Un Papa di genio
Un Papa di genio Nel 1° anniversario della marte di Giovanni XXMIM Un Papa di genio E" trascorso un anno dalla sua morte: dal termine di quel breve pontificato che accese grandi entusiasmi e sconfinate speranze, ed altresì — perché tacerlo? — ripugnanze profonde, appena velate dalla riverenza per il Seggio (proprio or è un anno cominciò a correre in certi ambienti la frase che sarebbero occorsi quarant'anni per cancellare il male recato da quei quattro anni di pontificato). Ripugnanze naturali sia in chi pensa la religione come la salvaguardia di date strutture politiche od economiche; sia in chi concepisce le posizioni tutte del cattolicesimo come immutabili (ogni precetto, ogni condanna, ogni parola, inalterabili ; ma che necessità allora di un Vicario di Cristo che sempre si rinnovi, di una Chiesa docente, se tutto fosse stato detto una volta per sempre, se nulla fosse condizionato alle circostanze?) ; sia infine in chi riduce la estrema complessità della vita associata alle distinzioni elementari : verità-errore, bene-male. I consensi superarono certo di gran lunga i dissensi; si parla di papa Roncalli come di un santo, è stato scritto che se fossimo nel Medioevo sarebbe stato canonizzato per acclamazione popolare (ed una tale canonizzazione si potrebbe rinvenirla in quella interminabile sfilata del popolo di Roma dinanzi alla sua salma, che durò ininterrotta un'intera nottata, fino all'alba) ; c'è chi dichiara già le grazie ricevute. Fu veramente di un santo quel suo prodigarsi fino all'ultimo (aveva già la morte scolpita nei tratti quella mattina che scese in San Pietro dopo aver ricevuto il premio Balzan), quel suo seguire passo passo la morte senza mai un attimo d'impazienza, di desiderio di veder porre termine al dolore ; quella remissione completa al Padre, così ardua anche per i cristiani la cui fede è più sicura. Ma, in un mondo piuttosto chiuso al soprannaturale, mi sembra che un altro aspetto di Giovanni XXIII vada ricordato. Un santo, certamente. Ma il credente, ed anche semplicemente lo storico della Chiesa, ben sa quanto diverse tra loro siano le figure dei santi. Martiri, missionari e studiosi sempre rimasti nella loro cella; operanti :':i seno al secolo o staccati da questo; persone che hanno rotto ogni rapporto col mondo in cui nacquero, strappati anche i legami familiari per seguire la propria vocazione, e santi che da quel mondo mai si staccarono, in esso sempre vissero, come san Francesco di Sales e santa Giovanna Chantal; santi che precorsero i tempi, rinnegarono tutti i valori della loro età, e santi che invece conobbero e divisero gli oscuramenti del tempo, vollero i supplizi degli eretici, fors'anche delle streghe. Tra i Pontefici, salito agli altari Pio X, di cui tutti rammentano il candore, la semplicità, la schietta fede quasi infantile, il rigore di vita; ma al tempo stesso oggi non c'è cattolico il più ortodosso che non ricordi con turbamento come la campagna antimodernista colpì ad un tempo il grano ed il loglio, schiacciò piissimi sacerdoti, ridusse al silenzio dotti che onoravano la cultura ecclesiastica, portò alcuni preti all'accasciamento, altri ne spinse fuori della Chiesa, amareggiò grandi porporati, come Ferrari e Mafii. Desidererei procedesse la canonizzazione di Pio IX, di cui pur gli avversari riconobbero la profonda bontà, la generosità, la fede sconfinata: l'edificio politico rovinasse, pur che tutte le istituzioni, tutte le regole della Chiesa restassero incolumi. Ma oggi anche dalle più venerate labbra si rico- Cteseasamn(usecvgmsdcLteilleadbincgssnnrosctldiuscsupbfzrgrpcarvcoèdnosce che fu un errore quel suo credere le fortune della l e a o I . e o o , ; o e a i i e o a Chiesa legate al potere temporale. Non parliamo dei Papi di secoli più lontani elevati agli altari. Di Giovanni XXIII direi: santo, sì; ma indipendentemente dalla santità, genio nella guida della Chiesa. (Non dico nella politica; è un termine che a più d'uno