La sinistra in Europa di Luigi Salvatorelli

La sinistra in Europa IL DECENNIO DOPO IL RISORGIMENTO La sinistra in Europa Sui partiti politici italiani degli ultimi decenni dell'Ottocento, sulla loro vita parlamentare, come sulle correnti d'opinione e le forze sociali clic li sorreggevano, manca a tutt'oggi (e lo constatava di recente Luigi Salvatorelli) una compiuta ricostruzione storiografica. Molte ricerche particolari, anche ottime: non una visione d'insieme. Da questa situazione d.i nostri studi ha preso le mosse l'attivissima Società toscana per la storia del Risorgimento, promuovendo, negli ultimi anni, animati convegni. Dopo aver preso in esame la Destra in un quadro europeo, si è rivolta alla Sinistra: c nei giorni scorsi, a Castiglione della Pescaia, ha posto al centro dei suoi lavori la Sinistra italiana dal 1861 al 1870, sullo sfondo delle opposizioni democratiche europee. Da questo allargamento di prospettive la storia dei partiti italiani Ila tutto da guadagnare, liberandosi di quel clic di provincialmente ristretto troppo spesso ancora la limita. Si pensi alla eterogenea composizione della nostra Sinistra: un aspetto clic dal 'Cu al '70 si è venuto accentuando (come (ì. Pansini ha ben dimostrato nella sua relazione) e in cui pubblicisti c storici hanno visto una nostra particolare iattura, tale da impedire il costituirsi di un saldo partito di opposizione c l'avvicendarsi di due grandi partiti al potere, secondo il classico modello anglosassone. Lùbbcne, altrettanta se non maggiore varietà di correnti era nel radicalismo inglese o nelle sinistre francesi. Clic cosa era questa mancanza di omogeneità della Sinistra europea, questo suo frantumarsi c complicarsi in correnti spesso antitetiche, se non il riflesso di un processo storico generale, che vedeva il volgere dell'Europa a posizioni di conservatorismo politico e sociale, e, di fronte a questa evoluzione, il richiamarsi di alcune correnti democratiche alle grandi ispirazioni quarantottesche di iniziativa popolare, e in altre l'affacciarsi di nuove radicali istanze di lotta sociale? Non è un caso clic il decennio '61-70 vedesse a Londra il costituirsi della prima Internazionale (e ci pare che l'avvenimento avrebbe meritato, all'ultimo convegno, qualche maggiore attenzione). Di fronte all'assetto e « concerto » europeo di quegli anni — tutto sommato, non discaro ai nostri moderati —. la sinistra italiana prova un senso di estraneità, c si apparta sdegnosa (.relazione D'Amoja). A questo ritinto delle soluzioni diplomatiche conservatrici c del cesarismo bonapartista corrisponde un combattivo schierarsi a sostegno di ogni causa di libertà nel mondo: si tratti dell'insurrezione polacca del 1863, o dell'abolizione dello schiavismo in America. A quest'ultimo riguardo, la scintillante relazione di Giorgio Spini ha illustrato la partecipazione degli italiani alla guerra di secessione : quegli italiani che accorrevano ovunque ci fosse da combattere per la libertà, c con tanta spregiudicata naturalezza assumevano il comando dei battaglioni di negri; o, dopo il fallimento dell'insurrezione polacca deportati in Siberia, al di là del lago Baikal, suscitavano l'ammirazione dei rivoluzionari russi. Spini ci ha anche dimostrato ie a rincalzo è venuto il lucido intervento di G. Arfc sui di spacci del nostro rappresentante negli Stati Uniti, Bertinatti) co me la simpatia per la causa nordista fosse propria non soltanto dei democratici italiani, ma di tutti i nostri patrioti Solo i padri della Civiltà Cattolica si ostinavano, a scopi illiberali, nell'apologia dello schiavismo. Insomma, contro gli orientamenti reazionari della politica europea, si faceva palese un ricercarsi e un affratellarsi, al di là di ogni confine, delle varie correnti di sinistra: o che si trattasse della mazziniana c garibaldina internazionale dei popoli, o su un terreno più specifico, della prima Internazionale socialista. Ala oltre queste congenialità c reciproche influenze delle sinistre europee (che attendono ancora di essere studiate a fon do), sovrastava una diffusa aspirazione alla libertà dei popoli e al progresso civile: la tenace illusione sopravvissuta alle cata strofi del '48, nella quale si ri trovavano concordi anche i democratici e i moderati del primo decennio post-risorgimcntalc. Entro questo quadro estremamente vario e mosso delle opposizioni democratiche europee, e nella intensa circolazione delle idee da un paese all'altro, in ogni Stato si presentano problemi particolari, evoluzioni o involuzioni tipiche. In Germania (relazione Droz) lentamente svanisce l'idealismo della generazione quarantottesca, ancor vivo nel 1859. quando si era celebrato il cen¬ teDpliinsucdgtocliramoinrtlerillimnbtcmpdpzpspvdgtlgHvnditnsgpnpMdsdntsr tenario della nascita di Schiller.! Di fronte ai successi della cruda I politica bismarckiana, il libera-! lisnio borghese perde terreno, sii indebolisce, c si lascia deviarci su posizioni nazionalistiche e conservatrici. Si consuma cosi il divorzio fra la democrazia borghese, ormai inserita nell'apparato della Realpolitik, e la demo- ! cinzia operaia. IL' una storia ma-: linconica, foriera di tanta sventura per l'Europa e la stessa Gcr-i mania del futuro. Ben diverse le vicende della! opposizione degli anni sessanta in Russia, lumeggiate dalla bella relazione di Franco Venturi. Qui tutta l'intelligencija volta le spalle ai riformisti liberali e si fa rivoluzionaria. Fondamentale è il problema contadino, dopo la liberazione dei servi del 1861; il movimento di questi anni ha un nome caratteristico: Terra e Liti gFrdodagiatstinavDcivi| se! arrasfbcrtA. Sorge il populismo, tenta-! sativo di un partito rivoluzionario I ,. , contadino: un germe che non glmorra |>m nel mondo moderno ,-aL'insurrczionc polacca del '6.t gripone a questi giovani russi unj gidrammatico dilemma: vale lai zipena di sacrificare una rivolu-l "zione sociale per una rivoluzione puramente nazionale? Il populismo sarà travagliato da questo problema. Lo vediamo bene in bodledval'tufummnsovato Leo Vahani nella relazione | bdi chiusura, non c'era una borghesia, in cui i'bitelligenciia potesse inserirsi. Ben diversa era la situazione dell'Italia, li l'originalità dell'azione c della fat Hcrzcn, che giudicherà ogni movimento nazionale una « diversione », e il nazionalismo una forma di « dentizione », una malattia infantile. Ala in Russia, come ha osser- Locitiva propaganda di .Mazzini sta; trnell'avere tenuto conto di que- ; nsta realtà. Egli fu, in ciò, uni ligrande realista (e in questo senso j mpotremmo accettare la definizio- i lune di « pragmatista », solo in apparenza paradossale, data da G Macchia; qualcosa di simile ci disse un giorno Salvemini), e un suscitatore di energie. Da lui. dalle associazioni operaie mazziniane, dal grande lascito del partito d'azione, nascerà il primo socialismo italiano. Mazzini pareva abbandonato e sconfitto: ma in effetti aveva vinto, perche, concluso il suo ciclo, la sua opera sopravviveva. A. Galante Garrone ginnzilozrlodvsgnsr

Persone citate: A. Galante Garrone, Droz, Franco Venturi, Giorgio Spini, Leo Vahani, Mazzini, Pansini, Salvemini, Schiller