Scarcerati i diciotto di Bergamo

Scarcerati i diciotto di Bergamo Erano imputati dell'assalto a undici banche, tra cui quella di piaiza Rivoli Scarcerati i diciotto di Bergamo L'ordine del giudice dott. Barbaro in accordo con il p. m. dott. Toninelli: «Mancano indizi di colpevolezza tali da consentire un'ulteriore detenzione» La decisione dopo l'interrogatorio di 200 testimoni e 300 confronti - Il gruppo dei liberati accolto da parenti e amici davanti alla Questura - Essi accusano i carabinieri di Bergamo di aver estorto le confessioni con la violenza; ma queste affermazioni sono smentite dal magistrato di quella città Le diciotto persone che erano state arrestate alla fine di gennaio e ai primi di febbraio dai carabinieri di Bergamo perché ritenute responsabili di undici rapine compiute nell'Italia settentrionale, tra le quali quelle all'Istituto San Paolo di via Onorato Vigliani e al Credito Italiano di piazza Rivoli, sono state scarcerate ieri dalle Nuove. Il dicianno- vesimo, l'autista Mario Tarati-, tola, imputato soltanto di fur- ti d'auto, era già stato liberato alcuni giorni or sono. IL'ordine di scarcerazione, flr-lmato dal dott. Barbaro, su pa- rere conforme del sostituto prò- curatore della Repubblica dott. jToninelli, è stato emanato dal'magistrato torinese «essendolvenuti a mancare indizi di colpevolezza tali da consentire un ulteriore stato di detenzione » Questo non vuole dire che la istruttoria sia conclusa. E' chiaro comunque che se non emergeranno « elementi nuovi » a carico del gruppo de; 19. nessuno di essi potrà temere una eventuale condanna per le undici rapine di cui evano'iacctrsati. L'istruttoria per gli arresti|effettuati dai carabinieri di'Bergamo fu aperta il 25 feb-|6ra"to~see*sa .a.. Torino, perché qui era avvenuto il"fatto-p-iù-f grave addebitato alla pretesa banda e cioè la rapina di piazza Rivoli culminata con un duplice tentato omicidio nelle persone di Giovanna Frecchio e di Elio Gaviglio. In meno di sei settimane il giudice dott. Barbaro ha interrogato, oltre agi; accusati, circa 200 testimoni, ha effettuato 300 confront; in carcero. Gli arrestati rimessi in libertà sono: Giuseppe Bortolin 19 anni, da Crema, che era imputato di 4 rapine; Rolando Cnsta, 33 anni, da Crema (6 rapine); Mario Carioni, 41 anni, da Crema (2 rapine); Antonio Costa, 44 anni, da Romanengo (2 rapine); Fioravante Costa, 39 anni, da Roraanengo (5 rapine); Giovanni Della Noce, 35 anni, da Romanengo (5 rapine); Marcello Del Monaco. 33 anni, da Cre- ma (2 rapine); Luciano Gorla,|34 anni, da Romanengo (4 ra- pine); Paolo Lanzi, 32 anni, da „ . . „. Romanengo (4 rapine); Gm-; seppe Maglioni, ria Offanengol(4 rapine); Bruno Parati, da Crema (una rapina); Bruno'Secchi, 43 anni, ria Milano (3 rapine); Luqio Vailati, 29 an- ni, da Romanengo (5 rapine); „. . ... ,. rag. Giovanni Vitali. 43 anni, ria Crema (una rapina); Già- cinto Zampedri, 2ti anni, daiCrema (li rapine); Omar Zi-!lioli, 30 anni, da Crema (6 rapine); Luigi Stanga, da Romanengo (7 rapine); Guido Zoccoli, da Treviglio (3 rapine). Gli avvocati difensori del gruppo erano: Al tara, Astore. Dal Fiume, Dal Piaz, Delgrosso. De Marchi, Gabri, Molletti Trebbi e Zaccone cii Torino: Boi-sieri e Grossi di Crema Pellegrini e Pezzotta di Bergamo. Avvertiti della decisione presa dal magistrato di liberare gli imputati, i difensori cremaschi e bergamaschi sono accorsi nella nostra