso l'esterno, mentre per scrivere veramente bisogna rivolgersi verso l'interno ». Sandro Volta Frangoise Giroud film, poi diventò soggettista e dialoghista. Infine entrò nella redazione d'un giornale

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