La «Marion» di Jules Massenet diretta da Gianandrea Gavazzali

La «Marion» di Jules Massenet diretta da Gianandrea Gavazzali Una fedele esecuzione del melodramma ottocentesco al Nuovo La «Marion» di Jules Massenet diretta da Gianandrea Gavazzali Protagonista Maria Luisa Barducci con Alfredo Kraus e Scipio Colombo - Molte chiamate Si sa che ogni artista deve essere nuovamente ridiscusso dalle successive generazioni, siano le sue opere o alcune di esse nhbliate o ricordate. Anche Massenet, dunque. II presente momento del gusto non è propizio alla benevolenza verso la sua arte, forse neppure all'equanimità. E' perciò doveroso e necessario, nel cogliere ciò che fu suo, metter da parte le tendenze di oggi e quelle del suo tempo, (morì cinquantadue anni or sono). La rappresentazione iersera della Manon e le repliche offrono agli ascoltatori attenti una sufficiente occasione di ripensamenti. Sufficiente, perché, a ben riguardare. Manon (1884), e Werther (1886, ma rappresentato nel '91), recano fra le altre sue partiture, snelle per l'Opéra-comique o copiose quelle per l'Opera, più numerosi, chiari e precisi i suoi accenti e i suoi limiti. Osservando innanzi tutto la consistenza melodrammaturgica di quelle due opere, si nota che un vero e proprio dramma animò soltanto le persone di Manon e di Des Grieux, di Werther e di Carlotta, e che l'ambiente sentimentale della seconda coppia è meglio determinato. In entrambi i casi le opere risultano frammentarie, discontinue, zeppe di superfluità e di superficialità; tali, per esempio, tutti i cori nella Manon, i quali non sono da classificare in astratto e retoricamente « parti convenzionali », ma parti senza vigoria. Nella Carmen, per restar nell'ambito francese, ogni pagina, seppur formalmente «con venzionalmente » foggiata ha la sua ragion d'essere, quale e dove è. Nella creazione musicale di quelle coppie sta il meglio della liricità di Massenet procedente con l'intensità e la coerenza della psicologia. Quando Manon appare, ecco, al futile cicaleccio dei coretti succede un'essenziale espressione di grazia, di astuzia, di civetteria, di desiderio, che si svolgerà a mano a mano, si cangerà, si rinnoverà, incerta fino alla catastrofe. Musicalità rivelatrice d'una intimità psichica. Meno originalmente concepito e immaginato, ca suale nell'iniziale coup de fon dre, Des Grieux risente del l'amorosa musicalità della sua amante, conquista lentamente una sua entità affettiva. Nel confronto, il sentimento di Werther è molto più liricizza to. La vocalità espressiva del la frase massenettiana, o me lodlosamente spiegata, o ai) passionatamente slanciata, o recitativa, arcuata a nota sillaba sempre congiunta con una gentilissima armonia, nessun'altra somiglia. Non è scarso pregio e titolo nella storia dell'arte. L'accento proprio di Jules Massenet fu lo charme, quasi femminino nella rara gioia, nella frequente tenerezza malinconica, perfino nell'affanno A qupsta cordialità corrispondeva una fisica sensibilità carezzosa. Quasi giustamente qualcuno attribuì a «Jules le Bion Aimo » l'invenzione delle caresses vocales, analoghe a quelle strumentali, anch'esse tenui, soavi, talvolta sensuali. t tenori e le soprano, assitofntti ai modi di Gounod, di Thomas, di Delibes, per nominare i maggiori melodisti francesi nella seconda parte dell'800, dovettero in parte rinnovare la loro tecnica nel render servigio a Massenet, accentuare la duttilità e la fluenza dell'elegante dizione discorsiva, cercare vibrazioni più segrete, e, soprattutto, com'era imprescindibile, adeguare il carattere della voce a quello della musicalità; 'ocalità francese, ben declamata, ma anche, s'intende, vocalità italiana, leggiadra, vellutata, un poco scura, carezzosa, sussurrante, delicata nei portamenti... La « lettera... il piccol desco... il sogno... La mano tua... », Caruso, Gigli, Schipa, e quanti minori, e quanti dilettanti, can tavano «col cuore»! Questo, lo stile, momento storico. Puntuale, pulita, linda, risultò la concertazione orchestrale del maestro Gavazzeni, e die risalto al fervore dei motivi, (parve a taluni maldicenti contemporanei che Massenet usasse il Leitmotiv, e però lo irrìsero col motto «Mademoiselle Wagner»), alla morbida varietà degli impasti, specialmente toccanti, quelli lignei. Ed esatta, corretta, riuscì anche la vocalità dei personaggi di Manon e di Des Grieux, la quale, pertanto, parve difettosa allorché più spiccano i caratteri stilistici dianzi accennati, la leggiadria, la malia, l'intimità, l'affettuosità, infine il piacere nel canto e del canto. Il che non implica istigazione o compiacimento del romanticume, ma soltanto mira all'intendimento e all'attuazione delle proprietà artistiche d'un musicista. Era protagonista la giovanissima Maria Lui sa Barducci. che ha voce sopranne chiara e svelta, e seni bra promettere lo sviluppo del la sensibilità drammatica. Ac canto le erano, come Des Grieux, Alfredo Kraus il ben noto tenore che fraseggia con sicura ampiezza, e Scipio Co lombo, efficace baritono, nella fisLltSRCn figuretta, utile all'intreccio ma sommariamente abbozzata, di Lescaut. Bene scelti e inquadrati nella concertazione, Lorenzo Gaetani, Armando Benzi, Emilio Salvoidi, Margherita Pogliano, Rita Marchina, Ghise Gerbino, Carlo Porta, Pier Luigi Latinucci, Luigi Palchetti, concor¬ sero alla riuscita armoniosa e disciplinata della parte musicale. Allo spettacolo, immune da arbitrarietà irritanti, ma piacevole e vivace, provvidero per la regia Gianrico Becher. per le scene Nicola Benois, per la coreografia Grazioso Cecchetti, e per 1 costumi Maria Luisa Loiodice. Molte chiamate al maestro Gavazzeni, al maestro del co ro Mario Tagini ed ai cooperatori. A. Della Corte Un foltissimo pubblico ha assistito ieri sera alla « prima » di « Manon ». Le repliche avranno luogo domenica alle 15,30 e martedì alle 21. La soprano Maria Luisa Barducci (Manon) e il tenore Alfredo Kraus (Des Grieux)