Abbiamo parlato con Joachim Peiper non ricorda più la strage di Boves di Massimo Conti

Abbiamo parlato con Joachim Peiper non ricorda più la strage di Boves Il nostro invialo ha incontrato presso Stoccarda l'ex officiale delle SS Abbiamo parlato con Joachim Peiper non ricorda più la strage di Boves Il colloquio nella filiale della Volkswagen di Reutlingen - «Boves? Dove si trova? Mi pare di essere stato in Italia ai tempi di Badoglio» - Negli uffici della Procura della Repubblica si ignora l'esistenza della denuncia presentata dai due ex partigiani cuneesi - Nel maggio del 1965 i crimini dei nazisti cadranno in prescrizione (Dal nostro inviato speciale) | Stoccarda, 29 giugno. <Boves? Dov'è Boves? >. ilcolonnello delle SS Joachim. Peiper, accusalo della strage] di Boves, assume un'aria slutiefalla: i Non so neanche dove sia (mesto paese... E quando | sarebbero avvenuti i fatti di cui mi parla?». «Nel settembre del '4.3...». ìm mano dell colonnello si leva e poi s'abbatte in un gesto che nella mimica tedesca esprime rifiuto, incredulità, sarcasmo: «Venti anni fa, dunque.., ». Come dire: roba passata. «Signor Peiper — gli nomando —• lei è mai stato in Italia? ». «Mi pare, ai tempi di Badoglio, ma per breve tempo ». Ho incontrato il colonnello Peiper, dopo lunghe ricerche, nella filiale di Reutlingen della Casa automobilistica Volkswagen. Lavora lì da alcuni anni, con incarichi di alta responsabilità e di fiducia. Il suo passato c noto almeno ai suol superiori. Se non altro perché il colonnello Peiper, oltre le accuse degli ex partigiani italiani Bianconi e Prunotto, ha alle sue spalle una condanna a morte di una Corte marziale alleata. La condanna, motivata con l'ordine ili fucilazione di ll)Z prigionieri di guerra americani, venne poi commutata in ergastolo, Quindi in pene minori. Sta il fatto che dopo (tuniche anno il colonnello, che dicono fosse il braccio destro di Himmler in Po-\ Ionia, usci dal carcere di Landsber inserendosi tosto nella vita vivile. L'industriale Porsche lo avrebbe aiutato. La filiale della Volkswagen di Reutlingen — una cittadina a ■ì~ km. da Stoccarda — rappresenta anche gli interessi della Casa automobilistica Forsche. Alla Volkswagen il colonnello c conosciuto con il suo vero nome, ma gualche elementare precauzione deve essere stata presa dal Peiper: il suo numero di telefono privato non figura nell'elenco di Stoccarda, ne in tinello di Reutlingen. Devo a un po' di fortuna il\mio breve colloquio con il co- lonnello. Se non lo avessi tei moto in un corridoio della li liale, su indicazione di una,segretaria della Casa automobilistica, non mi avrebbe neanche ricciuto. Non vuole vedere giornalisti, « perché ha sempre fatto spiacevoli esperienze >;\«non ha tempo da perdere; 'ignora che sia stata presen- tata una denuncia a suo cari- '■ co, non vuol fare dichiarazioniidi alcun genere che verrebbero'^tea visate»; neanche per iscritto.IJoachim Peiper ha .',9 anni, ma ne dimostra di meno j Ha un aspetto asciutto, il'volto affilato, i capelli brìzzo- lati divisi da una precisa seri-'minatura. S'indovina subito nella corporatura elastica il • militare o lo sportivo. Non oc-' corre uno sforzo di immagina- zjone per vestirlo con l'unifor-\me delle SS. Ci vuole però una certa forza per sostenere lo\sguardo aggressivo delle sue pupille grige. * E' inutile che insista — e il colonnello è sullj \punto di andarsene — non ricordo nulla... Sono le solite manovre dei comunisti che tentano per i loro scopi di in