sembra, a torto, contrastare con la santità). Il genio è qualcosa di diverso dall'intelligenza; segue le vie impreviste, che mai l'intelligenza, il buon senso additerebbero. La condotta intelligente non coincide mai con quella geniale. L'uomo intelligente di fronte all'uomo geniale è come il bravissimo studente liceale che con le sue nozioni di algebra constata che non è dato risolvere un certo problema, e se lo vede risolto in modo che per lui resta incomprensibile da chi attinge a nozioni di matematica superiore. Ma neppure questo confronto regge: perché non ci sono — od almeno nessuno le ha intuite — le regole dell'operare geniale: ogni uomo di genio ha un suo stile, che nulla ha in comune con quello di un altro grande. Giovanni XXIII superava le regole che il buon senso detta ; distinguere tra amici, indifferenti, nemici; avere un tratto diverso per ciascuno di questi gruppi; ricordare sempre che la Chiesa si trova di fronte ad una umanità indocile, tarata dal peccato originale, e che ha bisogno di essere tenuta a freno con le minacce di sanzioni. Aveva, contro ogni esperienza storica, la fiducia negli uomini; credeva di poter ridestare nell'animo del più pervertito, di quello che i convincimenti avevano più allontanato dal soprannaturale, la scintilla divina. Avvertiva che oggi, prima di condurre al cristianesimo, occorre ridestare in chi ne è tanto lontano il senso del distacco dall' animalità, il desiderio di un' ascensione (quell'ascensione da cui il nostro Guzzo prende le mosse per giungere a trattare della religione), anche se il punto di arrivo non sia visibile ; chi si arresterà a que sta aspirazione a salire, a purificarsi; chi giungerà ad un Dio Padre; altri perver rà fino alle tavole del cristianesimo. Altri Papi avevano condannato, combattuto i nemici della Chiesa; Giovanni XXIII riusciva a disarmarli senza combattere. Sapeva che il nemico disarmato restava per ora nei suoi convincimenti, lontano da ogni religione rivelata: ma già un enorme passo eia stato compiuto togliendogli dal cuore l'odio per la cattolicità, l'idea del Papa al leato necessario a tutti suoi avversari. In quei quattro anni e mssnCletmllcdcdaancsrriutiunpara ■ 11 m 11 ■ i ii i7i i mi 1111111111 iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii mezzo quante avversioni spente, quanti sospetti dissipati: e senza mai una rinuncia alle posizioni della Chiesa, senza ripiegare un lembo del suo insegnamento; ma richiamando gli uomini alla ragione. Così con la distinzione tra l'errore e l'errante; così col ricordare che un nocciolo di verità, di una verità che può anche illuminare un angolo della nostra mente rimasto all'oscuro, può ben esserci anche nel ragionamento del nemico. E che dire della condanna di ogni esclusivismo nazionale, nel ricordare nei rapporti tra maggioranze e minoranze etniche il bene che può venire da una osmosi di idee e d'istituti? Difese accanitamente i diritti dei poveri, degli umili, ma riuscì anche a non sollevare nemmeno nei più decisi avversari ira od accuse quando sostenne pure i diritti della proprietà privata, della iniziativa economica individuale. Nella sua opera rivolta al mondo intero, non ai soli credenti, vedrei saliente, accanto all'appello all'amore, questo richiamo continuo ai valori propri a tutti gli uomini, quali siano i loro convincimenti, ed in questo richiamo il posto dato costantemente alla ragione: una ragione che non è la convenienza del singolo o del gruppo, ma quella che distingue l'uomo dall'animale, quella che presiede al colloquio tra eguali, che permette di assurgere a regole e principii generali. Il successo del suo pontificato fu di mostrare agli uomini tutti, senza distinzione di fedi, come la ragione e l'amore non si escludano, e siano essi la salvezza della famiglia umana. Quattro anni e mezzo di un pontificato radioso, di cui il tempo non attenua lo splendore. A. C. Jemolo
Luoghi citati: Roma
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