Hemingway fu spinto al suicidio dal rimpianto d'un lontano amore?

Hemingway fu spinto al suicidio dal rimpianto d'un lontano amore? Hadley, la prima moglie, protagonista di «Festa mobile» Hemingway fu spinto al suicidio dal rimpianto d'un lontano amore? (Nostro servizio particolare) Parigi, maggio. Tre anni dopo la sua morte, appare Analmente l'ultimo libro di Hemingway, Festa mobile. E' il testamento dello scrittore: un'opera tenera ed ironica, che ricorda le pagine più belle di Addio alle armi, e forse ci chiarisce le circostanze di una fine cui s'è data una interpretazione troppo frettolosa. Un aspetto di questo libro postumo (cronaca o fantasia, l'autore ci invita a discuterne) colpisce progressivamente il lettore: il quale scopre un delicato romanzo d'amore, sotto il pretesto del ricordo degli amici e delle avventure negli anni '20 a Parigi. Hemingway mette in scena molteplici personaggi, a cominciare da se stesso, per rievocare il mondo strabiliante della « generazione perduta» di cui egli è l'esponente più in vista. Gertrude Stein, «coscienza letteraria » della giovane generazione che doveva avere su Hemingway una profonda influenza, vi è descritta come una contadina friulana coperta di cenci vistosi, sempre pronta a catechizzare lo scrittore per la sua indulgenza a tollerare le spese di abbigliamento della moglie. Il poeta Ezra Pound appare come un gigante bonario e generoso, capace di aiutare l'amico nel bisogno ma già lanciato a capofitto nell'avventura del fascismo; e si deve dire che Hemingway ha scritto Festa mobile ben dopo l'arresto e l'internamento di Pound in un ospedale psichiatrico per aver parlato alla radio di Mussolini. I suoi amici gli hanno risparmiato una condanna ignominiosa riuscendo a far prevalere la tesi che solo un'improvvisa follìa poteva spiegare il «collaborazionismo » del poeta. Per Sylvia Beach, Hemingway esprime la simpatia che ella ben meritava per la generosità ed il disinteresse leggendari verso i giovani scrittori squattrinati. A quei tempi, Hemingway sapeva bene cos'era la miseria e ce lo racconta con minuziosa precisione, descrivendo certe frugali colazioni a base di patate all'olio e di cervella fritte, consumate dopo un prolungato digiuno. C'è qualche ostentazione, certo, nel parlare del suo duro tirocinio, ma se posa c'è, è un po' quella del modello In un autoritratto. Tra tanti personaggi, uno spicca sopra gli altri: Hadley RÌChardson, la prima moglie di Hemingway, il grande amore dei suoi vent'anni, che sposò poco prima di recarsi in Francia. Più di un tratto della sua avvenenza e del suo carattere, egli prestò alla bella infermiera Agnès voti Kurowsky, che l'aveva curato all'ospedale militare di Milano nel 191S di una ferita alla testa e di cui fece l'eroina di Addio alle armi. Alla line di quel romanzo, le figure di Agnès e di Hadley si sovrappongono, non si capisce bene se la protagonista del libro sìa la prima o la seconda, soprattutto là dove lo scrittore racconta il soggiorno in montagna degli amanti, il tenente Frederick Henry e l'infermiera Catherine Barkley. Ma noi sappiamo che Hemingway ha trascorso memorabili vacanze sulla neve con Hadley, non con Agnès. In questo libro postumo, solo Hadley compare nei deliziosi capitoli dedicati alle escursioni alpine, ed in particolare nella patetica conclusione dell'opera che prepara la separazione degli innamorati ed annuncia il divorzio imminente. L'amore di Hemingway per la prima moglie è in ogni pagina di Festa mobile. A rievocarlo con tanta passione, non basta ricordare un amore morto. No: quando racconta dopo trent'anni le sue lontane esperienze parigine, Hemingway