In Svizzera negli uffici gli uomini sono un'eccezione

In Svizzera negli uffici gli uomini sono un'eccezione In Svizzera negli uffici gli uomini sono un'eccezione Anche molte fabbriche si servono quasi esclusivamente di manodopera femminile - Le donne, in seguito a vecchie tradizioni, non hanno il diritto di voto, ma per il resto hanno conseguito una « parità » assoluta sndgsszvimpsnqcscmipsp(Dal nostro inviato speciale) Berna, maggio. In quasi tutte le donne svizzere di una certa età fa capolino la massaia di montagna. Sono evolute, pratiche, talora perfino autoritarie. Basta vedere come camminano sotto i portici della Krangasse a Berna o per le ripide strade di Losanna per comprendere come, nella vita, sappiano sbrigarsela benissimo da sole. Tuttavia, anche se lavorano fuori casa, le loro camicette traforate, i loro gesti, la semplicità dei loro sguardi non fanno pensare agli uffici e alle macchine da scrivere, ma alle tovaglie ricamate e alla marmellata di fragole. Non hanno bisogno dell'uomo -—■ molto spesso più sbiadito di loro — e tuttavia si capisce che fin dagli anni dell'infanzia hanno vissuto in una società patriarcale. Il padre, il marito non è al loro fianco, ma alle loro spalle, ombra invisibile, astratta; eppure onnipresente. Quando si domanda loro — parlo sempre di quelle sulla cinquantina — perché mai, unica in Europa, la donna svizzera non abbia ancora ottenuto il diritto di voto, può anche capitare di sentirsi rispondere che non si tratta di un problema di grande importanza. Anche le più emancipate comunque non se la prendono con l'arretratezza delle leggi elvetiche in materia elettorale; cercano anzi di spiegarla. « La nostra esclusione dal voto — dicono — dipende dal fatto che siamo la più antica democrazia di Europa ». E in un certo senso hanno ragione. Il primo nucleo della libera Svizzera nacque infatti nel 1291 sul pascolo alpestro di Gruetli dove i rappresentanti dei tre Cantoni montanari di Svitto, Uri e Unterwalden si giurarono alleanza contro la minaccia incombente del Duca d'Austria; qualcosa di simile a quanto era successo un secolo prima a Pontida dove gli esponenti delle città lombarde si era no coalizzati contro il Bar barossa. Il fatto che la Le ga elvetica, a differenza di quella lombarda, fosse nata in alta montagna contribuì senza dubbio a tutelarla dagli appetiti degli imperi limitrofi; ma nello stesso tempo quella corona di picchi e ghiacciai la rinserrò in un freddo isolamento montanaro, congelò molte sue tradizioni che si son mantenute inalterate attraverso i secoli. La più importante di queste tradizioni è quella della « democrazia diretta », la discussione dei problemi locali sulla piazza del paese con la partecipazione di tutti i cittadini di sesso maschile. In certi paesini di montagna questa tradizione sussiste ancora: quando c'è da prendere una decisione in materia di pascoli, di boschi, di bestiame, di acque, gli uomini si mettono in costume, si radunano in piazza e lì discutono, votano, nominano, decidono, talora fra la stupita curiosità dei turisti stranieri convenuti fin lassù proprio per assistere alle sedute di quel parlamento valligiano. In tutto il resto della Svizzera questa antica tradizione ha assunto la forma del referendum popolare. I consigli comunali, quelli cantonali, lo stesso Parlamento di Berna allo svizzero non bastano. Per le decisioni di una certa importanza vuol pronunciarsi di persona, dire direttamente la sua propria opinione come avveniva cinque o seicento anni fa. Ora, poiché la questione del voto alle donne è senza dubbio molto importante, la Costituzione svizzera stabilisce che il Parlamento ( il quale, nella sua attuale composizione, il voto alle donne lo concederebbe immediatamente e con netta maggioranza) non basta; impone rigorosamente il referendum. Limitato, secondo i principi tradizionali, agli elettori di sesso maschile. Gli uomini e soltanto gliuomini, dunque, debbonodili Xrmidtqrpen«VtimctaduIf'cc«crnssslggddiu3èdtiucvqgmnd stati interpellati, gli uomini svizzeri hanno risposto di no. C'è anzi da meravigliarsi che questo « no » sia stato sempre meno massiccio e schiacciante di zera francese — i voti favorevoli furono addirittura in maggioranza. Probabilmente se altri popoli euro pei fossero chiamati ad una simile votazione i risultati non sarebbero molto diversi. Per quanto importante la questione del voto non è che un aspetto di una legislazione improntata nel suo complesso