Bonn: «Fine di un equivoco » di Massimo Conti

 Bonn: «Fine di un equivoco » Bonn: «Fine di un equivoco » (Dal nostro corrispondente) Bonn, 24 luglio. L'asse Bonn-Parigi, che scricchiolava ria tempo, sembra ora irrimediabilmente incrinato. A un anno e mezzo dalla firma del < trattato di consultazione », che nel giudizio di Konrad Adenauer avrebbe mutato il corso della storia europea, i capi politici eiella Repubblica Federale, stimolati dalle severe parole di De Gaulle, hanno preso oggi atto del fallimento. Di solito cauti se non anodini, rjuando si tratta di definire atteggiamenti, i portavoce eli Erhard stavolta hanno reagito alle parole di De Gaulle con una tempestività ed una chiarezza che ha sorpreso tutti. I commenti dei partiti e dei giornali arrivano all'acrimonia, ma si coglie anche aiti tin senso di sollievo: è crollato un equivoco che cominciava ad avvelenare l'atmosfera del paese. Karl Giinthcr von Hase, capo dell'ufficio stampa della Cancelleria, ha convocato oggi i auattrocentocinquanta giornalisti tedeschi e stranieri accreditati a Bonn per leggere una dichiarazione stilata dallo stesso Erhard. Eccola. «La politica della Germania non dipende né dalla Francia no 'dagli Stati Uniti. Una politica comune fra i governi di Bonn e di Parigi non significa che si debbano accettare tutte le opinioni dell'alleato. Il generale De Cattile ha parlato con grande franchezza e ne prendiamo atto. Anche noi deploriamo la mancanza di una intesa fra i nostri dite paesi su diverse questioni; ma te niamo in più alta stima, i risultati finora conseguiti nel comune sforzo di cooperazione > Questo aperto rimprovero a De Gaulle, che esige la. fedel tà dei tedeschi senza sentire l'obbligo di consultarli nelle più impegnative decisioni della Francia (gli esempi qui so no numerosi) è stato più tardi accentuato dal ministro degli Esteri Schroeder. Il ministro, che è il bersaglio preferito del < partito gollista», ha dichiarato testualmente: « Accettam mo gli accordi con la Francia per consultarci, non già per seguire la politica del generale De Gaulle ». Se l'asse franco-tedesco riposava su un equivoco, cioè sul futuro esercizio di una egemonia europea da parte di un solo paese — Francia o Germania — si può dire che ora le posizioni siano state chiarite. I tedeschi però non nutrono illusioni sulla loro libertà, di movimento. I limiti dell'azione di Erhard appaiono ben-definiti dalla dichiarazione governativa. «L'accordo franco-tedesco — ha spiegato ancora Von Hase — è tuttora uno strumento valido, ma in funzione di più stretti legami fra i Paesi liberi. Il governo esaurirà tut¬ te le possibilità offerte dal trattato nel senso stabilito dal suo preambolo approvato dal Parlamento di Bonn. (Qui*- sto preambolo, voluto da Erhard e dai liberali, afferma che l'accordo fra Bonn e Parigi non riavrà pregiudicare j precedenti impegni internazionali della Germania). «Il governo — ha continuato Von Hase — lavorerà per l'unione dei popoli liberi ed in primo luogo per la stretta associazione fra l'Europa e gli Stati Uniti. Occorrerà quindi seguire la strada aperta dalle istituzioni europee, lasciando libero accesso alla Gran Bretagna e a tutti gli Stati che vorranno formare l'Europa ». Massimo Conti

Persone citate: De Cattile, De Gaulle, Karl Giinthcr, Konrad Adenauer, Schroeder, Von Hase