Le popolane di Bagnara Calabra

Le popolane di Bagnara Calabra BRUNE, FIERE, VIVACI, PRONTISSIME DI LINGUA Le popolane di Bagnara Calabra Sono conosciute, da Reggio a Catanzaro, come una razza a sé, diversa dalle altre • Vestono in modo particolare, non portano mai ornamenti d'oro tranne che alle orecchie; né collari, né catene, né bracciali, tengono i capelli avvolti a treccia sul capo - Nello sguardo, negli atti, nei silenzi ostinati hanno qualcosa di regale - Durante la guerra facevano traffico di pane e olio oltre lo Stretto, ma nessuna guardia si azzardava a perquisirle • Chiediamo ad una giovane: « Lei è mai stata al cinema? » - No, e perché? (Dal nostro invidio speciale) Reggio Calabria, 7 agosto. «Una donna in particolare attirò la mia attenzione... Portava sulla testa una grossa pila di tessuti, entrava nei negozi e sostava alle porte delle case cercando di trovare compratori. La osservai a lungo sperando che riuscisse a vendere qualcosa, ma non vi riuscì mai: malgrado ciò si comportava con una dignità che non sarebbe stato facile superare. Ogni volta offriva la sua merce come se concedesse un benigno favore, e dopo ogni rifiuto si ritirava indomita... Non avevo mai visto sopportare un assillante scoraggiamento tanto in silenzio e con tanta fortezza ». Queste parole su una iloìina calabrese sono state scritte dall'inglese George Gissing nel 189/,. Ci si domanda in che misura, oggi, potrebbero contenere ancora, verità, e se è mutato l'orgoglioso rifiuto dei calabresi al commercio, pure quando sono obbligati a praticarlo (lo notava Corrado Alvaro) e te à un bene, questo mutamento, e non c'è dubbio che per molte ragioni lo e. Ma alla donna di Gissing si pensa, arrivando a Bagnara Calabra: sono state molto descritte, le donne di Bagnara, come ronza, tribù a parte. Si comincia dall'abito: una blusa di cotonina arricciata sotto il seno robusto, ardito, una sottana a mille pieghe fitte, corta alle caviglie, da cui spuntano, l'inverno, gambali di lana di capra lavorata ai ferri, e i piedi nudi. La camicia si chiama « scemisio », la gonna « saia ». Le bagnarole non portano oro — come usano in Calabria le donile povere — se non alle orecchie; collane, catene, bracciali, orologio, niente: dicono, ed è una curiosa espressione, che non vogliono « ribassare » (deprecare/) l'abito. Le bagnarole sono commercianti, o lo erano: specialmente nel tempo della guerra, andavano e venivano dalla Sicilia, accovacciate sulle navi-trnghetto, vicino ai treni, con sale di contrabbando, pasta, olio, pane rii grano dei paesi dell'interno. La leggenda è che nessuna guardia di finanza abbia mai osato perquisire una donna di Bagnara, frugarle addosso per trovare la merce nascosta. Oggi commerciano frutta, pesce, ma viene la curiosità di stabilire fino a che punto i loro costumi sia- 1 no cambiati. Di parlare con I queste donne, di cui scritto- | ri come Alvaro, per esempio, hanno fatto bassorilievo di pura bellezza. Il rione dove si concentrano, a Bagnara (a quarantacinque chilometri da Reggio Calabria) c la Marinella. Barche grandi sulla spiaggia, colorate, amorosamente verniciate di fresco, alcune in costruzione o in riparazione, per la pesca del pesce spada. Gli uomini delle bagnarole sono marinai, vanno «a padrone* o, i fortunali, hanno la barca in proprietà, o della famiglia. Anche le donne, se servono più braccia, montano sul barcone, spurgano il pesce spada ferito, appena caricato a bordo, del primo sangue, aiutano al remo. Arrivando alla Marinella quando la giornata estiva finisce, l'orizzonte lilla, il sole schiacciato sul filo dell'acqua, rosso senza luce — In prima impressione e che di donne in « scemisio » e « saia » ve ne siano molte di più di quanto uno s'immaginava, considerando il generale