La scienza ritiene oggi probabile che la vita esista su altri mondi

La scienza ritiene oggi probabile che la vita esista su altri mondi Uxia nuova disciplina, la Gssolblologia. La scienza ritiene oggi probabile che la vita esista su altri mondi Le macchie visibili su Marte sembrano realmente dovute ad una forma di vegetazione - E non si tratterebbe di semplici licheni, ma di vere piante superiori - Le possibilità de orazione su altri pianeti - Le ricerche in corso Non sarà sfuggito ad alcuni lettori de «La Stampa» (come di altri giornali) che nel riferire i risultati di recenti esplorazioni spaziali, si è fatto menzione di rilievi sulle possibilità di vita su vari pianeti. I dati trasmessi a noi da satelliti o sonde dovrebbero anche — nella speranza dei ricercatori — permetterci in un prossimo futuro di rispondere alle domande: Fuori del nostro pianeta, si trovano gli stessi elementi chimici che formano gli esseri viventi sulla terra? Vi si trovano ambienti (clima ecc.) che possono permettere o favorire la vita? Questa è un evento probabile in sede extraterrestre? Mi rendo ben conto dell'anticonformismo di queste domande, specie seguendo il comune modo di pensare. Esse esorbitano dalla concezione che l'uomo si è fatta di se stesso ponendosi, forse troppo ambiziosamente, al centro dell'universo. Credo perciò che un « uomo di scienza» che affermasse all'uomo che sono oggi sempre più numerosi coloro che ritengono possibile una vita extraterrestre, incentrerebbe oggi soprattutto increduli o perplessi D'altronde è ormai risaputo e provato dagli avvenimen ti dei secoli scorsi, che le affermazioni che distraggo' no il pensiero ed il senti' mento dell'uomo dal comodo e consueto schema che egli si è formato, sono motivi di turbamento. Eppure il problema racchiuso nelle domande che abbiamo ora ricordato, esiste ed è sul tappeto di riunioni di ricer catori di provata competenza. Eccone la prova. Come è noto, nel maggio scorso FI renze ha ospitato i lavori della Vili Assemblea del Cospar (sotto questa sigla si nasconde il « Committee on Space Research ») e il V Simposio di Scienza Spaziale. Gli esperti più qualificati delle delegazioni statunitense e russa hanno ac cettato di rispondere alle domande dei giornalisti. Cogliamo un momento del resoconto stenografi co di questa conferenzastampa. Domanda: «Che cosa si aspettano gli studiosi americani dal programma di ricerche biologiche?». Risposta: «Si cerca di ottenere il più grande numero di informazioni circa le possibilità dell'esistenza di vita in altri pianeti. A questo proposito saranno creati laboratori di esobiologia. Un grosso problema è costituito dalla necessità di sterilizzare i veicoli interplanetari per evitare la contaminazione degli altri pianeti con microorganismi terrestri ». Per inquadrare opportunamente e praticamente questi problemi non dobbiamo pensare unicamente quindi alle manifestazioni più elevate della vita. Dobbiamo tenere conto invece della infinita varietà di aspetti che può rivestire la vita. Prendiamo in considerazione il mondo vegetale. Oggi si torna ad ammettere come possibile l'esistenza di organismi vegetali ad esempio su Marte. Di esso si conosce che è circondato da un'atmosfera se pure di composizione particolare, si conoscono i massimi ed i minimi della temperatura, si conosce l'alternarsi delle stagioni ecc. Alla superficie di questo pianeta gli astronomi da tempo (ricordiamo il nostro Schiaparelli nel secolo scorso) avevano descritto speciali « macchie » che mutano di forma, estensione e colore a seconda delle stagioni e la cui natura era stata variamente interpretata. L'ipotesi che le « macchie di Marte » siano dovute a essere viventi appartenenti al mondo vegetale torna alla ribalta oggi per due motivi. Intanto con indagini particolarmente raffinate (specie colla spettrografia) si è dimostrato che nelle macchie (e solo in queste) esistono strutture chimiche caratteristiche della materia vivente e soprattutto dei vegetali: i legami chimici fra carbonio e idrogeno, primo flidPglccrnll—Nmbhaathlglcd fondamentale elemento della costruzione dei carboidrati. Inoltre — come ha dimostrato Frank Salisbury, Professore di fisiologia vegetale all'Università di Colorado —, le condizioni del clima esistenti su Marte e che possiamo ricostruire dai rilievi degli astronomi, sono sufficienti a permettere la vita ad un vegetale simile — anche se non uguale — al vegetale terrestre. Non ci sarebbero licheni come si era anche pensato, bensì piante superiori che hanno subito un potere di adattamento alle condizioni ambientali, adattamento in tutto simile a quello che hanno manifestato i vegetali in varie zone del nostro globo per sopravvivere nelle più svariate condizioni climatiche. E' ovvio che i dati raccolti in un prossimo futuro dalle esplorazioni spaziali permetteranno al biologo di ricostruire in laboratorio le condizioni descritte dall'astrofisico e di sottoporre a prove ambientali varie forme di vita. Si renderà possibile l'osservazk-ne diretta del modo di reagire dei vari organismi alle condizioni ambientali extraterrestri e saranno Individuati gli es seri capa*, di vivere e ri prodursi in tali condizioni. Sarà uno dei compiti della esobiologla, scienza nuova che si occupa di riflesso an che delle condizioni di so pravvivenza dell'uomo nello spazio, problema particola re di un tema più generale.In tutte queste ricerche però un concetto deve sem pre essere tenuto presente dall'uomo, esso riguarda i dati cronologici riguardan ti l'origine della vita sulla terra. Gli studi condotti sull'argomento colle più moderne metodiche ed in base ai più recenti rilievi geofisici portano alle se guenti conclusioni: E' indubbio che l'ambiente sulla terra primitiva sia stato molto favorevole allo svol gimento di quei processche hanno portato alla ori gine di una materia con le caratteristiche della mate ria vivente. Ma il passag gio dall'inorganico all'orga nico cioè dalla sostanza non vivente alla vivente avvenne probabilmente in un intervallo di due miliarddi anni. Il termine più re moto che possiamo fissare■iiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiimiimniii im per la origine della vita sul nostro pianeta è di un miliardo di anni, mentre l'origine del nostro pianeta si fa risalire a circa 3 miliardi di anni. Vi sono probabilità infinitamente piccole che le tappe percorse sul nostro pianeta nella evoluzione organica fino all'uomo, si siano svolte in parallelo con analoga eventuale evoluzione su altri pianeti. E' infinitamente più probabile che oggetto delle nostre odierne ricerche siano « mondi » ove l'episodio biologico è già avvenuto, oppure si trova in una tappa cronologica diversa, oppure si è già concluso. Ancora una volta lo studio della evoluzione di quanto ci è più vicino (il nostro mondo) può iimiiiiiiiinniniiiiiiniiimiiiiHiiiMMniiimm esserci di guida per spiegare quanto è più lontano. Vi sono però in tutte queste incertezze alcuni dati di fatto di importanza fondamentale fin d'ora accertati. Come faceva osservare Oparin, le condizioni necessarie allo svolgimento di processi analoghi a quelli che in miliardi di anni hanno portato alla origine del la vita sul nostro pianeta, esistono anche su altri pianeti. Occorre studiare se, quando ed in che modo questo meraviglioso processo evolutivo si sia manifesta' to in sede extraterrestre. Ed è appunto quanto si sta fa cendo ora da parte di parecchi ricercatori. Prof. B. Bellion Incaricato di Biofisica dell'Università di Torino iiiHiiMiiiiMiiiMiiiiMMHiiH^

Persone citate: Bellion, Frank Salisbury, Oparin, Schiaparelli, Space Research