La fede diversa in Georgia è forte e serena dalla cupa ortodossia ruassa di Enzo Bettiza

La fede diversa in Georgia è forte e serena dalla cupa ortodossia ruassa IL COLORITO PAESE CHE HA MANTENUTO LA SUA ORIGINALE CIVILTÀ' La fede diversa in Georgia è forte e serena dalla cupa ortodossia ruassa Nella terra che prende nome da San Giorgio, il cristianesimo si è sempre identificato con la lotta contro l'oppressore straniero: dai romani del tardo impero ai musulmani, ai sovietici - Perciò la Chiesa autocefala georgiana, ricca di tradizioni nazionali ed eroiche, ha tuttora largo seguito; ed è amata dagli stessi atei - Il sentimento religioso è concreto, robusto, senza fanatismo morboso - Anche le chiese bianche e luminose riflettono l'anima della gente (Dal nostro inviato speciale) Tbilissi, luglio. Entriamo nell'afono pomeriggio in una delle basiliche centrali di Tbilissi e ci sentiamo, subito, circondati da una frescura ristorante. La chiesa, vecchia di secoli, emana un pulito odore di pietra, il colore predominante è il bianco del marmo georgiano; le icone, le reliquie, gli altri oggetti sacri, sono disposti con ordine e un senso delle, proporzioni che è tipico di questa antichissima civiltà cristiana che, pur ortodossa, presenta caratteri nazionali peculiari, così diversi dalla cupa ortodossia russa. Una donna sulla trentina, con un cero acceso in mano, accompagnata da un'altra, più vecchia e preceduta da un imponente pope georgiano, sta compiendo, in questa atmosfera nitida e riposante, uno strano rito. Oltre a. noi non c'è che un giovane in disparte; vestito, come le due donne, molto decorosamente e, come in esse, cosi in lui non v'è nulla dì quell'aspetto contadino, ombroso, quasi sempre forasticamente fanatico che. distingue la maggioranza dei creden¬ ti russi al di là della catena caucasico. Le due donne, precedute dal prete orante, descrivono tre giri intorno a una colonna e poi si fermano davanti all'icona d'una Madonna; il pope, ora di fronte a loro, compie gli ultimi gesti liturgici. Ci avviciniamo al giovane bruno, d'aspetto urbano, pregandolo di spiegarci ciò che sta avvenendo. Non cogliamo nei suoi occhi quel lampo di diffidenza xenofoba, settaria, da cui tante volte siamo itati folgorati nelle tetre chiese di Mosca. Con estrema naturalezza dice che la giovane donna, sua parente, ha preso la. decisione di battezzarsi: quello che abbiamo visto è stato il rito battesimale georgiano. Cifre di provenienza occidentale, assicurano che i battezzati, in Georgia, sarebbero due milioni sui quattro che conta l'intera repubblica. Le stesse fonti ritengono che i battezzati ortodossi nelle tre grandi repubbliche slave, Russia, Bielorussia e Ucraina, sarebbero circa sessanta, milioni su 166 milioni di abitanti. Al cinquanta per cento dei battezzati sul totale della popolazione nella giurisdizione amministrata dalla Chiesa autocefala georgiana, corrisponderebbe quindi un terzo della popolazione nel territorio religioso della Chiesa ortodossa russa. Ma, al di là dell'indice statistico, che può essere sempre incerto in un paese come l'Urss, dove i dati sulla reale vita religiosa delle varie nazionalità sono velati dalla nebbia della reticenza ufficiale, conta il clima che avvolge il sentimento religioso in Georgia e che è tanto differente da quello che si avverte in Russia. Nella sua polemica biografia su Stalin, Trotzky, tutto preso a rintracciare le cause che potevano spiegare i lati negativi nella personalità del suo grande avversario, ci ha lasciato, attraverso la descrizione del seminario teologico di Tbilissi, dove studiò adolescente «Soso»Djugashvili, una immagine troppo opprimente della religiosità, georgiana e- della sua organizzazione clericale. < I metodi pedagogici erano quelli stessi inventati dai gesuiti per piegare l'anima dei fanciulli, ma in forma più primitiva, più grossolana e perciò meno efficace ». Il marxismo militante di Trotzkg. sommandosi alla sua profonda repugnanzu per il carattere di Stalin, ha appesantito la mano del biografo rendendolo del tutto insensibile, nell'abbrivo polemico, ad altri aspetti originali della cristianità georgiana. Mentre l ateo russo anche non svisceratamente comuni- sta disprezza la storia religiosa russa e lo spettacolo deprimente che offrono tante chiese russe, l'ateo georgiano nutre per il passato cristiano della propria terra un oggettivo sentimento storico di stima e di rispetto. Come in tutte le antiche civiltà patriarcali periferiche formatesi nella lotta contro il mondo musulmano, per esempio in Montenegro, anche in Georgia la Chiesa ortodossa è stata una chiesa nazionale, eroica, attorno alla quale si è coagulata nei secoli dell'oppressione e della resistenza alla Mezzaluna la devozione guerriera degli aborigeni. Questo sentimento di rispetto storico per