livellamento delle abitudini di vita ecc. Ed alla fine, anche a parlare con queste donne, ad ascoltarle ascollare specialmente le loro liti sulla strada — l'impressione è che ancora oggi, nel 1US',. facciano razza a parte. Nel gruppo, due giovani sono vestite normalmente, ma sempre con la treccia al capo e. i cerchietti d'oro ai lobi delle orecchie. Domando perché non hanno lo ■ scemisi» » e (a « saia ». La prima risposta è un'altra domanda, netta e cruda: « PerI che vi dispiace che siamo vej sfife come a voi/». Dopo, la ragazza sul quindici anni s'ammorbidisce: « Perché co! sì è più bello». E la donna giovane maritata: cPrima, mi vestii" come tutte le altre paesana. " ora no». € Perché ave': cambiato/». < Non I I ■ I | I I | mi piaceva più ». « Che fa vostro marito/». <Il meccanico». Forse è questa la ragione: il marito meccanico e non pescatore. Un'altra domanda: < Ve ne andreste a Milano, a Torino, per cambiare vita, stare meglio/ ». t E perché/ Gli nomini se ne voglioìto undarc, se ne vanno, nessuno li tiene». La bagnarola è, tra tutte le calabresi, una donna libera: molte rifiutano il matrimonio ma. sposandosi, si sposano in chiesa, e lanciano confetti e soldi sulla pente, dal balcone di cusn. e fanno liranzi di nozze a base di pastasciutta e vino e pesce fritto, niente liquori, dolci. Queste notizie me le danno tre studentesse di ginnasio di Bagnara che m'accompagnano: figlie di un ragioniere, di uno statale, di un usciere del municipio, si vede che disprezzano le donne della Marinella, hanno, per loro conto, ingenue pretese di snobismo (gli chiedo se vogliono il gelato, rispondono che sarebbe l'ora dell'aperitivo, hanno, tutt'e tre, quattordici anni...). <Mio padre — (lice una d'Ale studentesse — non vuole che ci fermiamo per la strada a sentire le bagnarole che gridano. Perché sono donne volgari». Non è vero. Non sono volgari come non lo c un pescatore, quando bestemmia. E. miracolosamente, il linguaggio crudo non le fa, per questo, meno femminili. Una ce n'è, incinta, giovanissima, bruna e affilata, il profilo come la prora di una nave, che subito si pensa alla razza fenicia. « Che ja vostro marito/ ». * Il pescatore ». «Ha la bar ca sua/». « yo, di suo padre ». cVoi fate commercio/». I « 7n queste condizioni... E poi I oggi non si guadagna più ■ niente, ci /cimano le guarI die, vogliono la licenzia ». | «C'è pacrana, miseria», diI ce la bagnarola anziana eh" le è al fianco. « Io ho fatto tanto commercio e sotto povera come prima, e coi dolori reumatici, per il freddo di centomila nottate sul ferribù, o sulla barca, fino alla mattina alle quattro. Ma la pensione a noi altre non ce la danno. Qui hanno tutti i dolori reumatici». E' vero, secondo il medico condotto l'incidenza d'Ile malattie reumatiche è fortissima, a Bagnara, e delle aiti osi. Domando alla giov.ne se è mai stata al cinema: * mai, perche/ ». Se sa scrivere e leggete: no, quando fi è sposata ha fatto la eroe . Se vota: se le mandano la carta, vota, e sa lei per chi votare. Se è mai stata fuori di Bagnara: una volta a Messina, per il corredo. E a Reggio/ Mai. A Reggio si va per qualche malattia o disgrazia (carcere!, ma nella sua famiglia per fortuna non ne ha avute: o per la festa della ! Madonna della Consolazione a settembre, ma lei da (inondo si è sposata è sempre incinta. Vivono tutti in una stanza — pulitissima, le donne di Bagnara lavano e strofinano tutto il giorno, e ornano le mura con gli antichi attrezzi di pesca della famiglia, splendenti — e pagano, per riuesto <basso» con porta finestra sulla strada, di quattro metri per quattro, mille lire al mese. Adeie Cambria Bagnara Calabra, agosto. Un gruppo di donne, vestite con il tradizionale « scemisio» e «saia», mentre tirano a riva le reti, dopo la pesca