L'avventurosa vita di Riccardo Guatino uno dei più grandi capitani d'industria di Giorgio Martinat

L'avventurosa vita di Riccardo Guatino uno dei più grandi capitani d'industria è spento domenica all'età ili 35 anni L'avventurosa vita di Riccardo Guatino uno dei più grandi capitani d'industria Nato nel Biellese, la sua carriera cominciò con una modesta fabbrica di piastrelle - Ma in pochi decenni seppe sfruttare il legname europeo, il petrolio ed edificare la « Snia Viscosa » - Per tre volte miliardario e tre volte finito in povertà, fu uomo discusso ma non gli si possono negare la grandezza e la genialità: arrestato dai fascisti, nell'isolamento del confino pensò a nuove imprese - Lo sviluppo della « Rumianca » - Ora viveva nella sua villa di Firenze circondato dalle opere d'arte che prediligeva Si svolgono oggi a Firenze, in forma strettamente privata, i funerali di Riccardo Gualino, morto a 85 anni per emorragia cerebrale nella sua villa al Pian dei Giullari. La salma verrà poi trasportata ad dopa, per essere tumulata nella tomba di famiglia. Di Riccardo Gualino mecenate « rinascimentale », uomo di gusto raffinato e di profonda cultura, ha già tracciato un sottile profilo Marziano Bernardi sulle pagine di «Stampa Sera». Resta da dire del finanziere per tre volte precipitato dall'avversa fortuna in miseria, al carcere ed al confino ed altret- tante risorto più ricco e potente di prima. L'ultimo degli audaci capitani d'industria della «belle epoque », giganti del mondo degli affari: figure quasi inconcepibili oggi che l'anonimo « brain trust > ha sostituito la genialità e l'ini ziativa del singolo. « Ha sempre capito — dice di lui un banchiere torinese dieci minuti prima (lenii altri le più promettenti combinazio ni d'affari. Ed Ita saputo trar re da Quei dieci minuti il mas simo partito». La carriera d Riccardo Gualino, rampollo d una famiglia borghese, laurea to in giurisprudenza, comincia in tono minore, con una pie cola fabbrica di piastrelle nel Biellese, dove è nato. Un'atti vita modesta, che cerca di prò muovere con moderni sistem di amministrazione e di prò duzione, ma che non può ap pagare lo. sue ambizioni. Sono gli anni del benessere, gli anni dell'Italìetta giolittiana, in cui la lira fa aggio sull'oro e sembra che tutte le possibi lità siano aperte a uomini di ingegno e di azione. Riccardo Gualino concepisce il suo primo grande disegno: sfruttare l'immensa riserva di ricchezza costituita dalle ancor vergini foreste della Russia e dei Balcani. Parte per Bucarest, per Budapest, per la Mosca degli ultimi zar. La mano d'opera è a buon mercato, abbattere gli alberi è facile: il problema è trasportarli. Il giovane industriale italiano crea una complessa, gigantesca rete di trasporti che il primo conllitto mondiale inghiotte inesorabilmente. E' il primo tracollo. «Per vivere — racconterà più tardi Gualino, con il tono distaccato e quasi divertito che gli è proprio — giunsi a impennare i gioielli di mia moglie'». Pochi mesi dopo è di nuovo in piedi. Nella tempesta di ferro e di fuoco che si è abbattuta sull'Europa, i grandi tronchi delle foreste russe sono fuscelli inutili. Ma occorrono fiumi di petrolio per alimentare la macchina bellica Bisogna farlo venire da lon tano, e i sommergibili tedeschi decimano i trasporti. Gualino fonda la Società di Navigazione Italo-Americana: una sigla che diventerà famosa per una ben diversa attività. Acquista piroscafi in pensione, navi in cemento armato, del tipo allora diffuso per il trasporto di materie infiammabili: purché tengano il mare e trasportino petrolio dall'Africa e dall'America. I noli sono altissimi, la compagnia prospera. Fino al 191S: poi, cessata la guerra, la flotta di fortuna del giovane armatore è superata dalla concorrenza. Le azioni crollano, è una disperata corsa a vendere. Si parla di rovina, di suicidi: leggenda, probabilmente. Ma un'ondata di panico, certamente, vi fu. L'unico a conservare la calma è Gualino. o n o i e i r r a e l e e i o i i . i : n o e o o I : , i o. Un giorno — raccontano — torna a casa con un pacchetto. Lo apre con cautela, davanti agli amini: è pieno di minuscoli flocchi bianchi. « In questi — dice — noti solo c'è la salvezza, ma. la. possibilità di una immensa, fortuna». Ha capito, dieci minuti — o meglio dieci anni — prima degli altri, le enormi prospettive della nascente industria chimica. I fiocchi sono di «viscosa », una fibra sintetica che si comincia a produrre in America. Ma più come una curiosità, un'esercitazione di laboratorio che come un affare. Riccardo Gualino si presenta all'assemblea tumultuante degli azionisti inquiei e annuncia la conversione della società. Non occorre nemmeno cambiare sigla. Con una semplice aggiunta la Snia diventerà Società Nazionale Industria Applicazioni Viscosa. Gualino si circonda di tecnici e comincia la produzione su scala industriale. Pochi anni dopo, i flocchi bianchi giunti dall'America in un piccolo involto tornano a piroscafi sul mercato statunitense. Dal paese della seta, arriva quella artificiale. Le azioni della Snia Viscosa salgono alle stelle, Gualino, che ne possiede la maggioranza, diventa multimilionario. E' all'apogeo della sua carriera: