Saragat spiega perché ha deplorato la campagna di stampa contro Pio XII

Saragat spiega perché ha deplorato la campagna di stampa contro Pio XII In risposta all'interrogazione dell'on. Giancarlo Pajetta Saragat spiega perché ha deplorato la campagna di stampa contro Pio XII Non informò preventivamente della sua nota il governo «trattandosi di un atto rigorosamente conforme ai doveri del ministro degli Esteri» • Lo Stato italiano non può possedere una sua verità, e si fa tutore della più ampia libertà di pensiero: «Il comunicato riguardava la forma ed il modo con i quali la polemica è stata condotta, e non la sostanza» - Personale difesa dell'opera del Papa scomparso e invito ad una discussione storiografica anche critica, ma non faziosa (Nostro servizio particolare) Roma, 10 giugno. Il ministro degli Esteri on. Saragat ha risposto a due interrogazioni -presentate dall'on. Giancarlo Pajetta ed altri sul comunicato emesso dal ministero degli Esteri per deplorare la campagna di stampa contro Pio XII. Il comunicato, ha premesso Saragat, fu diffuso dopo che al ministero degli Esteri erano giunte le espressioni di rammarico della Santa Sede per l'intensificarsi della campagna contro la memoria del Pontefice scomparso: «Trattandosi di un atto rigorosamente conforme ai doveri del ministro degli Esteri », egli non ritenne necessario informarne prima il presidente e il vice presidente del Consiglio. Ma il comunicato investe ugualmente la responsabilità collegiale del governo. «L'interrogazione — prosegue l'on. Saragat nella sua risposta — dell'on. Pajetta è intesa a conoscere i motivi che hanno determinato il ministero degli Esteri a pubblicare il noto comunicato. Tale interrogazione configura il rapporto Stato-Chiesa in Italia e le relazioni fra la Santa Sede ed il governo italiano in modo che sembra utile riesaminare tale problema alla luce di questi ultimi avvenimenti. « Prima di tutto lo Stato italiano non può professare una sua verità, anche se la maggioranza dei cittadini è concorde in un certo siste- ma di opinioni e di idee. Lo Stato e tutore dei diritti di tutti, cioè il guardiano della legge e, in virtù della Costituzione, riconoscendo e garantendo i diritti inviolabili dell'uomo, si fa tutore della più ampia libertà di pensiero. Un conto è riconoscere — come noi con l'art. 7 della Costituzione siamo tenuti a riconoscere — che la religione cattolica è la religione degli italiani, e siamo tenuti giuridicamente ad un certo comportamento nei confronti della Santa Sede, un altro conto è invece adottare automaticamente come verità di Stato le posizioni di una sola religione. Ma a parte il fatto che si potrebbe sottilmente disquisire se per offese al Pontefice possano intendersi riferimenti alla persona di Pontefici le cui figure sono già sottratte alla contingente passione politica e collocate in una salda prospettiva storica (ciò costituirebbe un precedente strano per cui lo Stato italiano dovrebbe perseguire anche eventuali critiche rivolte a Pontefici che hanno vissuto nei secoli scorsi) in questo caso, noi dovremmo stabilire che cosa è la verità. Ora non spetta affatto al governo italiano prendere posizione in merito. « Personalmente io sono convinto che Pio XII sia stato un grande Papa e che la campagna condotta contro di lui per fini di parte ed a diversi anni dalla sua morte sia inaccettabile, non solo per i cattolici ma per tutti gli uomini di buona volontà. Tuttavia desidero precisare che il comunicato del ministero degli Esteri riguardava la forma ed il modo con i quali la polemica è stata condotta e non la sostanza. Se l'operato di un Pontefice viene sottoposto al vaglio della critica storica, il governo italiano nulla può in proposito alle eventuali risultanze. Come individui abbiamo il diritto, e molti di noi il dovere, di respingere le accuse ingiuste ed infamanti rivolte alla memoria di un uomo che dedicò la sua vita alla pace ed alla giustizia. Come Stato italiano dobbiamo contenere le nostre azioni in modo da non toccare in nulla, né la libertà di coscienza, né la libertà di stampa. « Niente di più facile, di fronte allo svilupparsi della polemica, che tacere trincerandosi dietro l'ovvio criterio che il governo non controlla la stampa e l'opinione pubblica e, chiudendoci in una forma di agnosticismo politico, di fatto evitare di prendere posizione. Ma noi, invece, abbiamo scelto una e a è - via più impegnativa e pur rigorosamente corretta nei confronti delle regole della democuazia. Non abbiamo esitato a dire che la campagna condotta contro la memoria di Pio XII trae origine e mira a scopi che nulla hanno che vedere con la giustizia e con l'umanità. Abbiamo voluto combattere la faziosità in maniera pubblica e, per ciò stesso, dare tangibile prova di quanto stia a cuore al governo italiano il mantenimento degli eccellenti rapporti che l'Italia intrattiene con la Santa Sede. Abbiamo creduto in tal modo di rifuggire da un comportamento alla Ponzio Pilato, perché, se lo Stato non ha una verità ufficiale, il governo ha una sensibilità politica e morale. «Nel delineare in questo modo il pensiero del governo italiano sulla calunniosa campagna condotta contro Pio XLT, io credo di aver messo quindi nella sua giusta luce il movente ed il significato del noto