Sorpresa a Cannes: la «Palma d'oro» assegnata a un modesto film francese

Sorpresa a Cannes: la «Palma d'oro» assegnata a un modesto film francese Fischi e contrusti in sala per l'incomprensibile verdetto della giuria Sorpresa a Cannes: la «Palma d'oro» assegnata a un modesto film francese «Gli ombrelli di Cherbourg», di Jacques Demy, è un'opera garbata, ma non all'altezza di un concorso internazionale - Riconoscimenti secondari ai due film più meritevoli: «La donna della sabbia» (Giappone) ha avuto il premio della giurìa; «Sedotta e abbandonata» quello per la migliore interpretazione maschile, "ex aequo" con l'ungherese «Allodola» - Nessun indirizzo nuovo emerso dalla rassegna (Dal nostro inviato speciale) Cannes, 14 maggio. / pronostici sono andati in /«»; puntualmente la giuria ^' Cannes ha fornito la solita sorpresa. Premettiamo che non siamo fra Quelli che hanno giudicato negativamente il grazioso film cantato di Jacques Demy, Gli ombrelli di Cherbourg, il cui patetico abbandono risulta ben teso dalle stecche dell'intelligenza; ma è certo che decretandogli la Palma d'oro, i giurati hanno fat/0 fofza aUa vf>rita premian. do un gjngju0. Da OT0/,; segni s'era intuito |c;,e ia Francia andava pre.mendo minacciosa sul Festival ]di quest'anno; e non potendo j essere preso in esame il film idi Verneuil, essendo risultato deludente agli stessi occhi dei \francesi La peau douce di\TJu^ui,^nJj^^*_^p^ ,era già stata iungamente in|censat0 dalla critica parigina. lilla che l'ombrellata dovesse di "rofilo stranamente annacquato), la volontà di vittoria doveva per forza scaricar- j cogliere così perfettamente nel segno, soltanto pochi pessimisti avevano saputo prevederlo. Dal primo bottone sbagliato, sono dipesi gli altri. Al film di Teshìgahara, La donna della sabbia, che dal primo gior7io di rassegna all'ultimo ha tenuto il ruolo di gran favorito, è andato il contentino del premio speciale della giuria, dove sarebbe stato molto più giusto invertire le parti, dan Lj0 ji premio assoluto al glap p0,lese e \i premio speciale al 1 curioso «esperimento» di Demy a e o e o ? ? , a e l L'Italia esce con troppo poco rispetto ai meriti del film di Germi, Sedotta e abbandonata, che aveva avuto un vivo successo di critica e di pubblico. Il riconoscimeli'> al bravo Urzì, qui battezzato « il Raimu italiano », si è ridotto a una metà del premio per la migliore interpretazione maschile; l'altra è andata, ex aequo, all'interprete del film ungherese Allodola, l'anziano Alitai Pager, la cui bravura ebbe troppo del teatrale per impressionarci. Alla comoda insegna dell'ex aequo i giurati di Can7ies hanno risolto anche r° Q"es'ione della migliore interpretazione femminile; ma qui non hanno sbagliato a premiare la forte Anne Bancroft del film inglese II mangiatore di zucca e la fervida Barbara Barrie del film statunitense Una patata, due patate; sebbene altre interpreti non sa rebbero state meno meritevoli Dei premi minori, quello del la Fipresci (Federazione Inter nazionale della stampa cinematografica) ci sembra il più centrato, avendo riconosciuto il rigore stilistico e la forza morale della Passeggera, il film postumo e incompiuto del polacco Munlc. Stupisce invece che anche il premio Ocic sia ridondato su Gli ombrelli di Cherbourg (evidentemente pio Lzsneil sagimhapoestededqfrleriObintrridgstnomsfee slve sul bagnato), mentre ci parlmgiusto che abbia voluto ricordare la nobiltà, l'afflato sociale e cristiano del brasiliano Vidas secas. In calce al sorprendente verdetto si pub aggiungere, volendo usare indulgenza, che il Festival è stato piacevolmen te modesto; e certo migliore nella media (nonostante qualche violenta caduta come il tedesco La morta di Beverly Hills, i/ greco Lanterne rosse e qualche altro), che non tunsbd(tlpzintegc nelle punte: tanto e- vero che il giapponese La donna della sabbia, film d'indubitabili pregi, ma composito e frigidamente costruito sul simbolo, ha potuto far figura di capolavoro. Alle migliori delle opere esposte è mancato l'ultimo teoria) di attingere la sfera delle mostre d'arte; a troppe delle altre sono mancati i requisiti per un'esposizione (il francese 100.000 dollari al sole, il tedesco La visita, l'americano Il mondo di Henry Orient il russo Carovana bianca, lo spagnolo Ragazza in lutto); altre infine sono entrate in lizza soltanto per curiosità o prestigio di bandiera Dall'intera rassegna, eterogenea anche nei temi, non è stato possibile togliere nessuna congettura circa un nuovo orientamento del cinema nel mondo: niente ha detto quest'anno Cannes che non confermi lo stato di perplessità e di crisi in cui si trovano slancio