Kruscev ai cinesi: "Se vi piace il suo lezzo a voi la salma di Stalin,, di Massimo Conti

Kruscev ai cinesi: "Se vi piace il suo lezzo a voi la salma di Stalin,, Pittoresco e rovente discorso Kruscev ai cinesi: "Se vi piace il suo lezzo a voi la salma di Stalin,, Ieri a Miskolc (davanti a 80 mila operai ungheresi) il capo russo ha finalmente perso le staffe - I capi di Pechino definiti «idioti» e « nemici» - Forse entro il mese a Mosca il «grande processo» dei capi comunisti alle tesi di Mao DAL NOSTRO INVIATO Budapest, lunedi mattina. < Soltanto un completo idiota può credere nella possibilità di costruire il socialismo da solo, piuttosto che servirsi dell'appoggio e della fraterna collaborazione di quei popoli che hanno battuto per primi la medesima strada... C'è un antico costume del nostro popolo, che è quello di portare fuori il cadavere dalla sua casa tirandolo per 1 piedi, di modo che il morto non ritorni. Alla stessa maniera noi abbiamo trascinato via il cadavere di Stalin e nessuno potrà riportarlo indietro... Chiunque ami Stalin, comunque, può andare a riprenderselo se proprio gli piace il lezzo dei cadaveri >. Queste sono le frasi più pittoresche di un lungo discorso che Kruscev ha tenuto ieri alla popolazione di Miskolc, il più grande centro industriale dell'Ungheria, chiamato la « Manchester dell'Ungheria », e che costituisce per unanime interpretazione il primo diretto e massiccio attacco del capo russo ai dirigenti della Cina comunista. Ad ascoltare l'importante discorso c'erano più di ottantamila persone. L'intero discorso è stato una rovente polemica contro i capi di Pechino: <Essi — ha detto Kruscev — svolgono prò paganda all'interno dell'Unione Sovietica subornando il po polo, incitandolo contro 'di me nella mia qualità di primo segretario del partito e di presidente del Consiglio sovietico. Mossi da questi intenti i capi cinesi mi hanno mosso una fal9a accusa, frutto di inven zione. Ma queste accuse — ha soggiunto Kruscev agitando il pugno nell'aria — mi rendono orgoglioso. Sono orgoglioso perché il nostro partito ha sa puto lavorare con successo per la civilizzazione del nostro Paese, sbarazzandosi delle deformazioni staliniste. Noi ab biàrho compiuto un buon la voro. Me ne rendo conto quan do vado a vedere le nostre città e i nostri villaggi; quando osservo come vive il po polo, in quale misura sia aumentato il tenore di vita. «Le stesse cose — ha prò seguito — vedo qui in Unghe ria. E devono constatare che il vostro " sistema schiavistico " (cosi lo definiscono i nostri comuni nemici) rappresenta veramente la costruzione del socialismo. Vedo la vo stra fatica riflessa nella ma niera di vestirvi, nelle scarpe che voi portate, nelle realizzazioni del socialismo, nella diffusione della cultura, nel godimento da parte di tutti dei beni materiali e morali. Si afferma da qualche parte che l'aumento del benessere comporta la formazione di un ceto borghese. Ebbene, a costoro io rispondo che il fine della nostra rivoluzione è la trasformazione delle condizio ni di vita dei popoli. Lo scopo della rivoluzione è nell'assicurare loro sempre maggiori beni materiali ». Fitti applausi ed ovazioni hanno punteggiato quest'ultima parte del discorso di Kruscev. Messo in disparte il foglio col discorso il capo russo ha poi continuato improvvisando: «Sono orgoglioso — ha gridato nei microfoni — di essere un comunista. Orgoglioso che i tempi siano cambiati dai giorni in cui lavoravo nelle miniere, quando la nostra condizione non era dissimile da quella degli anima¬ li. Eravamo come dei buoi ». Il discorso di Kruscev, di una veemenza senza precedenti, rivela già all'analisi i capi d'imputazione per il grande «processo» alla Cina che comincerà forse in questo mese a Mosca, durante una riunione dei ieadérs comunisti. I cinesi — « i nostri comuni nemici » dovrebbero rispondere di culto della personalità, di stalinismo, di ingerenza negli affari interni dell'Unione Sovietica, di cospirazione e di false accuse contro Kruscev, nella sua duplice qualità di primo segretario del partito e di presidente del Consiglio. La condanna della Cina, con tutte le sue implicazioni, dovrebbe quindi essere piuttosto vicina. Massimo Conti