Come il milanese vede Torino, Roma e Genova di Arrigo Benedetti

Come il milanese vede Torino, Roma e Genova Come il milanese vede Torino, Roma e Genova Milano, maggio. La città intiera verso le cinque del pomeriggio aspetta che succeda qualcosa c la tensione cresce fino a dare un senso di sofferenza. Sui marciapiedi non c'è più posto, le automobili procedono lente, nei bar le macchine distillano la spuma gialla del caffè espresso. In alto, i' ciclo azzurro è percorso dalle nubi che fanno venire in mente la Brianza, i laghi. Escono le nuove edizioni, strillate in Galleria, davanti alla Scala, a San Eabila. Quasi sembra che i milanesi vogliano essere convinti che dei fatti straordinari sono vicini. Quanti punti interrogativi campeggiano nelle prime pagine! Gli strilloni azzardano brevi corse, tagliano la folla, tornano alla base, dov'è il mucchio delle copie, i cui titoli, fortemente inchiostrati, eccitano le immaginazioni. I lettori danno uno sguardo al giornale, comprato per appagare la sete di novità: la notizia sbalorditiva non c'è tutte le sere. La rapina di via .Monte Napoleone è un ricordo, i rapinatori sono chiusi sotto chiave; però, s'è soddisfatti lo stesso d'un attimo d'illusione. Il sentirsi circondati d'attualità spinge verso l'avvenire. « Nuovi particolari...». Sborso le cinquanta lire: un modo per aderire all'eccitamento generale di cui ignoro il motivo. Fra poche settimane, come succede ogni anno, rinfrescherà, l'estate è ancora lontana; invece, ora, sembra già cominciata. 1 milanesi se ne esaltano Dallo sfondo grigio, emergono i colori degli abiti e delle merci, dei manifesti pubblicitari. Da un'atmosfera per tanti mesi ovattata di nebbia, vengono fuori i clamori della bella stagione: quelli del carosello automobilistico, crede del famoso carosello tranviario intorno al sagrato; delle campane invitanti alle funzioni, delle conversazioni febbrili c indignare. « Le dico io ciò che avverrà se il governo non provvede... ». « Qui si lavora... ». « Qui si pagano più tasse che in tutto il resto dell'Italia... ». « Sere fa. nel ridotto della Scala, la contessa rj mi diceva... ». Milano a primavera esplode come i paesi dell'Europa settentrionale liberati dal gelo. Appena 10 smog s'attenua, • sentimenti per tanti mesi umiliati, trovano finalmente un nutrimento: colori, odori, rumori. Il clima eccita ad affermare un primato. Si è orgogliosi d'essere in una città differente da tutte le altre città italiane. L'altra Italia è un paese imprecisabile ma talvolta, ad ascoltare i milanesi, si ha l'impressione che cominci subito dopo Ciniscllo, Lodi, Linate. Un posto abitato da uomini che sono l'antitesi del milanese: di quello nato dentro i Navigli, di tutti gli altri venuti da lontano e assimilati. Un tempo, quando era ancora vivo il ricordo di Torino capitale, i milanesi forse diffidavano meno dell'altra Italia, quella in cui la politica conta più dell'industria, del commercio, della finanza, e se allora non dispreizavano la vita pubblica accadeva perché gli sembrava d'averla data in appalto a dei rispettabili vicini. Oggi che s'identifica con Roma, la politica sembra un'attività immonda, a cui certi italiani si dedicano per fare un dispetto a Milano. Non importa che molti lombardi siedano in Parlamento e siano nel governo: sono dei contagiati. La nazionalizzazione dell'energia elettrica, 11 cui ricordo col tempo non s'attenua, è stata voluta da un gruppo di persone che volevano umiliare Milano. A un anno di distanza, si scopre che molti milanesi, o almeno quelli che hanno l'abitudine di parlare ad alta voce, tenevano alle società elettriche non meno che alla Scala. Noi creiamo, Roma nazionalizza; Milano accumula ricchezze, l'Italia 1» dissipa. La ferita dolc ancora, e certi ritardi governativi nei pagamenti paiono colpire solo le vedove, gli orfani, i pensionati: i piccoli risparmiatori lombardi nei quali il ricordo di Giacinto Motta è ancora vivo. Quando l'interlocutore