Bach all'Auditorium con l'orchestra di Monaco

Bach all'Auditorium con l'orchestra di Monaco Bach all'Auditorium con l'orchestra di Monaco Grande pubblico per « La Passione secondo S. Giovanni » Da. parecchi anni non si riudìva La Passione secondo San Giovanni di Bach. E' stata riesaguita iersera nell'Auditorium Rai per i soci dell'Unione musicale da un coro e da un'orchestra di Monaco e da solisti tedeschi, diretti da Karl Richter. La ripetizione non esime dal parlarne. Le belle opere più intimamente si rivelano a chi le riosserva, ed infatti lo studio degli esperti instancabilmente le illumina. Rinnovandosi, le impressioni confermano la concretezza dell'espressione, quale ne sia la forma, la tecnica. A nessuno: crediamo, fra gli uditori esperti e disposti avviene di distrarsi per delusione o stanchezza. Come certe fughe vocali o strumentali, la cui composizione fu un atto della scienza più che della commossa fantasia, così taluni pezzi di questa Possio?ie incatenano l'attenzione con vincoli logici più che sentimentali; e si riscrive « più » e « che >, in quanto un latente quid sentimentale era. certamente insito nel meccanismo; altrimenti s'avvertirebbe un disincantante scolasticismo. Ed è il caso del primo coro. Nel congegno cont rsppuntistico palpitano stati d'animo, esaltazione, invocazio ne, e se ne colgono qua e là i toni inneggianti o supplici, bellissimi. D'altra parte si am mette che né questo né. altro coro della San Giovanni è po'tente, quanto quello che inizia la San Matteo. E l'ammissione riconduce a riflettere su due fatti: uno, il testo evangelico, compilato, anzi raffazzonato dallo stesso Bach, gli suggeriva una visione della Passione meno veemente di quella tragica evocata da Matteo, quindi un canto meno intenso di quello che potenzia appunto la. Matthàuspassion: l'altro, l'inesperienza di Bach trentottenne nell'organare un tanto vasto dramma, o melodramma in senso lato, numeroso negli episodi, nei personaggi. Aveva, si, allora, 1723, intonato molte cantrte, e drammatizzato i sentimenti o del Peccatore, rappresentativo di tutti i peccatori, o della vita angustiata, o della morte liberatrice, e vìa dicendo; ed anche s'era esercitato, specialmente a Kòthen, nell'eloquenza strumentale. Bisognava ora riassumerete esperienze in una | zs«pdDtvèèz1molteplice e smisurata rafflgu- razione. La riuscita non avveri- no totale. Ma il tesoro delle'pagine sopravvenute con i successivi rifacimenti non sollecita indulgenza. Accenti teneri o aspri sono sparsi anche nelristruméntazione. Si ripensi alla, felice scelta, al contributo emotivo degli istrumenti, i qua- li solisticamente duettano, per così dire, con le solistiche voci umane 't-, i= ™*c Da naie, dunque, la mae- stria e la tecnica, hanno dram- matico risalto quasi tutti i co- rali. nei quali la commossa e austera monodia luterana si:propaga; e sembra che non (quattro voci armonisticamente:si associno, ma una moltitu- ' aj.._i„. ™„ \dine perplessa e fiduciosa me- diti e intoni il pentimento e la preghiera. Pure spiccano molti recitativi, e ancora una volta si osserva come Bach [abbia rinvigorito e drammatiz- zato quella forma, sciattamente usata dagli operisti di solito frettolosi. E si ammira il pronto trapasso dal recitativo al- 1 arioso in due superbi episodi: la flagellazione di Gesù e ilpianto di Pietro. Disgregata sembra la prima parte dell'oratorio, compatta invece la seconda, dove cori accompagnati, recitativi ed ariosi ed arie si susseguono con spaziosa coerenza. Dopo la vigorosa «similitudine» della citata flagellazione l'arioso del Basso « Considera, anima mia» s'espande, mirabile contemplazione spirituale; le tormentate immagini del sacrifìcio di Gesù si riflettono strazianti nelle inconsuete strane modulazioni; pagina fosca, oscura, che prelude alla pietosa evocazione delle piaghe e | della speranza nella divina grazia. E via via altre bellezze, nel crudele « Cruciflggilo », nella pesantezza della severa «legge», fino al Ruth wohl, «Riposate in pace». Diretta, come s'è detto, dal maestro Richter, la Passione è stata eseguita da i solisti Ursula Buckel, Herta Tòpper, Lothar Ostenburg, Kieth Engen, tutti bravi, efficienti, precisi, e bravissimo il tenore John van Kesteren nell'impervia tessitura declamatoria dell'Evangelista. Nell'orchestra poco numerosa con parecchie istrumentiste d'arco, spiccavano i flauti agili e delicati. Il direttore, che toccava il cembalo, aveva egregiamente concertato anche i circa 70 coristi, dalla fonica robusta e resistente. Uà buona esecuzione ottenne gli unanimi e calorosi applausi dal pubblico straripante. a. d. c.

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