non muove delle ceneri, egli è ancora innamorato di Hadley. In un saggio acuto e sottile — Hemingway par luiméme — Georges-Albert Astres sostiene una tesi seducente: che Hemingway abbia tentato di creare, attraverso i suoi eroi, il personaggio che egli avrebbe voluto essere, e che poi si sia sforzato di rassomigliare alle sue creaturePiazzando al centro dell'ultimo libro il suo personaggio, elaborato e trasformato dal ricordo, Hemingway opera infine l'assimilazione inseguita per tutta la vita. Egli è di volta in volta se stesso ed il suo eroe... In realtà dal '57 al '60, allorché viaggia — apparentemente soddisfatto — con 'a quarta moglie, Mary, da Cuba alla Spagna, poi in Francia, di nuovo a Cuba ed infine negli Stati Uniti, lo scrittore sembra appassionarsi alle corse dei tori ed assaporare gli onori di cui 10 circondano. E tuttavia egli conduce una doppia vita Stanco, malato, minacciato da j un'infermità insidiosa, Hemingway si astrae dalla real- ! tà quotidiana per rifugiarsi nella sua giovinezza. Pagina I dopo pagina, si chiude nel mondo che la sua memoria gli configura ormai cornei una festa passata, ma che| egli porta ancora nel cuore. Ciò che traspare nettissi-! inamente dal libro, è che He-1 mingway crede finalmente di sapere fino a qual punto si è ingannato sui propri sentimenti quando, trent'anni prima, lasciò Hadley. Come tornare indietro? Resuscitando con la penna un mondo ormai passato. E andando in cerca della sua Euridice, egli fa riemergere dall'ombra la giovane Hadley insieme con gli amici più cari, come Scott Fitzgerald... Alla fine del 1960 Hemingway sta ancora rimaneggiando, correggendo, limando il manoscritto finito qualche mese prima. Ha percorso tutto 11 ciclo dei suoi amori giova¬ nili. Nell'ultimo capitolo egli esamina ancora una volta i motivi della catastrofe sentimentale che non ha voluto, ma cui ha consentito: appare allora l'elegante Pauline Pfeiffer (la seconda moglie), che non nomina ma è disegnata abbastanza chiaramente, ed alla quale rimprovera di averlo sedotto e di averlo strappato proditoriamente ad Hadley. E qualche mese dopo, è il dramma che suo fratello Leicester in Hemingway, man frère non cerca più di nascondere: « Domenica mattina alle 7 mio fratello prese l'ultima decisione della sua vita. Come un Samurai può sentirsi disonorato da questo o ciuci gesto altrui, cosi Ernest si sentì tradito dal suo corpo. Piuttosto che permettergli di tradirlo ancora, lui che aveva attribuito a tanti suoi personaggi ciò che egli chiamava "l'arte di morire", caricò la sua carabi na preferita, ne appoggiò il calcio sull'impiantito, si piegò in avanti e la mano del vecchio cacciatore scese lungo l'arma a cercare il grilletto... ». Hemingway non ha lasciato alcuna giustificazione de! suo gesto. Nulla, salvo un manoscritto. Attribuire il suicidio alla sola paura della decadenza fisica è forse un po' troppo semplicistico. Certo, la malattia ha avuto un peso nella decisione. Ma è lecito al lettore di Festa mobile pensare ad un'altra spiegazione. Dopo aver sentito l'immensa tristezza che sale come un'onda dall'ultimo capitolo del libro, si è indotti a pensare che Hemingway aveva vissuto per la seconda volta — e con angoscia disperata — la separazione che lo avrebbe privato per sempre della sua Hadley. Il tentativo di vivere di nuovo con lei nella fantasia, non poteva condurre che a quest'unica conclusione: l'ineluttabile divorzio, consumato dopo trent'anni, irrimediabile come il divorzio dell'uomo dalla sua giovinezza Marc Saporta Copyright; di « L'Kxpress » e per l'Italia do « l.a Stampa » Ernest Hemingway in Europa prima della guerra