Contrasti fra difesa e accusa sulla macchina da scrivere Stamane l'avvocato di Renata Lualdi parla contro Ferrari

Contrasti fra difesa e accusa sulla macchina da scrivere Stamane l'avvocato di Renata Lualdi parla contro Ferrari IL PROCESS EL « BITTER » SI AVVIA ALLA CONCLUSIONE Contrasti fra difesa e accusa sulla macchina da scrivere Stamane l'avvocato di Renata Lualdi parla contro Ferrari Ieri i giudici hanno ascoltato l'ultimo dei 154 testimoni - E' il torinese Aurelio Ghio, consulente grafologo in difesa del veterinario - L'esperto ha sostenuto che ia lettera spedita assieme all'aperitivo avvelenato non è stata scritta sulla «Olivetti» del municipio di Barengo - Vivace polemica con la professoressa Maria Viotti-Sturlese, che nella perizia di ufficio afferma il contrario - Oggi brevi chiarimenti del professor Chiozza sulla stricnina; poi l'inizio delle arringhe - Parlerà per primo il legale della vedova che se costituita parte civile (Dal nastro inviato speciale) Imperia, 5 maggio. Il dibattimento è chiuso: trenta udienze pubbliche, quattro a porte chiuse, sette confronti in aula, centocinquantaquattro testimoni, nove periti e controperiti, mille pagine di verbale. Questo, in cifre, il bilancio del processo contro Renzo Ferrari, il veterinario di Barengo accusato di veneficio. Bilancio provvisorio, s'intende, perché domani incomincia il match rielle toghe che prelude alla sentenza. Altre sedute, altre ore ed ore intorno al «bitter» più amaro del secolo, e più. assurdo: fin qui, tutto" sommato, in aula, se n'è parlato per centosessanta ore. Ma quando tutto sarà finito il gruzzoletto del tempo speso a esplorare in tutte le sue dimensioni l'enigma di quel dannato aperitivo sarà di molto cresciuto. Ed eccoci all'udienza di quest'oggi, un'udienza calma fin troppo. Ci s'aspettava l'urto polemico tra due concezioni opposte in materia di macchine per scrivere: da un lato il controperito Aurelio Ghio, dall'altro la signora perito d'ufficio, Maria Viotti-Sturlese. Ma lo scontro non c'è stato, solo imbronciati, reciproci chiarimenti: ciascuno è rimasto strile sue posizioni, la perita genovese convinta e sicura che la macchina «Lexikon 80» batté sotto i propri tasti il messaggio incriminato; il controperito torinese convinto che la macchina non è quella indicata dall'accusa, e incerto persino che si tratti d'una «Lexikon 80 ». Il presidente ha voluto puntualizzare queste conclusioni, e si è rivolto con autorità alla signora Viotti-Sturlese: € Lei signora, ha giurato. Lei si rende ben conto dell'importanza di quello che affermai Lei vincola la sua coscienza a quest'affermazione, signora: Ita riflettuto bene sulle conseguenze di quanto ha dichiarato? E' dunque sicura che la lettera incriminata usci da quella macchina per scrivere del comune di Barengo? ». « Si, sono sicura. Lo scritto uscì da quella macchina. La mia. coscienza è tranquilla». « Beata lei! », ha fatto eco l'avvocato Luca Ciurlo, difensore, cui nei prossimi giorni tocche rà rii alzarsi e rii sostenere che in questo processo di certezze non ve n'è proprio quasi nes sima. Sono state le ultime pa mie riel dibattimento, il mesto viatico all'imputato nel mo mento in cui il presidente, chiuse le pagine dei voltimi processuali, s'accinge a dar la parola ai patroni. Stamattina, Renzo Ferrari appariva stanco, depresso. Sovente portava un fazzoletto alla bocca, torcendosi per il riolore che gli dà un molare cariato. Il controperito Aurelio Ghio ha cercato di dargli un po' d'aiuto, per quanto possibile: ma le sue tesi, dobbiamo pur dirlo, hanno trovato accoglienze piuttosto scettiche ria parte della Corte. Salito al Pretorio, il Ghio spiega