città I per accogliere : loro difesi al-1 l'uscita dal carcere. Verso mezzogiorno il gruppo è stato trasferito dalieNuove alla questura, dove li attendevano una decina di parenti e amici. Alle 15 sono usciti alla spicciolata e quasi tutti hanno dichiarato ai giornalisti che i carabinieri di Bergamo li «avevano sottoposti a percosse per farli confessare ». Riportiamo queste affermazioni per dovere di cronaca, precisando che le percosse e le angherie sono state nettamente smentite- dal Procuratore della Repubblica di Bergamo dott. Scop-'liti, come ci informa ampiamente il nostro inviate speciale a Bergamo. Per primo e uscito Marcello Del Monaco. Circondato dagli avvocati, dai giornalisti, dai familiari il Del Monaco ha rac- contato le vicissitudini del suo arresto precisando accuse ai carabinieri di Bergamo per il trattamento che gli fu usato durante la permanenza in quella caserma Del Monaco, che fa il commerciante in pelletteria, si era recato spontaneamente dai carabinieri per presentare un alibi a favore dello Zilioli in quanto insieme si erano trat¬ tfsqrccfidi tenuti per ragion: di lavoro aji Bologna nei giorni 21, 22 e|e23 gennaio (Zilioli era accusa-lato della rapina di piazza Ri-|/>oli avvenuta il 22 gennaio), Ma i carabinieri lo tratteli nero per sette giorni. Il 5 mar- tn\szo lo arrestarono accusandolo ledi aver preso parte anche lui sa rapine. « Per tre giorni —sostiene il Del Monaco — fui tenuto in piedi, senza mangia-\re, senza dormire, senza bere, Ogni tanto veniva un carabi-jniere e mi ordinava di spo-[.oliarmi, poi un altro mi face-ìva rivestire, per poi farmi spo-\gliare di nuovo, sempre così'iIter una infinità di volte. Mi facevano anche stare appog-•Oiato al muro con due dita I e intanto mi picchiavano ai-/ta«cfti; Una notte un carabi-Iniere venne a sedersi davanti «- me e mangiò quattro pani-' ti» per esasperarmi, lo ero alla fine della resistenza, volevo sedermi, bere, mangiare. Per questo mi decisi a confessare. Confessai anche dal giudice perche mi avevano detto che se avessi ritrattato la confessione sarei stato riportato in caserma per ricominciare daccapo ». Omar Zilioli, commerciante ] in pelletterie, era considerato il capobanda. Dice: «Piuttosto! e/ie fare sette giorni in «inno ai carabinieri di Bergamo pre- /erisco tre anni di galera. Pcrjtutti i sette giorni che passai Inei/a caserma, mi fecero re-'stare in piedi, senza mangiare e senza bere. Riuscii a bere soltanto tre volte, al gabinet-'.to. prendendo con le mani b l'acqua che scendeva dalla va\schetta. Il quinto giorno — all'erma lo Zilioli — mi invij/arono a riposare sul tavolac[ciò, ma mi spogliarono a torìso nudo e mi mandarono nel\la cella dove c'era una tem'ipcratura sottozero. Dite ore dopo mi riportarono ir ufficio, •ancora in piedi». I n rag. Giovanni Vitali, che -gestisce un commercio di car-|Ita, era stato arrestato, iniziai- I mente, con l'accusa di essere ['un cocainomane, poi di spac-' chiarmi sulla parte che era stata ammalala». ciare della droga, infine &iavere preso parte alla rapina di Como. Racconta: «Mi fecero spogliare e in quelle condizioni passare continuamente da un ambiente caldo a un ambiente freddo, per diverse volte. Io chiesi pietà dicendo che avevo avuto la pleurite e loro incominciarono a pie- Luigi Stanga trova ad aspei.