si comincia a parlare di lui come di una figura leggendaria. Anche Torino, per merito di Riccardo Gualino, sembra vivere il mito del « ruggente decennio degli anni venti». Ma non soltanto con stramberie da petroliere del Texas: il gusto della ricchezza, nel finanziere piemontese, passa attraverso il filtro europeo di una civiltà antica e raffinata. Riccardo Gualino si circonda di artisti, diventa «ta lent. scout» di giovani pittori crea un teatro nella sua palaz zina e rinnova poi il vecchio « Scribe » di via Verdi, dorato e prezioso come un teatro di corte settecentesco. Fa conoscere ai torinesi i più grandi attori e musicisti del tempo: grazie a lui una ventata scuote la cultura provincialotta e chiusa dell'Italia che si avvia a diventare fascista. E' un'aria troppo libera ed europea per piacere a Mussolini, che già si è interessato di questo industriale torinese immensamente ricco e non conformista, del suo « entourage » di pittori e scrittori ribelli alla nascente dittatura. 11 fascismo aspetta l'occasione buona per colpire. L'occasione si offre con lo scandalo della Banca Agricola, connesso con quello del banchiere francese Oustric. E' difficile, oggi, ricostruirne i retroscena, attraverso le versioni date dalla stampa addomesticata di quegli anni. La realtà e che migliaia di piccoli risparmiatori sono travolti: si dice ohe si sarebbe potuto salvare la situazione con un Intervento statale, come accadde per altri grossi istituti bancari italiani, ma ohe Riccardo Gualino sia stato esplicitamente escluso dal salvataggio. Viene arrestato, resta alcune settimane alle «Nuove». Poi. in mancanza di precise imputazioni, viene inviato al confino nelle isole Lipari. Il suo patrimonio è sequestrato: la modernissima villa di cui ha iniziato la costruzione in collina diventa la «Colonia 3 gennaio »: quella di via Galliari sede del Guf; le raccolte di quadri e di oggetti preziosi sono confiscate; lo «Scribe» liviene il primo auditorio del l'Eiai'. Mussolini parla di Qua lino come di « un moderno Ca ;liostro ». Anche la Snia passa in altre mani. Per la terza volta è in crisi. Ma, dalle remote isole dello .Tonio, il finanziere ricomincia a tessere la sua tela. E' duro dover ricominciare ad oltre cinquant'anni: per di più siamo nel 1930, il mondo è ancora sotto l'incubo del grande crak» che ha in parte travolto anche alcune imprese di Gualino. Racconta il prof. Jona, presidente del l'Istituto S. Paolo: «C'è un episodio che dimostra la tem pra dell'uomo in quei frangen ti. Dalla villa di Gualino, posta sotto sequestro, vennero rubati i quadri di maggior valore e ci fu un processo clamoroso. Alla vigilia della, prima udienza, mi recai alla sede della Rumianca, all'angolo dì corso Umberto con corso Matteotti Entrai nella sala del Consiglio e mi trovai a faccia a faccia con Gualino. Lo avevano portato a Torino, sotto scorta per testimoniare, e ospitato alla Rumianca perché, dal con fino, aveva continuato ad interessarsi di questa società. Sorrise al mio stupore e cominciò una fìtta convv. sazio ne sulla situazione economica internazionale. Rimasi stupe fatto: ne tracciò un quadro così lucido e intorniato, che sembrava venisse non da un'isola sperduta, ma da un ministero ». Da allora, però, il personaggio leggendario scomparve per sempre. Quando, nel 1934, Gualino tornò libero, a Torino e pnplipspnqcvriammdintclrgnvgddaspicdtrasltsttdccm poi a Roma e a Firenze, visse nell'ombra. Qualcosa del suo passato tornò ad affiorare, nella voce pubblica, di quando in quando. Si disse, ad esempio, che era divenuto il consulente segreto di Mussolini per le questioni di politica finanziaria. Egli stesso smentì questa circostanza con gli amici intimi: ma il tatto che tali voci continuassero a circolare dimostra che il fascino r il prestigio dell'uomo erano ancora vivi. A capo della Rumianca, si dedicò esclusivamente allo sviluppo dell'azienda: e forse si deve al suo intuito di finanziere se le azioni di questa società sono state tra le più salde nella recente crisi. A 85 anni, la sua mente e la sua memoria erano ancora lucidissime. Soltanto pochi giorni fa, ad un amico torinese che si era recato a trovarlo, ha parlato dei suoi programmi: aveva gettato le basi di una società chimica sarda, con sei stabilimenti che avrebbe dovuto inaugurare a settembre. « E prospettava un piano di lavoro decennale con incredibile chiarezza di idee, come se fosse sicuro di condurlo a termine personalmente ». Di questa sua lungimiranza e chiaroveggenza c'è un altro precedente, noto: chi gli succedette nella direzione della Snia Viscosa ammise, molti anni dopo, di stare ancora seguendo le direttive tracciate da Gualino. L'uomo che è mancato l'altro ieri, nella villa fiorentina dove aveva ricominciato a cir condarsi di opere d'arte scelte con gusto squisito, fu certamente molto discusso. Ma non si può negargli il segno della grandezza e della genialità, il tratto del dominatore in cu rioso e inesplicabile contrasto con il suo amore per la bel lezza e per l'arte. Visse in un certo senso fuori del suo tem po: nulla gli si addice più dell'aggettivo di «rinascimentale » che è stato usato per de finirlo. Giorgio Martinat Riccardo Gualino