innanzitutto che le macchine per scrivere soffrono rii predisposizioni organiche a certe anomalie, le une colpiscono la macchina fin dall'origine, e cioè dalla loro concezione, e sono queste le «tare di progetto»; le altre colpiscono le macchine nelle loro serie successive, e sono le « anomalie seriali ». Le prime sono insite, per dir cosi, in ogni modello che si presenta sul mercato. Ghio — ATon è una novità. Lo ammette la stessa ditta produttrice! Presidente — Mi sembra strano che l'< Olivetti » ammetta che escano macchine tarate... Ghio — Ho parlato con dei tecnici, per esempio con il signor Ercole Cattaneo, della «Olivetti » di Ivrea: lo ammettono anche loro. Se si potesse chiamarli a testimoniare, signor presidente, potrebbe riceverne con/erma. Presidente — Mi sembra un po' paradossale che dei tecnici della. < Olivetti» vengano qui a dirci: € Sì, è vero. Le nostre macelline, eccetera...». Io mi metto nei suoi vanni, signor Ghio, però, mi consenta... In sostanza, il controperito Insiste a dire che le « Lexikon 80» hanno il vezzo di lasciar muovere il nastro nel momento in cui il tasto vi picchia sopra, e ciò produce variazioni notevoli nell'inchiostrazione delle lettere; inoltre, altro -'ezzo, le due lettere « a » eri « n » comparirebbero all'.ancate in modo anomalo. Perciò, nella parola analcolico, che compare sovente nello scritto di accompagnamento del «bitter», la signora perito sarebbe incorsa in un grave errore attribuendo questa somiglianza a un difetto specifico della « Lexikon SO » di Barengo. Altre critiche riel controperito: la signora Viotti-Sturlese, partita dalla premessa che lo scritto incriminato sarebbe uscito dalla macchina incrimi- nesmrlvivsmienntpm«l«« o n r a e » n a , a a e e - nata, ha proceduto nei suoi esami con estremo semplicismo. Ha infatti battuto sulla macchina del comune di Barengo un testo uguale a quello che giunse al povero Allevi, e poi ha messo a raffronto i due dattiloscritti: li ha trovati identici, e da ciò ha conseguito che sono usciti dalla medesima macchina. Si sarebbe dovuto, secondo il Ghio, lavorare alla cieca: esaminare lo scritto incriminato e risalire alla sua origine, ribattendo il testo su molte macchine rii diverso tipo, per poi concludere, eventualmente, che si trattava d'una « Lexikon », e in modo particolare che si trattava di quella « Lexikon ». Presidente — Non si sarebbe finito mai. Quante sono le «Lexikon» prodotte nel 195!,? Ghio — Sono diciannoveventi o ventun mila: ho qui i dati della produzione. Signora Viotti Sturlese (intervenendo dalla seggiola dietro il banco degli avvocati dove siede accanto al marito) — Non è esatto, sono 8.50 r. ilo. Me lo ha detto un tecnico della « Ofirefti ». Piccolo battibecco tra perito e controperito: rat. il presidente placa la burrasca. In fondo, ventimila oppure otto centomila, sono sempre tante per andarle a cercare tutte. Non è questo il problema: è un altro. Dice il controperito Ghio che è quasi impossibile da uno scritto risalire alla macchina, e perciò la fatica della signora Viotti Sturlese sarebbe stata, a dire poco, vana. Ghio — Molti autori negano addirittura che sia. possibile identificare con certezza le macchine per scrivere attraverso l'esame di uno scritto. P. G. — A meno che non vi siano anomalie eccezionali, immagino! Ghio — Appunto. Giudice popolare — Lei, nella sua carriera, ha fatto perizie di riconoscimento di macchine i'Cr scrivere attraverso l'esame dei dattiloscritti? Ghio — ATe farò almeno una quindicina all'anno, per incarico del Tribunale. Ma confermo che in poche occasioni ho potuto dare risposte certe. Aurelio Ghio esce da una famiglia di periti: suo padre ebbe in