sudicia.re questo paese. Lo hanno sempre fatto. Continueranno a farlo anche nel fu turo ». Ma lo sa o no che è stata presentata una denuncia con tro di lui? « Se è così, sono a disposizione della giustizia te desca in qualsiasi momento». Ha il fare sprezzante di chi non ha nulla da temere, la ca ratteristica pervicacia di certi tedeschi che ritengono di po fere sfidare con ostinazione la evidenza dei fatti. Tanta, sica iczza non sarebbe possìbile se il colonnello Peiper non si sentisse in gualche maniera prò jtett0- La diffusa indifferenza ieri il disinteresse pubblico per fatti del genere appaiono la miglior difesa. La macchina della giustizia in questi casi è pigra, quasi risentisse della scarsa sollecitudine del pub-1 hlico che intravede nei processi ai criminali di guerra, dopo vent'anni, un anacronismo, quasi una bizzarria della giustizia. La prora della lentezza deista macchina giudiziaria l'ho '.avuta quest'oggi girando per ìgli uffici della procura della ■ Repubblica di Stoccarda, di ÌReutlingen e di Tubinga, par ìlando con i funzionari dell'uf | fido politico della Kriminalpo ««W.ro ner la Gin questi uffici sì ignora l'esistenza di una de¬ nuncia contro Joachim Peiper Persino l'ufficio centrale per la documentazione dei orimi ini nazisti di Ludwigsburg al 1 tinaie ci siamo rivolti per te- ; lefono, non conosce il caso Pel ' per. Il suo nome dovrebbe fiistirare per lo meno negli ar'ch'ivi, trattandosi, come voglio- no i due deputati italiani, di un ex condannato a morte per crimini di guerra. Il dottor Schadt, procuratore generale delta Repubblica di Stoccarda, Imi ha assicurato formalmente 'elie «sinora non è stata preìsentata alcuna denuncia con\tro Peiper-». Anche se egli non esclude che «possa trovarsi in j qualche ufficio». La denuncia dei due italia- ni, tanto per cominciare, non è reperibile. Il fatto ha la sua importanza. Nel maggio del '65 cadranno in prescrizione in Germania tutti i crimini commessi vent'anni or sono, compreso l'omicidio aggravato. \E molti criminali nazisti patiranno così sfuggire alla giustizia. Presso gli uffici competenti di Stoccarda giacciono altre denunce a carico di ufficiali tedeschi coinvolti in crimini di guerra, consumati a Milano, Napoli e altri luoghi d'Italia. Il periodo di prescrizione viene interrotto, è vero, da un'azione giudiziaria, anche da un semplice procedimento istruttorio. Ma si arriverà a tanto prima del maggio del 10 OS? Consideriamo l'ipotesi di un processo contro i responsabili della strage di Boves. La pratica insegna che i criminali nazisti vengono accusati per lo più di omicidio semplice, anche quando si tratta di stragi di centinaia, o di migliaia di persone. L'omicidio aggravato, il Mord, viene riconosciuto soltanto in casi rari. Non tutti i giudici sono disposti a riconoscere nei crimini di guerra gli estremi della premeditazione e dei bassi motivi personali, che configurano appunto il reato di Mord. Se lo sterminatore di Bove» venisse imputato di omicidio semplice, lo aspetterebbe una pena che va dai cinque anni all'ergastolo. Ma l'omicidio semplice è già caduto in prescrizione nel 1060. Resta l'ipotesi di una denuncia per Mord, non del tutto probabile, o quella, ancora meno probabile, di una estradizione del colonnello. Il dott. Schadt l'ha praticamente esclusa. Massimo Conti | . ] | l \ \t Il criminale delle SS Joachim Peiper, fotografato nel 1946 durante il processo per un eccidio compiuto nelle Ardenne. Peiper fu condannato a morte e poi graziato