Il 6 giugno di vent'anni fa in Normandia gli alleati vinsero la battaglia dell'Occidente di Carlo Casalegno

Il 6 giugno di vent'anni fa in Normandia gli alleati vinsero la battaglia dell'Occidente NEL «GIORNO PIÙ9 LUNGO», LA PIÙ' GRANDE OPERAZIONE ANFIBIA DELLA STORIA Il 6 giugno di vent'anni fa in Normandia gli alleati vinsero la battaglia dell'Occidente La gigantesca e rischiosa operazione incominciò con il lancio dei paracadutisti poco dopo la mezzanotte - Alle 6, la prima ondata di sbarco affrontò il Vallo atlantico - La copertura aero-navale era schiacciante, i mezzi illimitati; tuttavia fu il coraggio di poche migliaia di uomini a strappare il successo iniziale, risolutivo - In quel momento Eisenhower dormiva: aveva svolto il suo compito, di tremenda responsabilità, ordinando la partenza con il mare in tempesta -' I tedeschi furono colti di sorpresa, con Rommel lontano dal fronte; reagirono tardi e male, fra incredibili errori - A sera gli anglo-americani non avevano raggiunto nessuno degli obbiettivi previsti ; ma già occupavano, dopo quattro anni, un'indistruttibile testa di ponte sul continente europeo / primi inglesi scesero in Francia rial cielo, lanciandosi dagli acrei o portati dagli alianti, alle n,20 del fi giugno 19/,/;. Era il primo atto dell'invasione. Negli stessi giorni, quattro anni nnanzi, la Navy e la Raf avevano salvato dalla vicino Dunherqne i resti di un esercito disfatto; ora la sesta divisione paracadutisti rappresentano l'avanguardia di una armata di potenza mai vista, raccolta in diciotto mesi di sforzi eccezionali per l'assa"° decisi,;o all'impero na¬ , ,r ,, , , Alle !,,!,r, quelle poche mi- gllaia KoMati ,cc„f „,.c. ,-ano vinto la prima battagrifo dello sbarco. L'atterraggio, malgrado una preparazione estenuante, era andato "'"■''osto male: impreciso il bombardamento aereo, perduti metà degli alianti e delle armi d'appoggio, i lanci dispersi su un'area troppo vasta. Ma i due ponti sull'Orne, essenziali per la futura avanzata britannica, furono presi intatti in pochi minuti; e centocinquanta uomini, con una disperata azione di sorpresa, riuscirono da soli a catturare, la potente batteria costiera di Merville. Le retrovie sconvolte Quasi nello stesso tempo ottanta chilometri più ad oc cidente, due divisioni avio trasportate americane stava no scendendo all'interno del li Normandia. Il geueralissi mo Eisenhower le aveva sa lu,ate alcune ore prima ne gli aeroporti della campagna inglese; sapeva che molti non sarebbero tornati, ed anzi il maresciallo Leigh-Mallorg ne temeva la distruzione totale. Nemmeno qui il lancio si realizzò secondo i piani. Piloti inesperti si lasciarono disperdere dalla contraerea, volarono a velocità e eiuota sbagliate, non riconobbero gli obbiettivi. Di una divisione, appena un paracadutista su sei si ritrovò netta zona di raccolta; dell'altra, migliaia di uomini si smarrirono, o annegarono, tra le paludi ed i campi allagati. Ma anche l'azione americana fu un successo: colpì di sorpresa, sconvolse le retrovie tedesche, impedì l'invio di rinforzi sulle spiagge. Sul mare l'attacco incominciò, tra le luci incerte dì un'alba grigia, poco prima delle 6. Sette corazzate, ventisette incrociatori, centosessanta caccia rovesciano migliaia di tonnellate di esplosivo sulle difese costiere fra Le Havre e Chcrbourg. Novemila aerei, a tutte le quote, ala contro ala, fanno la spola tra l'Inghilterra e la Francia per mitragliare la spiaggia, bombardare le fortificazioni del Vallo atlantico, paralizzare lì vie di comunicazione, immobilizzare gli aviatori di Goering. Dietro quest'immensa corfina di fuoco, attraverso la Manica burrascosa, tremila mezzi da sbarco portano culla costa le due armate, cui era affidato il primo assalto. Sono cinque colonne quasi parallele: gli americani ad occidente, gli anglocanadesi verso Coen. Ogni reparto punta su un obbiettivo preciso, che ha imparato a conoscere su perfette ricostruzioni nei campi di manovra inglesi; dispone delle armi più moderne e nuove, è appoggiato da riserve pressoché illimitate; il suo movimento c stato inserito con perfetta razionalità nel piano generale dell'attacco, secondo un orario che occupa migliaia di pagine, con uno sforzo organizzativo che dà le vertigini. Ma in quell'ora contano soltanto il coraggio, la risolutezza, la capacità di morire dei ventimila uomini che affrontano il primo urto con le fortificazioni naziste, incomplete e tuttavia potenti. Molte cose di immensa importanza, il destino di interi popoli, forse le sorti della guerra dipendevano dall'esito dell'assalto iniziale. Se la avanguardia fosse stata re¬ spinta