mano le sorti d'un di lemma giudiziario tra i più famosi, il caso Canella-Bruneri o Bruneri-Canella, che appassionò generazioni di lettori. Proprio a lui doveva toccare di ammettere pubblicamente che queste indagini peritali si compiono nel segno dell'incertezza ! Presidente — Lei, poi.avrebbe commesso alcune irregolarità nel procedere ai suoi esami. Per esempio, dice d'aver pulito i tasti, di aver cambia to il nastro della macchina sotto sequestro, e ciò in violazione delle norme che rego lano questa materia. Lei ha compiuto, così, un'immutazio ne nelle cose del processo. In questo modo, se noi adesso dovessimo ordinare una superperizia, ciò non sarebbe più possibile, perché la macchina non si trova più nello stato in cui fu acquisita al processo Come spiega? Ghio — Avevo il permesso del giudice istruttore, credevo che la pulizia dei tasti fosse lcntdrspmdcccu«mdbtsvhpbtttagqc a e ù . e e i r a a n o ù a o o o e lecita anche senza una speciale autorizzazione. Il nastro non lo cambiai: solo, l'ho voltato, per vedere che risultati dava la scrittura... Presidente — Non le getteremo la croce addosso per questo. Lei è un tecnico di valore per le macchine per scrivere, ma non c esperto di procedura penale. Però ammetta clic lei ha compiuto delle piccole immutazioni. Ghio — Ma l'immutazione è continua, signor presidente, in una macchina per scrivere. La «Lexikon 80» su cui batté a macchina l'anonimo mittente del bitter, ammesso che abbia battuto su quei tasti, è diversa titilla «Lexikon» su cui batté la signora Viotti Sturlese, e. diversa anche da quella su cui ho battuto io! Presidente — Sì, ma con la pulizia dei tasti, con il cambio del nastro si sono ottenute inchiostrazioni più accentuate, sicché le anomalie notate dal perito non risultano al suo esame, e ne risultano invece delle altre... P. G. — In ogni modo, signor Ghio, anche dopo le operazioni compiute da lei su quella macchina, certe usure nei caratteri continuano a comparire. Lo abbiamo notalo qui in udienza! Come spiega! Il contro perito spiega che non sarebbero vere e proprie usure, ma semplici difetti, alcuni connaturati alle «Lexikon», altri propri alla serie, altri in fine causati dalla stessa persona scrivente, con il battere più o meno accentuato sui ta sti. E qui, per sanare il con trasto, o per aprirlo anche di più, si chiama al pretorio la signora Viotti Sturlese, che va a sedersi al fianco del Ghio. Viotti-Sturlese — Non sono d'accordo con il signor con troperito su quelle ch'egli definisce le anomalie di serie. Ho battuto a macchina lo stes so testo su molte altre «Lexikon 80 » e non ho riscontrato alcuna anomalia. Perciò, i di fettì che ho riconosciuto nello scritto, incriminato sono ca ratteristici della macchina di Barengo! Ghio — La signora perito ha compilato una tavola delle simiglianze, in cui ha posto in evidenza tutti gli elementi che sono simili nello scritto incriminato e. nello scritto di comparazione ottenuto con la «Lexikon» di Barengo. Io ho fatto, invece, la tavola delle dissimiglianze! Sono molto più numerose le dissimiglianze che le simiglianze! Viotti-Sturlese — Io ho usato l'ecatoscopio! Lo scritto incriminato e lo scritto di comparazione, ottenuto dalla «Lexikon » di Barengo, coincidevano alla perfezione. Non ho notalo alcuna dissimiglianza! Proprio nessuna! Di più: la signora ViottiSturlese, a sentire il controperito, avrebbe fatto la sua perizia senza possedere gli strumenti d'alta precisione che sarebbero necessari a quest'indagine. Per esempio, il microscopio comparatore. Con questo apparecchio, il Ghio avrebbe fotografato, ingranditi molte volte, gli scritti in discussione, ottenendo la riprova