il cristianesimo e per tutto quanto esso significò nella lotta contro arabi, tartari, turchi, persiani, cioè nella lotta per Vautoconservazione nazionale,, si respira dovunque in terra georgiana: nella città attiva, praticistica, affaristica, come nella montagna selvaggia e tribale, dove la fortezza e la chiesa si confondono ad ogni piceo roccioso. Storia religiosa e storia politica si sono qui continuamente mescolate; « cristiano » significò sempre, per il georgiano, essere contro l'oppressione e l'occupazione straniera. Non a caso in tutti gli affreschi di derivazione bizantina, con un senso però più morboso e realistico nel disegno, un santo guerriero, San Giorgio, dal cui nome deriva appunto quello di Georgia, è più importante di Cristo. E, particolare caratterizzante, il San Giorgio caucasico non uccide il drago ma, quasi sempre, l'imperatore Diocleziano, simbolo del paganesimo, della persecuzione anticristiana. Il secondo posto nell'iconografia è occupato dalla Madonna, e questo soprattutto, dicono, perché una donna, l'imperatrice Tamara, fu il regnante più grande che la Georgia abbia espresso: il suo secolo. l'XI, viene ricordato come il «secolo d'oro ». Tale mescolanza del sentimento religioso con quello nazlònat^ s'è prolungata paradossalmente fino'ai tempi di Stalin; come le Vergini Marie assomigliarono nei vecchi affreschi a Tamara, cosi i volti di Cristo di più recente, data ripetono quasi tutti le sembianze del dittatore bolscevico. Anche la Russia ha ricevuto la sua cultura da Bisanzio; ma ciò è avvenuto assai più tardi, e in una forma, in certo modo, corrotta dalla maggiore distanza geografica e dalla fantasia, dal misticismo, dal sentimentalismo esaltato dei russi. Questa corruzione s'è espressa pure architettonicamente: col passare dei secoli le chiese bizantine russe si sono fatte sempre più scenografiche, colorate come quinte di cartapesta, con le cupole che, dalla semplice forma tonda che avevano originariamente, sono andate via via gonfiandosi a bulbo appuntito, fino ad assumere la nota e predominante forma a cipolla. Nulla di ciò è avvenuto in Georgia, dove le strutture della chiesa bizantina, come il sentimento religioso, sono rimasti entrambi vicini alla matrice originaria: costruzione solida, semplice cupola a cono, mura da fortezza sono il corrispettivo architettonico d'una religiosità a fondo piritico, polìtico, terreno. Religiosità di guerra e di confine, nata, per l'offesa e la difesa, su una terra rude, geometrica, poco incline, al deliquio mìsticheggiante degli slavi russi immersi con le loro fantasticherie, in orizzonti senza contorni netti, invitanti alla deformazione contemplativa dell'estasi. Nella nettezza di segni delle chiese georgiane, nella chiarezza delle strutture e dei colori naturali si avverte insomma, nonostante la lontananza geografica, il mondo mediterraneo che, già prima del Cristianesimo, lanciò qui, ai confini dell'Asia, le sue propaggini periferiche mediante la mitologia ellenica. Per contrasto, basta pensare a Zagorsk, il centro della Santa Russia cara a Ivan il Terribile. Chiese d'ogni stile e colore, cincischiate e scalcinate insieme, sovrastate da alberi contorti e dal lugubre gracidio dei corvi, popolate da una folla da corte dei miracoli, epilettici, mutilati attorcigliati dentro barelle mobili che somigliano a strumenti di tortura medioevali, nauseabondo tanfo secolare dentro le cappelle, fanno della cittadella ortodossa di Zagorsk un centro di anacronistico e magico fanatismo superstizioso nel cuore dell'Unione Sovietica. E' il mondo pietrificato dell'ortodossia russa, alimentato dall'analfabetismo e dallo squallore dei villaggi, da cui si staccavano infinite sette autolesioniste, orgiastiche, sotterranee, come quella dei « vecchi credenti » che per protesta contro lo zar bruciavano vivi con la loro chiesa, o degli hlysti praticanti l'auto flagellazione e le messe nere, oppure gli skopcy che nell'evirazione vedevano l'unica salvezza dell'anima. La religiosità russa o è stata sfruttata dal potere temporale per la propria autoconservazione, oppure si è rivoltata contro di esso in forma di negazione assoluta, nichilista, suicida. Quanto abbiamo abbozzato della religiosità, russa è completamente estraneo allo spirito religioso georgiano. Questo è un popolo di tribù guerriere, non di sette. La religione vi è stata sempre una forza collettiva, non dispersiva; non si è mai né mai si sarebbe, potuta, per il carattere stesso di queste genti, abbandonare a forme di aberrazione masochistiche. Da tali sue intime e profonde radici, conficcate nel suolo e nel sentimento nazionale, l'antico Cristianesimo ortodosso georgiano trae il rispetto che lo circonda anche da parte di chi in Dio oggi più non crede. Enzo Bettiza

Persone citate: Djugashvili, Mezzaluna, Stalin