Dei tre scienziati che guidavano il Cnen uno solo muove critiche a Felice Ippolito di Gigi Ghirotti

Dei tre scienziati che guidavano il Cnen uno solo muove critiche a Felice Ippolito II Tribunale ascolta i principali testi del processo Dei tre scienziati che guidavano il Cnen uno solo muove critiche a Felice Ippolito Il prof. Bruno Ferretti, ordinario di fisica teorica a Bologna, si era dimesso dal comitato direttivo perché in disaccordo con Ippolito sul centro di Ispra - Oggi spiegherà ai giudici i motivi - Gli altri due luminari, Edoardo Arnaldi, già collaboratore di Fermi, e Vincenzo Caglioti, ordinario di chimica a Roma, venerdì e sabato hanno difeso l'ex segretario con parole di elogio per il suo operato e di stima per la sua persona (Dal nastro inviato speciale) Roma, 29 giugno. Domani il processo contro Felice Ippolito continuerà con la seconda parte d'una importante testimonianza, di cui sabato s'è ascoltato appena l'esordio: è quella del prof. Bruno Ferretti, ordinario di fisica teorica all'Università di Bologna, uno dei massimi esperti nel campo dei reattori nucleari, già consulente generale del Cnen. Prima di riferire su questa testimonianza gioverà volgere lo sguardo all' indietro, per rendersi conto della situazione processuale maturata nelle giornate scorse. Finito l'interrogatorio degli imputati « minori », è salito venerdì alla pedana Edoardo Arnaldi, uno dei collaboratori di Enrico Fermi nelle prime esperienze in materia di reazioni nucleari. Nella giornata di sabato, il prof. Arnaldi è ritornato per completare la sua deposizione, e dopo di lui si è anche ascoltato il testimonio numero due, Vincenzo Caglioti, ordinario di chimica all' Università di Roma. Arnaldi, Caglioti, Ferretti rappresentavano, in seno all'ente nucleare, il « vertice » scientifico, il gruppo di guida: tutti e tre appartenevano alla commissione direttiva del Cnen, posta sotto il controllo diretto del ministro-presidente. Uno dei capi d'accusa contro Felice Ippolito è d'avere praticamente esautorato questa commissione-guida, usurpandone le funzioni. I primi due testimoni, Arnaldi e Caglioti, alle domande specifiche su questo argomento hanno risposto con estrema vivacità, avvertendo nell'accusa rivolta a Felice Ippolito, una condanna indiretta al loro stesso operato. « Avevamo con ■il prof. Ippolito discussioni vivacissime, persino dei litigri, Ippolito è l'uomo con cui forse in vita mia ho litigalo di più. Ma poi si finiva per trovarsi d'accordo: io proponevo e lui eseguiva ». Anche il prof. Caglioti ha confermato la stessa posizione: « Ero io — ha detto — che proponevo le assunzioni e stabilivo anche le cifre dei compensi. Non mi sono mai sentito esautorato » Così cadrebbero dal conto di Felice Ippolito sia l'accusa d'avere preso la mano ai controllori, sia quella d'avere, a suo arbitrio, compiuto assunzioni e stabilito compensi ai consulenti e ai dipendenti. Qualche incertezza sul costo dei di versi lavori: il meraviglioso complesso di Ispra, che poi fu dallo Stato italiano ceduto all'Euratom, com portò una spesa di circa do dici miliardi. Troppi? Se condo il prof. Arnaldi, non furono poi eccessivi: forse qualche spesa poteva essere contenuta in limiti più esi gui, ma « si volle dare alla cosa un tono d'eleganza, L'architetto era tra i migliori. Quando vennero i tecnici dell'Euratom furono molta soddisfatti, e pregarono l'architetto di progettare anche le costruzioni che rimanevano ancora da fare ». I'Uomo sui cinquantasei anni, non alto di statura-1occhialuto, vagamente somigliante all'ex presidente Gronchi, lo scienziato ha messo in luce alcuni aspetti dell'istruttoria che la difesa aveva già denunciato. L'autunno scorso, appena si lessero sui giornali le critiche alla gestione del Cnen, la commissione direttiva si riunì