in mare, ci sarebbe voluto un anno per ritentare l'impresa; e nessuno può dire se i sovietici avrebbero continuato a sopportare da soli il peso più grave del conflitto, o quale sarebbe oggi l'equilibrio del mondo, se i russi fossero giunti al Reno prima degli alleati. Tuttavia, all'alba del 6 giugno, i generali non potevano dirigere una battaglia frantumata in migliaia di duelli individuali, correggere gli errori, controllare il movimento ormai scatenato. Perciò nell'ora dello sbarco Eisenhower dormiva nella sua roulotte, fra i boschi presso il castello di Southwiclc, con un fascio di racconti del West accanto al letto, ed a portata di mano i tre telefoni rosso, verde e nero che lo collegavano con Roosevelt, Churchill e il suo Stato Maggiore. La sua parte — decisiva — nella battaglia, il comandante in capo l'aveva sostenuta 26 ore prima, alle 4 e un iiuarto del 5 giugno, dando l'ordine di partenza alla gigantesca operazione. Il tempo era orribile, la Manica sconvolta dalla tempesta, quasi nulla la visibilità; eppure il capo del servizio meteorologico prevedeva una lunga schiarita per l'indomani. Eisenhower consultò i suoi collaboratori, ma nessuno poteva condividere con lui la sfibrante responsabilità del si o del no. Ci fu un lungo silenzio, racconta il generale Bedell Smith. <Fui colpito dall'isolamento e dalla solitudine del comandante supremo, seduto con le mani appoggiate sul tavolo, la testa bassa. Finalmente egli sollevò il viso dai tratti affaticati e disse lentamente: " Penso proprio di dover dare l'ordine". Sembrava sfinito, quando si levò in piedi; ma la tensione era quasi scomparsa dal suo volto ». / soldati, chiusi da due giorni in fragili navi, patirono duramente nella traversata; le incursioni aeree e i bombardamenti navali non furono abbastanza precisi; lo stato del mare e gli errori di rotta impedirono ai genieri di distruggere a tempo gli ostacoli subacquei; molti mezzi anfibi affondarono o saltarono sulle mine prima di raggiungere la terra. Ma la traversata fu compiuta senza danni irrimediabili, gli inglesi incontrarono una resistenza meno tenace del previsto; ed a mezzogiorno anche gli americani, bloccati per sei ore terribili sulla spiaggia di Omaha, incominciarono a muoversi lentamente verso l'interno. Colti di sorpresa / tedeschi furono colti eli sorpresa, in uno stato di grave impreparazione; e reagirono senza mordente, o con disordinata incertezza. Era difficile immaginare, quel giorno, che lo stesso esercito si sarebbe ancora battuto per undici mesi con disperata tenacia... Le abili manovre diversive degli alleati e gli errori di calcolo dei generali hitleriani non bastano a spiegare ciò che accadde in campo tedesco il 6 giugno. Ci si trova dinanzi ad un cumulo di sbagli, trascuratezze, elementi fortuiti, coincidenze inverosimili, che sfidano la ragione. Rommel, responsabile della difesa costiera dalla Danimarca alla Spagna, quel mattino non si trovava sul campo di battaglia. Dopo mesi di durissimo lavoro per rafforzare il Vallo atlantico proprio nel settore attaccato, l'antivigilia era partito per trascorrere il compleanno in famiglia, a ottocento chilometri di distanza, e poi visitare Hitler a Berchtesgaden. <I1 nemico ha raggiunto un alto grado di preparazione — aveva spiegato, partendo, al superiore von Rundstedt. Ma, se debbo fidarmi delle precedenti esperienze, nulla indica che lo sbarco sia imminente ». La vigilia dell'attacco, la Luftwalì'e non condusse nemmeno un volo di ricognizione sulla Manica, e la marina tenne tutte le vedette nei porti; secondo il sertizio meteorologico, gli alleati avevano lasciato passare i giorni favorevoli per luce, stato delle maree, tempo buono: <Non si possono pre¬ vedere — asseriva — operazioni anfibie nelle prossime settimane ». Hitler, fiducioso, ordinò di trasferire una divisione dal Passo di Calais al fronte italiano minacciato; il generale Meindl, comandante delle truppe di Normandia, convocò i suoi migliori ufficiali a Rennes, per eseguire — proprio martedì 6 — una «manovra di quadri ». Il colpo di Canaris Invano il servizio segreto dell'ammiraglio Canaris aveva individuato da tempo il messaggio, che la Bbc avrebbe trasmesso alla Resistenza francese per far insorgere i partigiani alla vigilia dell'invasione. Erano alcuni versi di Verlaine: <Les sanglots longs - des violons - de l'automne - blessent mon coeur - d'une langueur - monotone ». Gli uomini del controspionaggio li captarono la sera del 5 e avvertirono gli alti comandi, spiegando che l'attacco sarebbe avvenuto entro quarantotto ore. L'Armata del Pas-de-Calais fu avvertita; nessuno pensò di mettere