Sulla polvere e nei erateri del Satellite leggiamo la storia delle epoehe tvt

Sulla polvere e nei erateri del Satellite leggiamo la storia delle epoehe tvt Sulla polvere e nei erateri del Satellite leggiamo la storia delle epoehe tvt Abbiamo dinanzi alcune delle fotografie che il «Ranger VII » ha preso della superficie lunare: una mezza dozzina di immagini, tra le molte migliaia annunciate; i giornali oramai le hanno messe davanti agli occhi di noi tutti. Qualsiasi pretesa di ricavarne deduzioni importanti sarebbe prematura e presuntuosa: come già abbiamo avuto occasione di dire, questi documenti andranno « interpretati » con paziente impegno da parte degli astronomi e degli Ingegneri spaziali. Qualche elemento, tuttavia, balza fin d'ora agli occhi anche del profano e del curioso: anzitutto l'impressione visiva che una copertura di polvere ci sia per davvero. Infatti, se si guarda alla se¬ quenza delle immagini contenenti uno stesso particolare, al cratere Guericke, nella regione verso cui è stato diretto il Ranger, prima di infrangervisi, è possibile notare che con il progressivo avvicinamento al suolo, le fattezze del terreno sembrano farsi come ovattate: ci si attenderebbe di scorgere meglio spigoli, angolosità, punte, come quando dall'aereo si guarda giù alle Alpi che si stanno sorvolando. Invece, anche cercando i particolari che pure si moltiplicano di numero con la vicinanza e cioè guardando alla vaiolatura di t'ori, crateri minori che le fotografie successive tengono rivelando, si ha l'impressione che sopra tutto ciò sia stato disteso come un tappeto che arrotonda, ammorbidisce i con¬ torni. La polvere dunque c'è ed è forse possibile calcolarne con una certa approssimazione lo spessore, valutando il diametro dei fori su cui essa si pose senza colmarli, senza cancellarne la visibilità. Un'altra constatazione è l'universalità, l'abbondanza straordinaria dei crateri, se è ancor giusto chiamar crateri anche i moltissimi fori piccoli e minimi, che i telescopi non ci avevano per l'innanzi rivelato. Per questi infatti sembra ancora meno probabile che per i crateri maggiori che si tratti di aperture di vulcani; quasi certo sembra che siano buche aperte sul terreno da urti di corpi o macigni. In una delle fotografie che sono state divulgate, presa da cinquemila metri d'altezza circa, sono visibili in un vano maggiore che si trova in alto a sinistra, due corpi u mass, verosimilmente quelli che. cadendo, hanno scavato il terreno; e magari erano un corpo solo, infrantosi nella caduta. La provenienza di questi ma=si che con i loro urti hanno butterato la superficie lunare può essere duplice: o sono meteoriti, corpi provenienti dallo spazio del sistema solare, o sono pietre lanciato in alto da vulcani già attivi sulla Luna: naturalmente l'ima ipotesi non qesclude l'altra. I fori sono ! Spriudzgtstlccvsirnumero.' ss.mi perché vero similniei le la superficie lunare Ir conservato per i miilenn per i milioni, anzi i mil.vdi di ami, le im- cls queste poche fotografie. Nei Storni e r,ies> venturi- °-uasi pruine degli eventi che la riguardano; impronte che invece subito spariscono su un pianeta come la Terra, dilavato dalle piogge, spazzato dai venti, coperto da vegetazione, per non dire quanto sia sconvolto dalla presenza degli animali e soprattutto dell'uomo. Perciò sulla Luna quegli eventi, ancorché rari, sommandosi nel corso di lunghissime età, vi hanno lasciato fittissimi segni. Queste sono alcune prime impressioni che si possono ricavare da una occhiata a certamente. le meditate analisi degli scienziati porteranno ad una più ricca e sicura messe di conoscenze Didimo

Persone citate: Ranger Vii