Discorsi in ogni piazza

Discorsi in ogni piazza Discorsi in ogni piazza (Dal nostro inviato speciale) Trieste, 2 maggio. In molti dei comizi che sempre pili numerosi quotidianamente si susseguono attraverso tutta la nuova regione del Friuli-Venezia Giulia, il gruppo dell'oratore attorniato dai dirigenti, accompagnatori, presentatori del suo partito, dà spesso l'impressione di essere più numeroso di quello degli ascoltatori. Le maggiori formazioni politiche lianno mobilitato i loro più illustri esponenti nazionali, stanno compiendo uno sforzo senza precedenti, ma — ad una settimana soltanto dalle elezioni del primo Consiglio regionale — ti milione e duecentomila abitanti, i quasi novecentomila elettori del Friuli-Venezia Giulia, continuano a mostrare un interesse cos'i scarso da sconfinare nell'indifferenza. I motivi principali di questo atteggiamento, si affrettano a spiegare gli stessi candidati, sono due. Le consultazioni elettorali sono troppo numerose: in meno di un paio di anni, i triestini vengono chiamati alle urne quattro volte (comunali del novembre '62, politiche dell'aprile '63, regionali del 10 maggio '61,, provinciali dell'autunno '61,). Il nuovo istituto regionale, nonostante gli infiniti discorsi e scritti, rimane un organismodi diffìcile comprensione evalu-tazione per il grosso pubblico.In base ai risultati dell'anno scorso, come s'è già detto suqueste colonne, dei 61 seggi del Consiglio regionale, 28 dovreb-bero andare ai democristianie 6 ai socialdemocratici; 9 alpartito socialista (meno uno al psiup); il ai comunisti; 3 ai liberali e I, ai missini. Si conceda pure la possibilità della conquista di un seggio da parte degli « sloveni democratici » o dei repubblicani, o di qualche modesto spostamento nei confronti delle elezioni politiche: ai fini della formazione di una maggioranza con.si(iare, il risultato non cambia. Democristiani e socialdemocratici saranno sicuramente in grado di formare da soli il governo: liberissimi, poi (come sembra che tutti e tre abbiano intenzione di fare) di mettersi d'accordo con i socialisti per una amministrazione di centro-sinistra. Un seggio in più o in meno del previsto per la de o il psi o il pli non muterà quindi in nulla la situazione locale, ma a torto o a ragione offrirà materia di giudizio, o almeno di polemica, sul piano nazionale: è la prima volta, dopo l'avvento del centro-sinistra in Italia, che sono chiamati a pronunciarsi quasi novecentomila elettori. I liberali non ne fanno un mistero: «Un seggio o !due in più al nostro partito — imi dice il loro leader triestino, ]avv. Morpurgo — convalide \ rebbe la nostra condanna del ', centro-sinistra >. \ Dopo il progresso sensibile \ realizzato in questa zona nelle ] ultime elezioni politiche, il pli \intravvede la possibilità di un'ulteriore avanzata e sta facendo l'impossibile. Si sono succeduti a parlare Alpino, Bozzi. Feriali. I/on. Malagodi si è praticamente insediato nella regione, tiene decine di comizi nei grandi e nei piccoli centri, senza lasciarsi impressionare dal numero non sempre ragguardevole di ascoltatori. Nel chiedere voti in queste elezioni, i liberali devono risalire lo svantaggio che deriva loro dall'essere stati contrari alla regione Friuli-Venezia Giulia (anche se ora naturalmente l'accettano); ed inoltre non possono sfruttare quel senso di protesta di certi ceti economici che altrove è facile avvertire e che non è invece sensibile qui dove non si è avuto prima nessun miracolo ed ora, conseguentemente, nessuna battuta d'arresto. In compenso, appaiono fondate le speranze liberali di guadagnare qualche migliaio di voti a spese dei monarchici (la cui lista non è stata ammessa a Trieste per un errore di procedura) e soprattutto dei missini. La permanente crisi dei neofascisti, la cui federazione è da tempo retta da un commissario, si à acutizzata proprio nel momento della formazione della lista con l'urto aperto tra tduri» e «moderati» e con le dimissioni di un loro