Il Biellese si sviluppa tra molte difficoltà I suoi 200 mila abitanti sono troppo divisi

Il Biellese si sviluppa tra molte difficoltà I suoi 200 mila abitanti sono troppo divisi Una regione con incantevoli bellezze naturali e grandi industrie Il Biellese si sviluppa tra molte difficoltà I suoi 200 mila abitanti sono troppo divisi I paesi di montagna, oltre la metà del totale, continuano a spopolarsi -1 valligiani scendono nei centri più importanti dove arrivano anche immigrati dal Mezzogiorno - Il capoluogo si espande: tra poco la grande Biella avrà 100 mila cittadini - Ma ci sono gravi problemi che devono essere risolti: acqua potabile, scuole, ospedali (Dal. nostro int:iato speciale) Biella, 18 aprile. Il Biellese è in massima parte montagna : come « montani » sono ufficialmente riconosciuti quarantotto dei suoi ottantadue comuni. Triangolo incastrato per due lati tra le valli di Gressoney e del Sesia, questa terra celebre nel mondo per le sue industrie presenta specie nella zona orientale tutti i problemi tipici della montagna: spopolamento, abbandono delle vecchie case e dei campi ingrati da parte dei giovani, vita grama dei vecchi che restano ed alla cui assistenza urge provvedere, ricerca di nuove e diverse risorse di vita come lo sfruttamento turistico di un paesaggio incantevole. Sono i primi e costanti dati che mi sento ripetere dai sindaci o dai segretari di molti comuni delle alte valli del Cervo e dell'Elvo. Per altri paesi, non mi riesce di sapere niente: nella impossibilità di visitarli tutti, vorrei da Biella dare una telefonata e non posso per il semplice fatto che in questa prospera plaga ci sono comuni (cito Piedicavallo, Torrazzo, Magnano, Muzzano, Zimone, Quittengo ecc.), che il telefono non ce l'hanno e quando ne han no bisogno devono servirsi dell'unico posto pubblico. Esprimo la mia sorpresa parlando col sindaco di Biel la, signor Casalvolone : « // problema, mi dice, è tanto grosso quanto solitamente ignorato. Cerchiamo ora di affrontarlo dopo essere fi' nalmente riusciti ad unire i quarantotto comuni interes sati in un "consorzio di bo nifica montana" del quale sono commissario io come responsabile del capoluogo Noi' dobbiamo rimboccarci le maniche, lo Stato deve aiutarci creando le infrastrutture necessarie ». Sono discorsi analoghi a quelli che si sentono in tutta la cerchia alpina e, senza voler certo stabilire una identità tra le valli del Cervo o dell'Elvo e quelle del Grana o del Macra, occorre tenerli presenti per evitare i soliti e troppo facili schemi oleografici di un Biellese felice, tutto risonante di opifici con i loro padroni un po' all'antica e le loro modernissime maestranze. E' una terra, con i suoi duecentomila abitanti, piccola ma complessa, difficile da interpretare in una sintesi. Anche l'andamento della popolazione e dell'occupazione in questi ultimi tredici anni che hanno visto le zone industriali piemontesi all'avanguardia dello sviluppo nazionale, non si presta ad un giudizio troppo netto. La stessa Biella è passata dai quarantatremila abitanti del '51 ai cinquantaduemila di oggi con un aumento percentuale di circa il 22 per cento inferiore a quello di altri centri piemontesi anche se pur sempre ragguardevole. L'incremento dell'occupazione è stato minimo: da 23.189 lavoratori nel '51 a 24.844 nel '61 (dei quali circa il settanta per cento nell'industria, ed il cinquanta pel¬ cento nel solo settore tessile). Il capoluogo, quindi, è cresciuto e continua a crescere (le previsioni per il 1971 indicano circa sessantacinquemila abitanti) non per un'espansione industriale ma semplicemente per un fenomeno di inurbamento e d'immigrazione. La gente abbandona le zone più ingrate, scende al piano ed in città; ed altra costantemente ne arriva da altre parti d'Italia: fino a qualche anno addietro soprattutto dal Veneto, oggi quasi eselusivamente dal Meridione e dalle Isole. E merita di essere rilevato come l'inserimento di migliaia di immigrati avvenga non solo senza incidenti ma con estrema naturalezza. Le stesse considerazioni valgono per Cossato, il secondo centro del Biellese, quello che ha avuto il massimo aumento di popolazione: il cinquanta per cento esatto in tredici anni. Oltre che al fiorire delle sue industrie, la cittadina deve il suo sviluppo ad un'ubicazione particolarmente felice, posta com'è allo sbocco della Valle Strona nella piana, e all'incrocio di due strade importanti come la BiellaLaghi e la « statale della lana » da Trivero all'autostrada Torino-Milano. A Cossato sono vicine sia geograficamente sia co me ritmo di sviluppo Candelo e Vigliano, e tutti e tre questi eentri in ascesa hanno una caratteristica comune: quella di essere pre scelti come prima tappa in arrivo, in attesa di smistamento verso le fabbriche dell'intero Biellese, dagli immigrati che giungono dal Meridione. Insieme ai vantaggi, sopportano quindi un problema particolarmente acuto di abitazioni e sovraffollamento. Da Vigliano, a Candelo, comincia a delinearsi una cintura a sud di Biella che prosegue con Gaglianico, Sandigliano, Ponderano, Occhieppo Inferiore. Guardiamo l'andamento della popolazione in questi comuni: in tutti, l'aumento è costante, superiore a quello degli altri. Questa è la Grande Biella che si delinea, protesa verso la piana: la materiale saldatura del capoluogo col centro suburbano è già cosa fatta con Ponderano, lo