I militari nel Sud Vietnam rifiutano di lasciare il potere

I militari nel Sud Vietnam rifiutano di lasciare il potere // paese asiatico nelia compieta anarchia I militari nel Sud Vietnam rifiutano di lasciare il potere il gen. Khanh (che si è dimesso da presidente della Giunta rivoluzionaria) non è riuscito a convincerli ad abbandonare il governo - Tre generali aspirano alla carica di capo dello Stato - Si inaspriscono gli scontri e gli attentati - Una bomba a Saigon contro il Centro culturale francese (Nostro servizio particolare) Saigon, 26 agosto. La crisi vietnamita ai è oggi Ulteriormente acuita per la opposizione dei componenti della Giunta militare a rinunciare al potere politico. Dopo una lunga seduta il Consiglio della rivoluzione ha aggiornato a domani t suoi lavori perché il generale Khanh che ieri aveva rassegnato le dimissioni da presidente, per placare gli animi degli oppositori, non è riuscito a convincere gli altri componenti del Consiglio a dimettersi come egli stesso aveva promesso agii studenti, ai buddisti e alla fazione militare che lo avversa. Il generale Tran Thien Khiem, uno dei più potenti esponenti della Giunta, ha dichiarato: «Siamo più lontani che mai da una decisione. Il problema della elezione del nuovo capo di Stato non è stato nemmeno sollevato ». Khanh ha a sua volta dichiarato uscendo dalla riunione, stanco ed abbattuto: «La situazione è grave. Il Consiglio rivoluzionarlo si riunirà nuovamente domani per cercare di trovare un accordo. L'argomento è talmente importante che bisognerà affrontarlo con calma domani. Vediamo Quali saranno i risultati >. Prima che la riunione venisse aggiornata 1 capi del movimento studentesco avevano minacciato nuove dimostrazioni di massa se i militari non avessero rinunciato a tenere il potere invece di passarlo al civili potendosi cobì dedicare esclusivamente alla lotta contro i guerriglieri del Vietcong. Quando il Consiglio della rivoluzione si era riunito non si sapeva nemmeno se avreb hs»deciso la nomina di un imo vo presidente o di un nuovo primo ministro. Gli osservatori sono concordi nell'affermare che nelle alte sfere governative regna la massima confusione. Stamane erano stati portati a Saigon, ma non hanno partecipato alla riunione, svoltasi presso la sede dello Stato Maggiore presidiata da ingenti forze, i quattro generali che erano stati messi agli arresti domiciliari, quando, il 30 gennaio, Khanh aveva conquistato il potere. Si tratta dei ge nerali Ton That Dinh, accusato da Khanh d'aver oppresso 1 buddisti, e del generali Than Van Don, Le Van Klm e Mal Kuu Xuan, tutti accusati di avere complottato per giungere alla neutralizzazione del Vietnam del Sud. I tre principali aspiranti alla carica di capo dello Stato sembrano essere Tran Thien Khlem, il generale Duong Van Minh e il generale dell'aeronautica Nguyen Cao Ky. Mentre la giunta sta discutendo se rinunciare o meno ai poteri, si acuiscono i timori che il Vietcong comunista approfitti della crisi per sferrare un attacco direttamente contro Saigon. Secondo notizie del servizio segreto, i comunisti dispongono di oltre 20 mila guerriglieri attorno a Saigon. A Da Nang frattanto la situazione permane particolarmente grave. Undici persone sono state uccise (di cui tre linciate) negli ultimi tre giorni di disordini, 61 sono rimaste ferite e 40 sono state arrestate dalla polizia per saccheggio. Tutti i feriti sono stati medicati all'ospedale della missione aeronautica degli Stati Uniti. I dimostranti buddisti si sono stamane radunati davanti all'ospedale ed hanno chiesto che un ferito cattolico venisse consegnato ad essi. Nel pomeriggio una bomba a mano è stata lanciata contro il centro culturale francese, ma si ignora se ha provocato vittime. Un uomo è stato calpestato dalla folla che poi non ha permesso ad una autoambulanza militare di portarlo all'ospedale. Un migliaio di manifestanti si sono radunati davanti alla chiesa cattolica di Da Nang ed hanno cercato di incendiarla. II palazzo delle poste e telecomunicazioni è stato stamane sottoposto ad un intenso fuoco di fucileria ed è stato evacuato. Sebbene le notizie che giungono da Da Nang, che dista 600 chilometri dalla capitale, siano confuse e con traddittorie sembra che sia in corso un violento scontro a fuoco fra buddisti e cattolici Le truppe, per la prima volta dall'inizio dei disordini, avrebbero aperto il fuoco con tro i dimostranti. La giunta dovrebbe riunirsi alle ore 9,30 di domani (2,30 italiane di stanotte) sempre che prima gli studenti e i buddisti non scendano nuovamen te in piazza. € Temiamo il peggio >, è sta to il laconico commento di i.n diplomatico occidentale che da molti unni si trova a Saigon a. p. PnptngnlGvndtlSmcbqrdgsitzcmsnazCcFf

Persone citate: Dinh, Duong Van Minh, Le Van Klm, Nguyen Cao Ky, Than Van Don