Ferrari interrogato oggi stille sei fiale di stricnina

Ferrari interrogato oggi stille sei fiale di stricnina AL PROCESSO PER IL "GIALLO DEL BITTER rr Ferrari interrogato oggi stille sei fiale di stricnina E' l'argomento « più difficile » per il veterinario di Barengo - Nel corso dell'istruttoria egli cadde, su questo particolare, in alcune gravi amnesie, durate parecchi mesi La sua versione sembra sia stata contestata dai proprietari degli animali da lui curati DAL NOSTRO INVIATO Imperia, lunedi mattina. Oggi, nella seconda udienza dedicata al suo interrogatorio, il dottor Renzo Ferrari deve toccare ancora numerosi argomenti. Innanzitutto deve completare la versione che egli dà dei suoi rapporti con Renata Lualdi, tema che assume un'importanza fondamentale, nel processo, perché, secondo l'accusa, nella brusca conclusione del romanzo d'amore si nasconderebbe il movente del delitto: il Ferrari, esasperato dal fatto che la donna ormai gli si negava, avrebbe ordito il veneficio, nella convizione che essa, il giorno in cui fosse rimasta vedova, avrebbe acconsentito a sposarlo. Si è visto nell'udienza di sabato in qual modo egli tenti di confutare questa tesi: ammette di essere, stato sensibile alle attrattive fisiche di Renata, ma nega di avere provato per lei un vero e proprio amore: soprattutto respinge le. affermazioni di lei, secondo le quali egli ripetutamente avrebbe chiesto di sposarla. La situazione di acerba lotta che esiste ora fra i due ex amanti si è -manifestata con cruda evidenza, durante l'interrogatorio di sabato. L'imputato ha risposto con una chiarezza poco meno che brutale alle implicite accuse che essa implicitamente aveva formulato contro di lui durante l'istruttoria, descrivendolo come morbosamente innamorato, impaziente di assicurarsi l'esclusivo amore di lei, insistente nel proporle di fuggire insieme, turbato dalla passione fino al punto di dire frasi come questa: « Ho visto tuo marito: mi è parso molto malato; ho avuto l'impressione che non viva a lungo. Se tu restassi vedova mi sposeresti? ». A tutto ciò egli ha risposto tratteggiando la figura di lei in termini tali da rendere logicamente inevitabile la conclusione: « Una donna simile nessuno accetterebbe di sposarla ». Ci sono altri aspetti ■ del romanzo d'amore meritevoli di essere rievocati. Essi, stando alle affermazioni del Ferrari, dimostrerebbero che le capacità di intrigo della sua ex amante sono stupefacenti. Nel luglio del 1961, nell'unica lettera d'amore scritta dal Ferrari che sia stata scoperta durante le perquisizioni d'istruttoria, egli preannunciava a Renata una sua visita ad Arma di Taggia, e la pregna di trovargli una camera « comoda sotto tutti gli aspetti », vale a dire propizia ai loro incontri amorosi. Nell'attuare quell'invito, la donna fece un capolavoro. Si accordò con un'amica, l'inquilino del piano di sopra, che accettò di accogliere come pensionante, per una notte e una mezza giornata, il dottor Ferrari. L'affittacamere non fece gratis la cortesia: per un pernottamento e un pasto chiese e riscosse cinquemila lire. Il mattino la signora Renata ebbe l'an\r.nte a tre metri in lìnea d'aria dal suo domicilio coniugale: le bastò uscire sul pianerottolo e salire un piano per trovarsi nel nido del convegno d'amore. Un gioco da pochade. Secondo il dott. Ferrari l'esistenza della signora Lualdi è folta di incognite: ci sarebbero anzi oscuri episodi che da soli potrebbero guidare alla scoperta della verità sulla morte di Tranquillo Allevi. Per esempio nel marzo o nell'aprile del 1962 la donna gli narrò di essere stata avvicinata da un signore elegante, sui sa-.'iO anni che si qualificò per tenente della Finanza, il quale le chiese se le interes. saia realizzare buoni guadagni. Lei, che era a corto di quattrini, rispose di sì, e lo sconosciuto soggiunse che si trattava di svolgere un lavoro segreto e delicato. Lei pensò