comunicato. « Quando anche i comunisti votarono l'art. 7 della Costituzione della Repubblica, essi dovevano sapere che quell'articolo creava in realtà una relazione speciale tra l'Italia e la Santa Sede. Nel l'ambito del diritto interna zionale e nella cornice di una Repubblica democratica sovrana nella sua sfera giuridica e garante delle libertà di tutti, l'Italia e la Santa Sede venivano a trovar¬ si in un rapporto che non o poteva non averfe pero j suoi i Liflessi aii'mterno del noa J stro paese. « Basterebbe a questo proposito riferirsi tra l'altro al secondo paragrafo dell'art. 1 del Concordato: "'In considerazióne del carattere sacro della Città Eterna, sede vescovile del Sommo Pontefice, centro del mondo cattolico e mèta di pellegrinaggi, il governo italiano avrà cura di impedire in Roma tutto ciò che possa essere in contrasto con detto carattere ". «Aggiungo che la questione delle calunnie contro la memoria di Pio XII si presenta altresì sotto un profilo del tutto particolare. Noi viviamo ancora nel periodo storico in cui Pio XII fu una delle figure più importanti. Testimonianze viventi della sua paterna sollncitudine per i perseguitati ed i sofferenti contribuiscono a creare una rievocazione commossa del suo pontificato. «Innumerevoli episodi mostrano quale fu l'anima e l'azione di Pio XII. Qui, a Roma, soprattutto, capitale della Repubblica italiana, è vivente la testimonianza di tutti i cittadini per l'opera di Pio XII, che lungi dal recarsi — come avrebbe potuto e come altri ha fatto — in luogo protetto dalle truppe alleate, è rimasto al suo posto al centro della tempesta, accorrendo nei quartieri colpiti dalla furia della guerra e cercando di strappare alle barbarie naziste le vittime innocenti e gloriose. Pio XII non si è allontanato da Roma mentre altri hanno diretto la lotta antinazista da capitali alleate, conforme al criterio che il Capo deve essere al riparo da ogni rischio per poter decidere con calma; criterio a cui si può opporre l'altro per cui il Capo, solo se divide gli stessi rischi dei combattenti, è in grado di giudicare ciò che può essere ottenuto dai loro eroici sacrifici. « La valutazione del pontificato di Pio XII, d'altronde, è già avviata sulla base di fonti non solo cattoliche ma di parte diversa o addirittura avversa. Non siamo, è vero, giuridicamente tenuti a tutelare la figura morale di un Pontefice deceduto, ma, quando questo Pontefice è scomparso solo da pochi anni, la sua personalità risulta in qualche modo collegata a quella dei suoi successori e la sua azione appare riferibile alla Santa Sede più che ad un singolo personaggio. e n e e i o à a e r o a i ò e e o n o o o a o a i . e n a . e o i e n a . e i i a e n o i , a cdegcsdpttppsutgdrpcacrlddtmacdhlvurucz—gtltptpCulhcnldt2lSrLlgdntbcMtrPupsatlcdBscpnsnpagnmcpdcVdltgmilacldrmctfdnzPl««Ad ogni modo la pole-Jtrgscocmica accesasi attorno alla memoria di Pio XII non è un " dibattito culturale ". Essa nasce da una raffigurazione calunniosa, faziosa che non ha nulla che vedere con la ricerca storica e la cultura. « Gli onorevoli interroganti confondono la teoria con la pratica, la ricerca storica con la propaganda del partito, la verità con la passione politica. Essi identificano la verità con l'interesse di un determinato partito. Certo, anche la propaganda di partito e la passione politica hanno il loro ufficio nel corso degli eventi, ma si cadrebbe in un grossolano errore confondendole con la ricerca storica che ha come unico scopo la verità. « Il governo, con il suo comunicato, non ha inteso affatto influire per evitare che lo storico possa svolgere in completa autonomia la sua funzione di ricerca della verità. Al contrario, deplorando gli eccessi partigiani e l'attacco indiscriminato e direi improvviso alla memoria di un uomo che ricevè in vita tante lodi, il nostro atteggiamento ha lo scopo di favorire il libero esame e la ricerca volta a collocare Pio XII in una salda prospettiva storica. Non esiste una verità ufficiale, la verità è quella che è e nasce dal dibattito, « Vedere nella dichiarazione politica del governo — manifestata in conseguenza degli impegni costituzionali dello Stato verso la Santa Sede — una pretesa verità di Stato è dar prova di confondere lo Stato col governo ed ignorare perciò la differenza tra una Costituzione democratica e una Costituzione totalitaria. « Tra coloro che ci chie¬ demRderoesabconomtomreepcunoil sustburasulenedepo(prsmlalarel'8dililiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii devano misure e provvedimenti che il governo della Repubblica non può prendere e quelli che vorrebbero impedire al governo di esporre la sua opinione, noi abbiamo scelto la via più conforme alla libertà e alla nostra sensibilità politica e morale. Il nostro comunicato è ineccepibile perché, mentre mira non a soffocare la libertà ma a esaltarla epurandola dalle scorie con cui la si vorrebbe falsare, non impedisce per nulla né il dibattito, né la ricerca sulla figura di Pio XII. « Noi crediamo che questo atteggiamento contribuirà a mantenere i nostri rapporti con la. Santa Sede su quel piano di amichevole cooperazione che è certo nei voti del governo come della maggioranza del popolo italiano ». r. s.

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