per esaminare la cosa. « Io manifestai la mia meraviglia perché erano state date alle stampe notizie e interpretazioni che ponevano tutta l'opera del Cucii sotto una luce falsa. Mi rivolsi al ministro Togni, che presiedeva la commissione, ma questi per tre volte 7ni impedì di prendere la parola. A me, nessuno al mondo ha mai tolto la parola. Mi arrabbiai iti una forma che ancora oggi ini dispiace. Ma se ero stato impedito di parlare, non m'era però proibito di scrivere, e così, alcuni giorni dopo scrissi una lettera al ministro e a tutti i componenti della commissione direttiva per cod esporre le mie ragioni... ». Il governo era appena cambiato. Al ministro Colombo era succeduto il ministro Togni, alla direzione del dicastero dell'Industria e Commercio e alla presidenza del Cnen. Evidentemente il nuovo ministro non credette di vitale interesse, ai fini dell'inchiesta sul Cnen, la parola d'un fisico dell'altezza di Edoardo Arnaldi. Fu un errore? Probabilmente sì, ma non fu il solo. Incominciando, venerdì, la sua deposizione, Arnaldi ha detto : « In istruttoria ho potuto dire soltanto un decimo di quel che avrei dovuto dire ». Certo, urgeva far luce sulla complessa vicenda; certo, è bene che la giustizia proceda a passo svelto, cosa purtroppo che succede di rado. Ma ecco che cosa capita ad ascoltare una sola campana: accuse che sembravano tanto solide alla vigilia del processo sfumano o si riducono a poche e non importanti riserve sull'operato d'un alto funzionario che credette di doversi assumere troppe responsabilità. Colui che da molti mesi è indicato, ufficialmente, come lo scialacquatore d'un ingente patrimonio, si presenta sotto una luce diversa: non diciamo ancora della vittima, ma dcpmpsmNtmgmdccSpqstcmgnlbtpsntddzgctsslacerto non più quella che era, al momento in cui si aerr!i.\dtono ai suoi polsi nette. Una delle accuse più gra-| vi rivolte a Felice Ippolito è d'aver assunto personale in eccesso, e d'aver trasformato il Cnen in un « mostro », o in un « carrozzone », in cui si pigiavano allegramente migliaia di dipendenti, quasi tutti raccomandati o, comunque, quasi tutti assunti per un gioco di interessi politici, di politica personale. Arnaldi e Caglioti hanno smentito anche questa accusa: il Cnen assorbiva il lavoro di 2500 persone. L'ente nucleare, in Francia, ha assorbito, nel vhsscsscpcdpcueqpIdPdadliano. Ancora: l'accusa rin-lrasolo 1D62, il lavoro di 25 mila dipendenti, con una spesa immensamente superiore a quella dell'ente ita faccia al prof. Ippolito di aver assunto e stipendiato personale non utile o non indispensabile, e sia Arnaldi sia Caglioti hanno ricordato che ora il Cnen si trova in cattive acque, per difetto di personale : molti se ne sono andati, molti se ne andranno perché dal 1" del prossimo luglio verranno a cessare i finanziamenti. Inoltre, il piano delle assunzioni previsto dalla commissione direttiva alcuni anni fa era per un organico di almeno mille dipendenti in più di quanti in effetti il Cnen ebbe allo scoppiare della crisi Ippolito. Restano ancora molte ombre, prim''. che si possa mlfslaAbnilsdtd«Asdppnrdire esaurita l'indagine dei i cmagistrati sulla gestione icnucleare. E' stato chiesto al [sprof. Arnaldi se egli avesse Isconoscenza di quelle società| del gruppo « Archimedes » che costituiscono il punto più scuro della vicenda. Amaldi ha detto di no: di problemi amministrativi non s'occupava. « Credevo che il mio compito fosse diverso... Non avrei certo avuto né il tempo né la competenza di mettermi a controllare tutti gli atti contabili. C'erano membri della commissione direttiva apposta per questi compiti; c'era il ministro, c'erano i revisori dei conti. Se non dicevano nulla loro, perché avrei dovuto dir qualcosa io? Per me, le cose andavano bene: i laboratori funzionavano, le