trattarsi di traffico clandestino di armi, ma. per nulla impressionala, confermò di essere disponibile. Qualche tempo dopo codesta confidenza, ella dissa al Ferrari di avere posato una prima visita medica di controllo su invilo dell'organizzazione segreta: presto si sarebbe sottoposta alla visita definitiva a Genova. Ma, stando al racconto dell'attuale imputato, le cose si complicarono. Un giorno Renata gli disse: «Sai? I membri di quella organizzazione avevano deciso di farti fuori, perché sospettavano che io ti avessi confidato le offerte che essi mi avevano fatto. Ma io li scongiurai di risparmiarti ed essi mi hanno dato retta ». La signora Lualdi. in istruttoria, ammise di aver avuto colloqui con il misterioso sedicente tenente della Finanza, ma ridusse l'episodio a ben più modeste proporzioni. Sentiremo oggi o domani che cosa essa dirà di nuovo a questo proposito. Ma il dottor Renzo Ferrari dovrà oggi rispondere alle altre circostanze d'accusa che gli sono state contestate. Le più gravi sono quelle riguardanti l'uso delle sei fiale di stricnina da lui acquistate nella farmacia di Momo il mattino del 22 agosto. e cioè la vigilia della misteriosa spedizione del pacco contenente la bottiglietta di bitter avvelenato. In questo episodio sta davvero il nocciolo dell'intero proesso indiziario. Eccone i punti salienti: VII settembre 1962 si seppe che il Ferrari aveva acquitsato quella scatola di fiale. Il giorno dopo il Piocuratore della Repubblica interrogò l'accusato chiedendogli se ricordava a quando risaliva l'ultimo suo prelievo di stricnina, in relazione alla sua attività di veterinario. Egli rispose di non ricordare, affermando che negli ultimi tempi aveva svolto soprattutto attività di rappresentante di una Casa di medicina'!, ma soggiunse che se qualche cliente l'interpellava mentre era a casa, egli preslava la sua opera di ve. terinario rome libero professionista. Incalzando, il procuratore della Repubblica gli svelò allora l'ultima scoperta dell'istruttoria: si era accertato che il 22 agosto aveva ritirato in farmacia le sei fiale di stricnina. Il Ferrari rispose di non ricordare assolutamente la circostanza, soggiungendo di avere l'impressione di avere curato diversi animali nel periodo compreso fra il 20 e il 25 agosto. E citava le aziende agricole dei fratelli Cerri residenti nella frazione Solarolo di Barengo. e di Giacomino Donna ili Barengo. Il 19 settembre, di nuovo interrogalo sul medesimo argomento, affermò che in quel periodo aveva in cura parecchi animali, presso differenti allevatori, ma di non ricordare la terapia applicata nei singoli casi. Poi lamentò di non essere in grado di connettere perché si sentiva < svuotato e stanco». Trascorsero quasi otto mesi prima che egli desse notizie particolareggiate sulla scottante questione. Ma di ! fluoro fece il nome di quei < medesimi due soli allevatori I che già aveva citato nel primo interrogatorio dettij cnto alla stricnina. Affermò di avere iniettato due fiale I di stricnina alla bovina di Giacomino Donna, affetta da paralisi intestinale; e di avere usato le rimanenti quattro fiale per curare un toro nella tenuta dei fratelli Cerri. L'animale era affetto da paresi posteriore. E' noto come dalla descrizione che gli agricoltori in questione diedero delle scatole di medicinali usate dal Ferrari, l'accusa abbia dedotto che egli non avrebbe usato stricnina. Ma sull'attendibilità di codeste osservazioni, richiamate alla memoria nove mesi dopo il giorno in cui i fatti si svolsero, bisognerà attendere il controllo delle deposizioni testimoniali nelle prossime udienze. Furio Fasolo Il veterinario dott. Renzo Ferrari, enigmatico protagonista del «processo del bitter» (Telefoto Moisio) Carlo e Giancarla, gli orfani di Tranquillo Allevi, ai trovano a Imperia, accanto alla madre Renata Lualdi (Telefoto Moisio)

Luoghi citati: Barengo, Genova, Imperia, Momo, Taggia