obietta: «Ma ignoravate che, per legge, l'energia elettrica un giorno sarebbe diventata dello Stato? » la risposta suona all'incirca come segue: « Sì. lo sapevamo, ina pareva impossibile che Roma avesse il coraggio di fare un torto così grave a Milano ». Milano è gelosa delle sue iniziative. Dieci anni la. il direttore d'un periodico venne invitato a palazzo Marino dal professor Ferrari, allora sindaco, il quale con molta cortesia gli disse: « Sento dire che vogliono trasferire il suo giornale a Roma... ». Ormai, si era deciso di non farne di nulla, ma l'editore aveva parlato in gito del trasfc rimento c il sindaco se ne pre occupava e si dichiarava pronto a intervenire per fare si che una cosa milanese non corresse il ri- schio d'essere usurpata da Roma. E' una disgrazia non essere miancse di nascita o almeno d'adozione; un'assurdità lasciare Milano, trasferirsi altrove in una Italia considerata tutta provinciale, non beneficata dalle risorse della metropoli tentacolare. « Mi hanno detto che lei va stare a Roma?» uno si sente mormorare. Lo scrutano, aspettano la sdegnosa smentita. Impossibile vivere senza la Scala, senza la Madonnina, la Galleria, Io smog. E' un orgoglio fondato su conquiste materiali e innegabili ed anche su virtù poco appariscenti; se non che, i milanesi che le detengono si direbbero d'una razza diversa: prudenti, introversi, delicati, spirituali perfino, c di essi, nel corso della presente indagine, bisognerà discorrere a parte: sono gli credi d'una città ch'era grande prima di diventare un grande centro di potenza economica. 11 sentimento che si diceva, un orgoglio per niente lucifcrino, anzi ingenuo, sottintende il convincimento che nonostante gli errori di Roma, Milano si salverà. Nelle conversazioni è difficile rispondere che esistono altri luoghi operosi in Italia, e che la stessa ricchezza lombarda e dovuta ai contributi intellettuali arrivati da tutta l'Italia, e che infine lo stesso trian golo industriale Milano-TorinoGenova ha un grande respiro :n quanto esistono le occasioni offerte dal vasto mercato italiano. I milanesi oppongono l'argomento dell'efficienza. « Telefoni i una ditta c senta come le risponde la centralinista », dicono: « con quale gentilezza, con quale precisione e impersonalità, mentre a Roma... ». E" vero: Roma ha bisogno di ccntralinistc, eli segretarie clic, se qualcuno le interpella, non diano l'impressione d'essere scomodate; però milanesi, a questo punto, scor dano che la collaborazione fem minile è un dato comune a quasi tutta l'Italia settentrionale. Alleata con il Sud, di cui è i miraggio prestigioso, Milano compete soprattutto con tre città: Genova, Torino, Roma I milanesi non possono patire i gc novesi per la loro prudenza, for se perche parlano sottovoce. In vidiano i torinesi che sanno essere grandi industriali senza perdere il senso della vita pubblica I romani non li patiscono. Il romano non dica mai che a Mi Iano si respira perché il traffico è più ordinato, meglio distribuito nella provincia, insomma meno intenso. Lo guarderanno of fesi. E non alluda alla bellezza della sua città e tanto meno al primato demografico. Se all'orgoglio dei milanesi oppone i suo, sentirà intorno a sé un'ostinata incredulità c, quando avrà chc fare con persone che conoscono Roma, un profondo disagio. Lo spirito municipale, che è all'origine della civiltà italiana, è vivo in questo grande Comune europeo, superbo d'essere una città-guida. Non volete seguirci? sembrano domandare i milanesi agli altri italiani: peggio per voi, perché noi ci salveremo da soli. E questa opinione passionale è confortata dalla visione dei nuovi grattacieli, delle nuove strade, dei negozi risplendenti, dal passo sicuro della gente che, perfino a San Babila, in via Alontc Napoleone, in via Manzoni, sembra avere fretta, quasi si vergognasse d'oziare al sole nella zona più bella di .Milano. Arrigo Benedetti

Persone citate: Giacinto Motta, Iano, Monte Napoleone, Scala