1 ciclisti azzurri in ritiro a IJiiioiita di Vittorio Varale

1 ciclisti azzurri in ritiro a IJiiioiita 1 ciclisti azzurri in ritiro a IJiiioiita Si preparano per i mondiali in programma a Sallanches il 6 settembre - Nuovo criterio di allenamento adottato dal commissario tecnico Magni - Lunghe distanze da percorrere Senza occuparci per il momento dei dilettatiti die la federazione ciclistica ha iscritto alle gare per i campionati mondiali de tla categoria Uè 5 settembre a Sallanches su strada, e. dall'S al 12 sulla pista parigina del Pare des Prinees), è indubbio che. la maggiore curiosità si volge alle prove dei professionisti — e segnatamente a quella su strada. Sarà sullo stesso circuito di Sallanches, nei pressi della celebre stazione alpina di Chamonix, che domenica 6 settembre i rappresentanti delle varie nazioni riconosciute dall'Uri scenderanno in corsa per disputarsi il più prestigioso (e più redditizia) dei titoli mondiali. Per ciò che concerne noi italiani, è finito lo stato d'incertezza sulla designazione della squadra: questa c'è. I titolari sono otto; come riserve ne sono state iscritte quattro. Dei primi, non c'è sportivo che già non sappia elencarne i nomi a memoria: Adorni, Crihiori, De Rosso, Durante, Mealli, Motta. Taccone e Zilioli. E similmente le riserve: Balmamion, Bitossi, Mugnaini e Poggiali. Salvo che per Balmamion, negli ambienti competenti unanime è il riconoscimento che migliore non poteva essere la scelta fatta da Magni. Che il nostro ciclismo professionistico non conti più campioni di grande sclasse dopo il. tramonto di Fausto Coppi che ne fu l'ultimo leader, è un fatto che da anni trova sgradita conferma nel susseguirsi di sconfitte subite — in casa e fuori. E' una spiacevole situazione, alla quale è difficile porre rimedio. Soltanto dai giovani delle ultime leve ci si può aspettare il ritorno a tempi meno tristi. Già l'anno scorso per la prova mondiale di Renaix, Magni aveva tentato l'esperimento: metà squadra era formata da neo-professionisti, per la. prima volta la7iciati in una avventura del genere. Il risultato fu deludente. Assistemmo ai coraggiosi tentativi di Zinali e De. Rosso, ma intempestivi e senza alcuna efficacia sull'andamento della corsa; dei velocisti sui quali si sperava per l'arrivo in volata. Durante nemmeno vi partecipò (staccato all'ultimo giro), e Cribiori restò sommerso dalla travolgente superiorità dei belgi, dei francesi, eccetera — culminato nello « storico incidente tra Van Log e Beheyt. Gli stessi giovani dell'anno scorso meno due, stavolta Magni ripresenta alle speranze dei nostri sportivi. Non soltanto perché convinto che l'esperienza d'un'altra stagione di corse un qualcosa, anche se poro, gli abbia giovato — e il giorno della rorsa non saranno più, rome a Renaix, altrettanti agnellini in una fossa di famelici draghi; ma anche perché un certo cambiamento egli ha portato nei criteri della preparazione degli atleti a lui affidati. Che l'ossatura della squadra sia rimasta quella dell'anno scorso, non c'è da meravigliarsi, in quanto nessuna rivelazione eccezionale s'è data nel nostro ciclismo all'infuori di Motta, che giust'appunto ha ricevuto, unico tra i neo-professionisti, l'onore della maglia azzurra. Ai cosiddetti « veterani » che fan parte della squadra, per forza Magni deve concedere una certa fiducia, data la generale mediocrità (in misura internazionale) del campo in cui è costretto a scegliere; in quanto al pupillo della brigata, non è soltanto curiosità quella che l'accompagna in questo difficilissimo esordio. Ciò ch'è nuovo, o almeno ritengo tale, è il criterio, è il ritmo che il C.T. della Lega sta applicando alla preparazione dei corridori. Dai promotori delle varie prove indicative, Magni aveva ottenuto percorsi duri e lunghi oltre quello che in Italia è normale. Il Giro del Lazio contava addirittura dieci chilometri in più dei 280 di Sallanches. E domenica prossima, il percorso della Coppa Bernocchi non sarà molto dissimile. Sabato e domenica l'altra, a Corsico Milanese e ad Arcare, nuovamente gli «azzurri» saranno chiamati a svolgere un lavoro tutt'altro che leggero. Né basta: per II 2 settembre, vigilia di partenza per la Francia, si prospetta la eventualità d'un'ultima prova, a Meda, in Brianza. A cominciare da lunedì prossimo gli « azzurri > titolari, più le due riserve che dovranno sortir fuori dalla < Bernocchi » si raduneranno a Limonla, sulla sponta sinistra del Lago di Lecco, sotto la paterna sorveglianza di Magni, per un'intensificazione della preparazione che il C.T. intende sia poderosa e severa. Non ci pare che Magni abbia torto nel sostenere che soprattutto alla tenuta sulle lunghe distanze i nostri corridori hanno bisogno di abituarsi. Magni, ch'è rimasto tutt'altro che soddisfatto dell'andar mento del Giro del Lazio dove gli sarebbe piaciuto vedere un ilo' più di mordente nella condotta di certuni salvo Zilioli e Adorni, ha parole molto chiare a riguardo degl'Uà^ lianì in genere. « Fino ai 250-260 chilometri vanno disoretamente — dirhiara —; è dopo che crollano. Guardate nella MilanoSanremo che cosa succede. Ho sentore di qualche dissenso al riguardo: che sottoporrei gli azzurri a una preparazione troppo pesante, addirittura massacrante; che al giorno della corsa arriveremo stremati. Storie. E' l'abitudine alle lunghe distanze che gli manca, oltre a quella di scattare continuamente come fanno gli stranieri ». Se riusciranno a farsela, se non sarà troppo tardi, bene; altrimenti è meglio esser preparati alle batoste, è il raso di soggiungere. Vittorio Varale

Luoghi citati: Arcare, Corsico, Francia, Italia, Lazio, Lecco