che non coincidono affatto. Ma qui la signora Viotti-Sturlese ha pronto un colpetto all'indirizzo dell'avversario. Viotti-Sturlese — Come le hcldmvpcPGpuppusmcn ha fatte queste proveT II microscopio comparatore, lei,non lo ha nemmeno, nel suo studio! Glielo faccio vedere io un microscopio comparatore! (Avanza verso il presidente e porge le fotografie d'una specie di osservatorio riel monte Palomar). Presidente — Lei, signor Ghio, questo microscopio comparatore ce l'ha! Badi che c uno strumento molto costoso, privati non sì possono certo permettere di queste spese. E' uno strumento da istituti scientifici! Ghio (imbarazzato) — Veramente, io ho un vecchio microscopio che mi ha lasciato mio padre. Mi va ancora benissimo, s'intende, ma è un po' antiquato, certo! Cose di trent'anni fa. Ma ho il proiettoreingranditore! Viotti-Sturlese —- Che c'entra? Io dico che lei non ha fatto gli ingrandimenti con il microscopio-comparatore, e così non ha potuto mettere in evidenza le caratteristiche dei due scritti con la precisione che si ottiene con questo strumento. Io le ho fatte, queste prove, signor presidente: ecco le fotografie. Come vede, i due scritti, quello incriminato e quello di comparazione, collimano perfettamente! In sostanza, il Ghio deve rassegnarsi a lasciare che nel verbale d'udienza sia scritto che le sue prove egli le ha compiute con un vecchio microscopio (quello che indagò nei misteri di Cartella e Bruneri), che solo la pietà filiale gii consente di definire «comparatore » in quanto anche suo padre lo usava per queste operazioni: in realtà, lo strumento che scientificamente porta, a giusto titolo, questo nome è un altro, e lo ha usato la sua avversaria. Dato atto della buona fede del controperito, si va alle conclusioni. Presidente — Insomma, signor Ghio, lei esclude che lo scritto anonimo incriminato sia uscito dalla «Lexikon» del comune di Barengo? Ghio — Ritengo di poterlo escludere. Presidente — I consulenti tossicologici della difesa a proposito della stricnina sono stati più possibilisti di lei. Ghio — ilfa qui è in discussione una macchina per scrivere, e io, come ho detto, mi fondo su quel che dicono autorevoli studiosi della materia nei loro trattati. Un giudizio assolutamente sicuro d'identifìcazione del mezzo meccanico attraverso l'esame d'uno scritto non à possibile. Presidente — Tutto è relativo: se non è possibile l'identificazione, non sarà possibile neanche il suo contrario. E lei, signora Viotti-Sturlese? La. signora, come abbiamo già detto in principio, ha riconfermato, invece, in piena sicurezza e tranquillità di coscienza, che lo scritto fu battuto sui tasti della « Lexikon 80 » del comune di Barengo, esattamente come sostiene la pubblica accusa. Domani, ultima appendice al dibattimento: il prof. Giorgio Chiozza, perito tossicologico d'ufficio, presenterà le sue controrepliche scritte alle violente critiche a lui mosse dai consulenti professori Tappi e Beccari. Poi, sarà data la parola all'avvocato Settimio Bruna, che. s'è costituito parte civile nell'interesse dei figli minorenni di Tranquillo Allevi e di Renata Lualdi. Gigi Ghirotti cdldaprsictdsfqd Il dott. Renzo Ferrari scende dal cellulare davanti al Tribunale di Imperia (t. Moisio Aurelio Ghio, per la difesa, e la signora Sturlese-Viotti, perito d'ufficio, ieri in aula durante il contraddittorio per le rispettive perizie sulla ietterà dattilografata che accompagnava il «bitter» avvelenato (Telefoto Moisio) Il presidente Pietro Garavagno, che si è rimesso da una leggera indisposizione, arriva alla Corte d'Assise di Imperia accompagnato dalla giovane figlia (Tel. Moisio)

Luoghi citati: Barengo, Imperia, Ivrea