ricerche erano avviate ottimamente ». Comunque, ha aggiunto che dopo l'allontanamento di Felice Ippolito la commissione direttiva ebbe scrupolo di riesaminare tutti i contratti in corso, per primi quelli stipulati con le società incriminate. « Furono trovati ineccepibili, e tutti furono confermati ». L'impressione sollevata dalla testimonianza di Edoardo Arnaldi e di Vincenzo Caglioti è stata molto grande. Venerdì, il Pubblico Ministero ebbe una puntata polemica contro il testimonio: « La legge disponeva che i membri della commissione direttiva avrebbero dovuto dare le , dimtsswM da professori uni versitari. Lei, in che data ha presentato le sue dimissioni"' ». Edoardo Arnaldi ha risposto: <.<.AIla prima riunione, ci ponemmo il problema: la sciare la scuola o dimettersi subito dal Cnen? Lasciare la cattedra era decisione trop po grave: avremmo rinun ciato, fra l'altro, a seguire da vicino quei giovani che poi, nel campo delle rìcer che, ci sarebbero stati molto utili. Decidemmo che, se era necessario dimettersi da qualche cosa, ci saremmo piuttosto dimessi dal Cnen Il ministro, allora, ci pregò di soprassedere, e propose al Parlamento una modifica della legge. La modifica fu approvata dal Senato, e poi decadde per fine Icgìslatura». Insomma, l'unico a di mettersi in virtù di quella legge così poco preveggente, fu Felice Ippolito. Ma si diceva dell'impressione suscitata in aula dalla deposizione di Edoardo Arnaldi. Nell'udienza di sabato gli umori nell'aula erano completamente diversi : il Pubblico Ministero, smesso l'atteggiamento mordace del giorno avanti, pose altre domande al prof. Arnaldi ma in tono differente: « L'insigne testimonio prof. Arnaldi può dirci qualcosa sull'utilità delle "celle calde"?». E via di questo passo. Evidentemente, la parola di un così alto luminare ha operato una schiarita d'orizzonte su tutto il campo della discussione prò cessuale e lo stesso magistrato della pubblica accusa deve averne preso atto, Elementi di dubbio sono affiorati invece dalla deposizione del prof. Bruno Ferretti. La testimonianza di questo scienziato fin dalle prime battute è parsa tormentata, oscillante tra un atteggiamento di stima complessiva per la figura di Felice Ippolito e un doloroso e risentito rimprovero per il suo operato. Bruno Ferretti, consulente generale del Cnen, votò favorevolmente in sede di commissione direttiva per la cessione del centro di Ispra all'Eura-tom. Ma più tardi SOprav-1,1,111 111,1 immilli i I Ilim Ivennero in lui dei dubbi, quasi dei rimorsi. Ad Ispra s'erano spesi molti miliardi — ha detto il testimonio — con la promessa che sarebbe stata assicurata una preponderanza dei ricercatori italiani in seno al centro internazionale. Viceversa, questi impegni sarebbero stati elusi. Ai pentimenti e alle proteste di Bruno Ferretti, il prof. Felice Ippolito oppose un costante ottimismo. « Vede, signor presidente: tra noi due c'è una grande stima, ma le cose stanno così: lui, Felice Ippolito, è un ottimista, ed io un pessimista ». Il pessimista voleva inoltrare un « memoriale » al ministro, e l'ottimista quel « memoriale » lo tenne invece nel suo cassetto. Il dissenso maturò tormentosamente fra i due, tra reciproche accuse e incomprensioni sicché il prof. Ferretti, alla fine, si sentì davvero esautorato e presentò le sue dimissioni dal Cnen. Non si potrà certo condannare Felice Ippolito per ottimismo. Si potrà, tuttavia, veder meglio, domani, alla luce delle nuove dichiarazioni di Bruno Ferretti, in che cosa esattamente consistessero le sue critiche all'ente, in quali atti si concretò lo «spodestamento » suo, da parte dell'ex segretario del Cnen. Gigi Ghirotti Il fisico professor Edoardo Arnaldi ha difeso con calore il prof. Felice Ippolito

Luoghi citati: Bologna, Francia, Ispra, Roma