sarà anche con gli altri comuni che abbiamo citato, nel giro di pochi anni. Più che una città di sessanta' cinquemila abitanti sta sor gendo un agglomerato urbano di centomila. I problemi di Biella sono già oggi quelli di Cande lo, Gaglianico, Sandigliano, Ponderano, Occhieppo: e molti appaiono gravi, d'importanza decisiva per uno sviluppo o una crisi. La mancanza d'acqua potabile può apparire argomento prosaico ai visitatori di passaggio, non certo a que ste centomila persone che col gelo invernale o la sic cita estiva non sanno più a che santo votarsi: urge co struire una diga .sull'Elvo a monte di Sordevolo ma occorrono due miliardi, una cifra pari a quella di tutte le entrate ordinarie in un anno del Comune di Biella. Ad ascoltare il sindaco di Biella, è tutta una ridda di miliardi che non ci sono e di cui la città e la zona hanno assoluta necessità. A due miliardi scarsi di entrate ordinarie previste per il 1964 si contrappongono quasi sei miliardi di mutui già contratti o in corso di perfezionamento. Un miliardo e mezzo è previsto per scuole di ogni ordine la cui generale insufficienza allinea il Biellese con le plaghe meno progredite della regione; un miliardo, per il risanamento di quartieri malsani che contrastano violentemente con quelli nuovi; un altro, per la costruzione di un quartiere nella zona d'espansione; mezzo, per l'acquedotto e le fognature ; ancora mezzo, tanto per cominciare con la * 167 ». Questi sono i problemi già j affrontati, altri attendono di j esserlo — con altri miliardi — a cominciare dall'ospedale civico ormai assolutamen¬ te insufficiente. Chiedo a tutti come mai l'indubbiamente prospera Biella appaia così poco in grado di far fronte ai suoi problemi : qualcuno ne attribuisce la causa all'instabilità politicoamministrativa del comune retto da tempo da una giunta di minoranza (quindici democristiani e quattro socialdemocratici contro quat- tro socialisti, un psiup e no-ve comunisti, sei liberali ed un missino) e quindi per forza di cose costantemente in difficoltà. Altri se la prendono con i più diversi bersagli, con i ceti economici locali o con gli esponenti della lontanissima e disdegnata VercelliIalla quale Biella non perdo- < na di essere capoluogo del- la provincia. Ma i più, obiet- tivamente, concordano col 1sindaco Casalvolone: con i lsuoi soli mezzi, Biella po-j trebbe benissimo far fronte ai problemi dei suoi cinquantamila abitanti ma non può risolvere quelli dei duecentomila dell'intera zona. E non si può negare che 'acqua, l'ospedale, la scuoa, la strada, non interessino soltanto il capoluogo ma tutta la zona. Biella ed il Biellese offrono oggi uno degli esempi più chiari dell'insufficienza di un'impostazione pura mente locale, della necessità di una visione almeno intercomunale. C'è qui il vantaggio di una situazione non ancora compromessa: anche se già si delinea la materiale saldatura tra il capoluogo ed i comuni vicini, il sorgere della Grande Biella può ancora essere controllato e guidato per realizzare non una confusa distesa di fabbriche e case, ma una moderna città ben articolata nei suoi centri residenziali e produttivi, efficiente nei collegamenti e nei servizi. L'obiettivo può essere raggiunto a patto che persone ed enti responsabili, ferme restando tutte le autonomie locali, uniscano i loro sforzi e quelli di tutti e ottantadue i comuni della zona. I biellesi sono i primi a rilevare che il maggior ostacolo è di natura più psicologica che materiale : «siamo bravissimi a lavorare, ed a guadagnare, ognuno per conto nostro, ma ci interessa poco quanto può capitarci a tutti insieme », Qualche indizio lascia sperare in un superamento di questo atteggiamento mentale: c'è da augurarsi che la trasformazione sia rapi da, adeguata ai tempi in cui viviamo. Sui piano economico, anche a Biella, naturalmente, la situazione si è fatta più senza ripetere pesante: quanto su queste colonne ha scritto giorni addietro Ettore Doglio, diremo che non c'è allarme ma preoc cupazione. Si è visto come jnegli anni del boom italiano e piemontese in particolare, l'industria tessile biellese e relativamente l'occupazione operaia abbiano progredito a passo lento: in una diversa congiuntura sapranno dimostrare altrettanta stabilità. Questo è il giudizio di molti esperti, la lezione di una lunga esperienza. Gli ostacoli di ogni natura, psicologici od economici, non potranno non essere superati: troppo laboriosa è questa gente, troppo bella è questa loro terra incastonata tra le Alpi della Val d'Aosta e della Valsesia, perché si possa temere del futuro. A patto, mi permetterei di ripetere sommessamente, che si pensi sempre un po' meno in termini di singole persone, aziende, paesi; che sempre un po' più si senta, si imposti, si cerchi di risolvere i grandi problemi come ormai comuni a Biella, all'intero Biellese, a tutti i suoi duecentomila abitanti. Giovanni Giovannini lllllIIIIIIIIIIIIlllllllllttltllllIIIIIIIIIIIllllIlKllllllI uria veduta aerea di Biella. Sulla sinistra spiccano gli edifici del nuovo quartiere residenziale. Il centro abitato è in continua espansione tanto che è prossima la saldatura con i paesi vicini. La «Grande Biella», anche per l'immigrazione dal Mezzogiorno, avrà presto 100 mila abitanti (Foto dall'Archivio dell'Aero Club Biella)

Persone citate: Biel, Ettore Doglio, Gaglianico, Giovanni Giovannini, Sandigliano, Vigliano