a principi non meno antiquati di quella italiana. Così in materia di patria potestà il codice svizzero è, sì, teoricamente più equo del nostro in quan deeidere se concedere o noi il voto alle donne. Come se i nobili della corte di Luigi XVI e soltanto loro avesse- ro dovuto decidere se am- mettere o no la borghesia, il terzo stato, al governo della cosa pubblica. Infat- ti, tutte le volte che sono | quanto si potrebbe suppor-1re; all'ultimo referendum,'per esempio, un terzo degli elettori, dando prova di Jnotevole maturità, votò i«sì» e in tre Cantoni — Vaud, Neuchàtel, Ginevra, itutti appartenenti alla Sviz-1io afferma che « durante ili • • ... matrimonio i genitori eaer- citano inaiente la patria po-testa», ma subito dopo sjaffretta ad aggiungere che ;divorzio «per colpa» |jj uno dei due coniugi è in-Ifatti nrpviato sinché miellr.'consensuale /oonLo dei consensuale. « Ognuno d«« in caso di disaccordo decide la volontà del padre ». Anche in materia salariale le sperequazioni sono nette : il principio « uguale salario per uguale lavoro » si può dire venga applicato soltanto negli uffici federali. Nell'industria, nell'artigianato, perfino nell'insegnamento il compenso della donna è inferiore a quello dell'uomo, e non di poco in media si può parlare di una differenza di circa il 30 per cento. La legislazione elvetica è invece molto più elastica della nostra in materia matrimoniale perché ammette il divorzio e lo ammette con una certa facilità. Oltre al coniugi può chiedere il di vorzio — dice il codice — quando le relazioni coniugali siano così profondamente turbate e scosse che non si possa ragionevolmen te esigerne la continuazio ne ». Fino a venti anni fa questa elasticità si risolve-va però a tutto vantaggio della donna. « Una volta era quasi sempre l'uomo, il marito, a chiedere il divorzio », ci ha detto l'avvocatessa Hélène Thalmann Antenen che esercita la professione a Berna e presiede un movimento per l'eman-cipazione femminile. Le donne, le mogli anche quan- do erano angariate da ma-i riti dispotici o infedeli chei volevano rompere il vinco-j o matrimoniale, ricorreva-! no quasi sempre a lei per opporsi al divorzio non tanto per attaccamento alla fa- ] miglia quanto per compren-t sibili preoccupazioni econo- jmiche. « Non ho un mestie-1 re, non so far nulla — ripetevano quasi tutte — cosa potrò fare se resteròsola? ». Oggi la situazione è pro¬ fondamente mutata, le proporzioni tendono a invertirsi. Le donne che lavorano, economicamente indipendenti, sono sempre più numerose, e pertanto quando un matrimonio si rivela irrimediabilmente sbagliato, non hanno più timore deldivorzio, anzi in molti casi sono esse stesse a chiederlo. Il colpo più duro, alle antiche tradizioni elvetiche,lo sta arrecando l'attuale boom economico. Tutte le fabbriche lavorano a pieno regime, come motori impazziti, la manodopera non basta, la Svizzera ha bisogno di lavoratori italiani, spagnoli, francesi, greci. E delle sue donne. Di anno in anno, di mese in mese il numero delle donne svizzere che lasciano il focolare Per entrare in fabbrica o ir. ,,ft-, oi t„ . ,:i |» utocio si fa più rilevan-te- Esiatou° ormai intereindustrie che si servono esclusivamente di manodopera femminile; negli uffici poi gli uomini costituiscono quasi un'eccezione. Complessivamente le donne che esercitano un mestiere o una professione sono il 29,7 per cento della intera popolazione lavoratrice; una proporzione quasi analoga a quella di Milano (31,6), davvero eccezionale se si pensa che comprende anche le zone rurali, le vallate, le montagne. Una rivoluzione silenziosa che ha trasformato la donna svizzera anche esteriormente. Queste ragazze di venti anni che escono dall'università e dagli unici, che leggono con disinvoltura la pubblicità sugli antifecondativi pubblicatadai Somali, hanno gli stes- sl capelli biondastri, lestesse Suance arrossate,talora anche ,e stesse cam, cette traforate delle loro,. ., madri. Ma ì loro gesti, il loro modo di guardare e di muoversi non fanno più pensare alla marmellata di fragole. Oltretutto non sono mai sole. Al loro fianco ~ e5™tl°' *ìfL«^l un "Oi, friend, un fidanza to un marito al quale parlano con disinvolta franchezza, c'è sempre un giovanotto, , hanno gw concesso. Gaetano Tumiati da pari a pari. A giudicare dall'aspetto e dall'atteggiamento questi uomini delle ultime leve, il diritto di voto, alle loro compagne glielo

Persone citate: Gaetano Tumiati, Luigi Xvi