I dazi sulle importazioni nel Mec sono oggi tra i più bassi del mondo di Giovanni Giovannini

I dazi sulle importazioni nel Mec sono oggi tra i più bassi del mondo Industriali italiani e americani a Bruxelles discutono il "Kennedy round„ I dazi sulle importazioni nel Mec sono oggi tra i più bassi del mondo Esplicite dichiarazioni del prof. Valletta: « Il generoso progetto americano di una riduzione generale del 50 per cento è accettabile come ipotesi di lavoro, ma deve essere adattato alle economie ed alle tariffe dei vari Paesi » - La media delle dogane della Comunità è dell'I 1,7%, contro il 17,8 negli Stati Uniti ed il 18,4 in Gran Bretagna - I! prodotto per abitante in Italia è la metà di quello del Mec ed appena un quarto di quello americano - Le nostre importazioni ammontano al 15% della produzione nazionale, contro circa il 10% nella Comunità europea e meno del 3% negli S. U. (Dal nostro inviato speciale) Bruxelles, 3 giugno. Con linguaggio amichevole, ma franco e chiaro, industriali della Comunità economica europea e degli Stati Uniti — facenti parte rispettivamente del Ccpes ( Comitato europeo per il progresso economico e sociale) e del Ced (Committee for economie devclopment) — hanno esposto a confronto oggi a Bruxelles i loro punti di vista sulle trattative del Kennedy round in corso da un mese a Ginevra. E' noto l'obiettivo della conferenza sul Lemano. Nel suo progressivo attuarsi la Comunità economica europea, oltre a ridurre sempre più le barriere interne fra i Sei paesi, sta dandosi una unica tariffa esterna nei confronti del resto del mondo, analoga a quella che logicamente protegge il mercato statunitense. Si tratta di vedere se è possibile ridurre le due « cinture » difensive e (come termine ultimo, annullarle) per contribuire ad una maggiore e più effettiva coesione dell'intera comunità atlantica. Il problema riguarda t '.to il mondo occidentale, ma di fatto il confronto avviene fra gli Stati Uniti e i Sei della Comunità europea. La tesi americana è semplice: riduciamo gli uni e gli altri i nostri dazi attuali del 50%, ed il gioco sarà fatto per una metà, inviterà prima o poi a ripeterlo per l'altra metà E' la stessa argomentazione che sostanzialmente è stata ribadita rpgi a Bruxelles davanti a giornalisti di tutto il mondo dal presidente del Ced, sig. Petersen, un industriale assicuratore di Filadelfia che è stato collaboratore di Kennedy in problemi tariffari Gli ha subito risposto nella stessa sede, parlando in particolare a nome degli industriali italiani e francesi, il presidente del Ccpes prof. Vittorio Valletta : « Evidentemente condividiamo tutti il generoso proposito ante ricano di dimezzare quelle tariffe doganali ed eliminare quegli ostacoli non tariffari, che pure hanno sin qui accompagnato lo spettacolare sviluppo economico di quel grande paese. I gruppi francese ed italiano approvavo la derisione della Comunità europea di considerare la proposta di riduzione del 50% dei dazi come accettatine "ipotesi di lavoro": ma questa ipotesi va tuttavia adattata alle varie economie nazionali messe a confronto, mediante l'attenta considerazione delle disparità esistenti nelle loro strutture economiche e nelle loro tariffe doganali, onde raggiungere eque e soddisfacenti soluzioni per ciascuna nazione ». Attualmente le tre tariffe-chiave della Comunità, degli Stati Uniti e della Gran Bretagna sono profondamente diverse per struttura e incidenza: la muùis dei dazi risulta infatti — rispettivamente — dell'I 1.7 per cento, del 17,8 per cento e del 18,4 per cento. Ed inolile i dazi della Comunità sono inferiori a quelli Usa nel 62 per cento delle voci doganali, ed a quelli britannici nel 71 per cento delle voci. <c Dobbiamo dune/ne constatare — ha osservato il prof. Valletta — che la Comunità europea segue già una poliiica tariffaria più liberale di altre, e che le attuali disparità pongono ai negoziatori un problema grave e prioritario ». In altri termini ridurre sic et sìmpliciter del 50 per cento le attuali tariffe servirebbe soltanto a perpe-| tuare il vantaggio di coloro; che già le hanno altissime e che inoltre sono economicamente più forti. Parlando nel pomeriggio ai giornalisti italiani il presidente del Cepes ha tenuto a ricordare quattro dati di fatto: a) Il prodotto nazionale lordo prò capite italiano è pari a poco più della metà di quello della Comunità e allap91nsdddnacnclcclspdsstlfilsgr■stVChaddstgaAGtipncslptl a circa un quarto di quello Usa; b) le importazioni totali degli Stati Uniti sono pari al 2,9 per cento del loro prodotto nazionale lordo, al 9,9 per cento nella Cee, al 15,4 per cento in Italia; c) conseguentemente, noi siamo esposti alla pressione delle importazioni dall'estero cinque volte più degli Stati Uniti, pur essendo circa quattro volte meno forti di loro; d) lo squilibrio appare ancor più forte se si tiene conto della sola importazione di prodotti finiti: 1,3 per cento del prodotto nazionale lordo negli Usa, 3,5 per cento nella Cee, 7,3 per cento in Italia. « Gli scambi commerciali — così ha concluso la sua conferenza-stampa il prof. Valletta — devono dunque essere indirizzati a slimolare il lavoro di ciascun paese non già mediante il gioco incontrollato della, libertà d'azione che il più forte ha ovinamente verso il più debole, ma mediante la armonizzazione delle rispettive situazioni, la salvaguardia del proprio lavoro, il coordinamento degli ■sforzi ». Neil'associarsi pienamente alla esposizione del prof. Valletta, il presidente del Cepes francese, signor Senn, ha voluto accennare agli altri ostacoli, a cominciare dalla clausola di salvaguardia, che gli Stati Uniti possono porre alle loro importazioni, e che sembrerebbe giusto eliminare. Quanto agli industriali tedeschi, essi sono notoriamente vicini agli americani, ma oggi il presidente del Cepes, dott. Bauer, ha tenuto ad ammettere che per prima cosa occorre che la Comunità europea si completi e fortifichi, sia pure con il fine costante di cementare l'unità dell'Occidente. C'è stata infine un po' di schermaglia fra esperti delle due parti in tema di punte doganali: una materia che evidentemente non poteva essere esaurientemente affrontata in questa sede. Alia L'^cbac. Conferenza di Ginevra — ha ricci dato l'ultimo oratore della giornata, il dott. Gino Gastaldi, vicepresidente del Cepes italiano — i lavori proseguono con estrema difficoltà: presa come ipotesi di lavoro la riduzione lineare del 50 per cento, gli esperti di tutti i paesi stanno stendendo liste interminabili di prodotti che a loro rispettivo avviso dovrebbero far eccezione. C'è il pericolo, secondo il dott. Gastaldi, che si arrivi a decisioni approssimate, pur di far riuscire in qualche modo la conferenza: uimiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiimiii MMIIIMI ma non si può per contro negare l'importanza dell'inizio del dialogo, di un progresso anche modesto, in seno alla comunità dei popoli occidentali. A questo colloquio, a questo progresso, hanno concluso sia il prof. Valletta che il signor Petersen, il Cepes ed il Ced intendono contribuire continuando a confrontare i loro punti di vista ed a ricercarne ogni possibile avvicinamento. Giovanni Giovannini