- tarlo all'uscita un amico, Pie- tro Calabro; gli corre incontro, lo abbraccia con le lacri me agli occhi. Racconta: <Non dimenticherò mai quel che mi è capitato. Ho subito ogni sor t a di umiliazioni. Per sette giorni non ho mangiato. Di biotte mi cacciavano in carne- ra di sicurezza vestito solo delle mutande e un carabiniere stava allo spioncino a guardare che non mi sedessi. Una volta, dopo tante mie insistenze, mi portarono al lavandino per bere, ma come mi chinai ricevetti un manrovescio che mi fece cadere a terra. Allora confessai tutto quello che volevano. Quando siamo arrivati a//e Nuove ci e parso di so- gnare, eravamo di nuovo fra gente perbene: ci hanno trat /afo come uomini, con ogni \rigùardó possibile. Il dott. Barbaro ha finalmente visto giusto velia nostra innocenza ». Escono insieme Mario Canoni, Bruno Parati e Giuseppe Maglioni. Di questi tre, soltanto l'ultimo ha. confessato. E' un venditore ambulante, pieno di debiti: «Mi dicevano: "Dove hai nascosto i gioielli? " e giù botte. Ma che gioielli, io ho solo cambiali in ' protesto! Ogni due ore altra i razione di calci e pugni. Al¬ lora ho confessato tutto, perché la smettessero, ho anche ammesso che le rapine le avevo fatte con gli altri che loro mi indicavano». Guido Zoccoli abbraccia la moglie, piange. Era stato arrestato il 2 febbraio. «Ho avuto un trattamento di favore, — dice. — Mi hanno tenuto in piedi e senza mangiare soltanto per tre giorni e due notti. Alla fine mi costrinsero a fare le flessioni, ma io non reggevo più e caddi svenuto ». Antonio Costa, facchino alla Gondrand di Milano, ripete come un disco: « Sono un uomo onesto, onorato, lavoravo alla Gondrand Potevo mai avere fatto delle rapine, ioT». Mostra un quadretto con il ritratto della sua bambina, Patrizia, di 9 anni. «Questo ritratto me l'ha portato in carcere il tenente — dice —. Me lo metteva davanti quando vedeva che non ne potevo più, perdili mi decidessi a confessare, ma io non avevo niente da dire». L'ultimo ad uscire è Bruno Secchi, un imbianchino milanese arrestato in un albergo di Crema dove si trovava per lavoro. Vien fuori strisciando i piedi in un paio di scarpe sformate senza lacci, ha la giacca aperta e strappata su una maglietta sbrindellata, un berretto di lana con pompon. Apre le braccia e dice: « Eccomi qua, io sono il duro della banda. Ho fatto tutte le rapine. Figuratevi se confessavo, ma neanche per sogno, sono rimasto sette giorni sotto le maceri', e sono sfato internato nei Lager della Germania. Per me ci vuole altro ». Dice che non è stato picchiato, ma tenuto in piedi e senza mangiare. In preda a crisi di nervi tentò di uccidersi due volte battendo la testa contro la parete dèlia cella (ha ancora una cicatrice sulla fronte) e una volta tentando di lanciarsi da un ballatoio mentre 10 portavano a un interrogatorio. In più riprese si strappò gli abiti che indorsava. Ora Bruno Secchi si guarda attorno, i compagni partono per Crema e Romanengo su macchine di amici e parenti. € E io rimango qui? Non c'è posto •ptr—met % Tir macchine sono tutte piene. Gli dicono: «"Prèn di un taxi, vai alla stazione e parti col treno». <Ci mancherebbe altro: vestito così ?nj arrestano subito ». Ma finalmente un posto in macchina c'è anche per lui e può partire per Milano dove l'aspettano la moglie e due bambine. Dopo tre mesi di carcere, tornano liberi gli arrestati di Bergamo: i tre fratelli Costa; Vailati riceve l'abbraccio della moglie; Zoccoli con la moglie e il figlio