in allarme la Normandia. Ancora alle 2 e un quarto del 6 giugno, quando i paracadutisti alleati combattevano in Francia da oltre cento minuti, von Rundstedt fece rispondere ai comandi costieri che non si attendeva uno sbarco di vaste proporzioni, e tanto meno nel Cotentin. Errori e negligenze fatali, ma in parte comprensibili. I bombardamenti aerei avevano distrutto i radar del Vallo atlantico e la stessa capacità esplorativa della Luftwaffe; il controspionaggio alleato era riuscito a insinuare l'incertezza e lo smarrimento tra gli strateghi tedesca i. Fu il capolavoro dell'Intelligence Sercive. Notizie false ma attendìbili furono mandate a Berlino attraverso i migliori «agenti doppi »; per tutto il mese di maggio, i presidi costieri tedeschi furono logorati da inutili allarmi. L'attore Clifton James, perfetto sosia di Montgomery (cioè del generale che avrebbe guidato la invasione), fu spedito in quei giorni a Gibilterra e Algeri. Il prestigioso generale americano Patton fu messo a capo di un'armata inesistente; un intenso scambio di radiomessaggi fittizi faceva pensare che di fronte a Calais si trovasse il nerbo della forza d'assalto. I più pesanti attacchi aerei colpirono il Pas-de-Calais: dove la traversata della Manica era più stretta, il terreno più facile, la Germania più vicina. Eisenhower voleva che lì i tedeschi attendessero lo sbarco, i?i un giorno ancora lontano, e concentrassero le riserve; con l'aiuto del maltempo sulla Manica, e anche della fortuna, n'asci a lanciare di sorpresa il primo colpo. Inutilmente Hitler da molte settimane ammoniva i generali: «Sorvegliate la Normandia ». Convinse Rommel; ma von Rundstedt non cambiò la sua opinione (teoricamente assai più ragionevole) e cadde nell'inganno preparato dagli alleati. Poi il dissidio fra i due marescialli e le interferenze del dittatore paralizzarono la Wehrmacht nelle ore risolutive. Rundstedt voleva una difesa elastica delle coste, per attirare il nemico all'interno e annientarlo con l'impiego di superiori riserve corazzate. Rommel era convin¬ to che la battaglia sarebbe stata decisa il primo giorno — « il giorno più lungo » — sulla spiaggia, e chiedeva di raccogliere tutti i mezzi in vista del mare; Hitler aveva proibito che le due più belle divisioni, nascoste, lontane dal fronte, fossero spostate senza il suo consenso. La rivolta partigiana Il 6 giugno, Rommel mancò all'incontro tanto atteso con Montgomery per la rivincita di El-Alamein; von Rundstedt trattenne per otto ore, ad appena trenta chilometri dagli inglesi impegnati nello sbarco, i duecento carri armati dell'unico rincalzo disponibile; fino al tarilo pomeriggio nessuno dei generali-cortigiani osò svegliare il Fuehrer, né di propria iniziativa far avanzare le riserve. I soldati fanatici ed armatissimi della II corazzata SS e della Panzer Lehr giunsero al fronte solo nei due giorni successivi, ritardati dall'efficace insurrezione partigiana, senza carburante, decimati dagli attacchi aerei. Troppo tardi. Come Rommel aveva temuto, gli alleati vinsero la battaglia di Francia nelle prime diciotto ore, anche se quel giorno non raggiunsero nessuno degli obbiettivi previsti. A sera esistevano ancora due larghe brecce tra gli americani, gli inglesi ed i canadesi. La penetrazione verso l'interno era diseguale e insufficiente. I paraca¬ dutisti, assediati tra le paludi, aspettavano inutilmente soccorsi da terra. Montgomery era bloccato alla periferia di Coen, che voleva conquistare in poche ore. La seconda ondata di sbarco, per il tempo pessimo ed il caos delle spiagge, aveva un ritardo da otto a dodici ore. Ma le truppe alleate si erano ormai assicurate una testa di ponte abbastanza solida, e soprattutto avevano infranto il mito del Vallo atlantico. Potevano attendere con ottimismo la controffensiva dei tedeschi, ancora molto superiori di numero, ma senza copertura aerea, con le retrovie sconvolte e il morale abbattuto. La guerra sarebbe ancora durata sino all'8 maggio dell'anno dopo; tuttavia Hitler l'aveva già perduta; e la più grande, complessa e rischiosa « operazione combinata » di tutti i tempi si avviava ad un completo successo. Rievocata a vent'anni di distanza, ci colpisce ancora per la formidabile potenza, la perfetta esecuzione, il carattere di avventura eroica, che gli straordinari mezzi tecnici non cancellano. Ma al tempo stesso ci accorgiamo che essa chiude un'epoca nella storia della guerra, ed appartiene ad un passato ormai lontano. Fu la più grande battaglia anfibia, e anche l'ultima; dieci mesi più tardi, nel deserto di Alamogordo. sarebbe incominciata l'età atomica. Carlo Casalegno