consigliere comunale usci- dnmv1lbvlsd\to dal partito per mettersi alla testa di un'tUnione nuova Eu-\rapa» \cData questa situazione a de-\lstra. i tre seggi liberali pos-\"sono diventare quattro: pià\cinteressante sarà vedere se "riusciranno - come stanno]rcando in ogni modo - o|»trnnin or/ni conquistarne un danni, inevitabilmente, della de. Il segretario regionale democristiano, dott. Guido Batteri, si mostra sicuro: «Non riusciranno, non possono ^aandare oltre i risultati delle | multime politiche » Ma ad Ogni\ctbuon conto, gli oratori do non , ,. , ■ ., , \dperdono doccino Malagodi.. \unon trascurano occasione per\vduri attacchi ai candidati li',tberali, non attenuando ma ac-\scentuando l'atteggiamento di i lcentrosinistra. Ieri ad esempio, nel celebrare la festa dei lavoratori, il ministro Pastore ha sollevato l'entusiasmo di un uditorio insolitamente numeroso con un discorso di appassionato, incondizionato appoggio alla linea governativa. I democristiani locali, in assoluta maggioranza favorevoli al centrosinistra, non nascondono la loro intenzione di applicare in sede regionale la formula governativa; analogo orientamento — mi conferma uno dei caiiolista socialdemocratici, Giorgio Cesare — ha il psdi, che dopo il successo delle ultime politiche appare sempre forte e compatto. Comunque vadano le cose, i due partiti alleati <2S seggi la de e 6 il psdi su 61) appaiono fin d'ora in grado di costituire una onrdagMs[c.qmaggioranza ma si dichiarano \8 disposti ad un governo regionale a tre se il psi lo vorrà. I socialisti sono naturalmente fra i più offesi alla provi del 10 maggio. In base ai 110 mila voti riportali alle politiche dell'anno scorso avrebbero potuto contare ora su nove seggi in consiglio regionale (il nono, però, soltanto in seguito ad un resto). Portando via un numero di iscritti r'ari- si calcola, al 10-15 per cento. gli scissionisti del psiup llovrebhero assicurarsi un seg"'°- piu >n là É difficile andare con le Previsioni: il psi ed il "S'"P (che sta conducendo '""1 campagna elettorale da »rosso e nnn d" »''ccol° Partito! non si risparmiano i colpi. Davanti a questa accanita rivalità fra socialisti, i comunisti appaiono perplessi: cercano di dure addosso al psi per aggravarne la situazione e di mostrarne l'errore della partecipazione al governo, ma a tempo stesso sono infastiditi del psiup jjliei dallattivismo .. „ uoii esita sulle piazze a sca-i valcare „ sj„jSIr„ ìe posizioni ,tei pei che si è sentito accu- sare di «essere troppo coinvol- lllilllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll i n nti r p ge il o a i. a r i to in implicazioni internazionali >. A parte questo particolare problema, i comunisti non stanno certo a guardare: hanno fatto affluire dirigenti da ogni parte d'Italia, si battono con profusione di mezzi, chiedono demagogicamente allo Stato centinaia di minorili (quattrocento, per l'esattezza) per la nuova regione. Cacanti a questa generale, accanita lotta dei partiti, sta forse per cedere la disincantata indifferenza dei triestini: ieri, sia pure per la celebrazione della Festa del Lavoro e non per comizi propriamente politici, si è vista molta gente sia al discorso di Pastore sia al corteo della Cgil (e tra comunisti e missini sono volati i primi pugni). In settimana, la temperatura elettorale è destinata a salire anche perché è in programma il gran finale jjdei massimi leaders nazionali, da Moro a Saragat. Ed in ogni caso, domenica 10 maggio alle ei urne ci andranno tutti, come lian sempre fatto, friulani e -i i - tr,esttn'- - Giovanni Giovannini llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllltlllllllllllllllllll Domenica 900 mila cittadini del Friuli-Venezia Giulia voteranno per eleggere 61 consiglieri regionali: di essi, 39 spettano a Udine, 15 a Trieste e 7 a Gorizia. Dopo Valle d'Aosta, Trentino-Alto Adige, Sicilia e Sardegna, questa è l'ultima delle regioni a statuto speciale, previste dalla Costituzione, ad essere attuata