che solo permette (in | molte cinematografie. E fra tutte, in modo speciale, la cinematografia francese, la crisi della quale è benissimo simboleggiata dal fragile «satin» dei suoi vittoriosi ombrelli (messi in gioco, un po' surret tlzlamente, per aumentare il peso della malsicura « selezione »)■ L'America si è tutta sentire in sordina, come da troppo tempo le succede nelle ras.se gne intei nazionali; smorta i che la partecipazione sovieti dentale. Dalle cinematografie} minori o dalle depresse non e\ venuta l'attesa gemma, ma a>\pena qualche perlina di ve-\tra. Si tanno ricordare, per! la finezza compositiva, Il va-lca, deboluccia quella Inglese, e molto fumo e poco arrosto quella della Germania Occl- gito cecoslovacco e lo svede-\se Quartiere del corvo; PPr\il genialoide tumulto, il secou-|do film brasiliano. Dio e il diavolo nella terra del sole L'Italia, con l'incompreso Ferrei'' e il nuovamente deluso Germi, divide, a nostro avviso, col Giappone, il vanto dei- la migliore selezione: e può\tornarsene dal certame fran cese con la coscienza perfettamente tranquilla. Passando a' settore organizzativo, una grave menda è di non averci reso praticamente possibile di seguire la « Settimana della critica » le cui proiezioni si facevano nelle ore del nostro più intenso lavoro (una petizione, firmata da molti colleglli, per cambiarne l'orario, non è stata raccolta), e di averci reso affatto impossibile mancando noi del dono dell'ubiquità, di assistere alla interessante retro spettlva di Vaida. Per gli assertori della mondanità come ingrediente indispensabile dei festival, la Cannes di quest'anno, non molto splendida dì attori, » stata un altro colpo. E se woprio Can nes ha mancato >?i questa che era sempre stata la sua spe c'utlità, come non crederi che il fenomeno sia defiiiìtivamen te tramontato? La città fran- cese si è divertita in questi splendidi giorni di maggio a spese proprie, con le sue risorse naturali; non certo ai magri focherelli del Festival, che pure ha sempre avuto, nelle quattro proiezioni giornaliere, un notevole concorso di pubblico. Ancora qualche parola per dire come è scomparso (mesto XVII Festival: dietro un sipario istoriato dai motivi di una grassa fantasia settecentesca, ambientata nella Roma papalina, un quissimile di Rugantino voltato in film. Le voci bianche, comproduzione italofrancese a colori per granae schermo, è opera del binomio Pasquale Festa Campanile e Massimo Franciosa, che dopo le dubbie altezze tentate con Un tentativo sentimentale, si sono portati a quota più ragionevole, con vantaggio sia per loro sia per il pubblico. Il film è costruito sopra una trovata di fondo: quei so granisti castrati che l'ipocrisia del temiio imponeva sui teatri in luogo delle donne; quasi precursori, ma netti di colpa, dei nostri «travestiti». Per un rigiro di circostanze, Meo, un giovane i-agabondo pieno di spirito, è costretto ad arruolarsi fra quei disgraziati; ma comprato il chirurgo, evita il supremo sacrifìcio, sarà un clandestino (e come faccia, ciò nonostante, a simularsi soprano, è materia di fede). Il resto vien da sé. I mariti danno piena fiducia ai musici evirati: e. il nostro si trova come un topo in una /orma di cacio. Scoccano beffe e vendette, cui danno volentieri mano lineile damine per lo più malmaritate. Ma un incìdente smaschera l'impostore, che pur di evitare la morte, con romanesca filo sofia accetta di diventare ver davvero una «voce bianca». Per risolvere una materia un po' pesantuccia si doveva o compiere miracoli di tocco e di ritmo, oppure lavorare di } diversioni< oscurando le voi\ arita col /;o,.j(,0 j„„.eccj0 (ie\fllj episodi e le rjSOrse deiio \spettaColo. Gli autori hanno ! „Q ,„ secoììda vm: e in di. l/ef,0 deUe ,.„.„-, pfft jnfer7K, più qsGldnrdc\qunli soltanto 1(„ copione \iest0 |, più fine poteva propiiure, mette avanti il frizzo dei dialoghi, le pittoresche scenografie di una Roma arcadica, il tumulto dei casi, e un ricco cast dove Paolo Ferrari tiene con garbo la non facile posizione del protagonista \Anouk Aimée, Sandra Milo Jacqueline Sassard, Graziella Granata, Barbara Steele e Jeanne Valerle fanno a puntino il loro dovere di « belle*, il bravo Caprioli plastica un suo dolceamaro evirato, e tutti gli altri (Jean Tissier, Leopoldo Trieste, Philippe Leroy ecc.) avvivano la soverchiatile cornice. Da notare che Roma imperiale aveva aperto la rassegna, e Roma burina l'ha chiusa: dalle aquile alle ricotte. Leo Pestelli cssscnnddssspbfslU La bella Galina Ploskikh, protagonista del film « A zonzo per Mosca», presentato dalla Russia a Cannes, sulla terrazza dei Palazzo del cinema (Telef. Ansa)