Gigliola Cinquetti, contesa da tutta Europa in famiglia torna ad essere la ragazza di prima

Gigliola Cinquetti, contesa da tutta Europa in famiglia torna ad essere la ragazza di prima ixroxino coiv la smhckxxe caxtaxtk xir.li,a sva casa ih vluoxa Gigliola Cinquetti, contesa da tutta Europa in famiglia torna ad essere la ragazza di prima Gli impegni di spettacolo le faranno probabilmente perdere l'anno scolastico: ma ella vuole proseguire gli studi, al liceo artistico - « Cantare non è lo scopo principale della mia vita » - Riceve millecinquecento lettere al giorno, non può più uscire per strada a fare una passeggiata - Contratti a 700.000 lire per sera, mezzo milione di dischi venduti (Dal nostro in vinto speciale) Verona, 18 aprile. Eccola qui, Gigliola Cinquetti, nella sua buona vecchia tranquilla casa veronese di via Pescetti 1, ai piedi della collina. Entra il padre, entra la madre — una bella e giovane signora —, annunciano che Gigliola ha appena finito di giocare una partita a tamburello con papà, è andata a rinfrescarsi. E dopo qualche minuto, eccola. Spalanca l'uscio d'impeto, sbuca a ventata dietro un sorriso timido che quasi le indurisce il volto di bambina e le avvampa le guance di rossore. Ha bellissimi occhi, lunghe ciglia nere, un nasetto all'insti, e una pelle rosea, certamente non ancora contaminata, come le labbra, da rossetti e belletti. I capelli sono a coda di cavallo, e la fa ondulare qua e là con un vivace e inarrestabile agitar della testa. E' qui, a casa sua, come ce l'hanno rappresentata, fresca e candida, colei che per tutta la vita, forse, si porterà l'impronta — come un merito? come un'accusa? — di non aver l'età per amare. E' questa la ragazzina che incanta gli italiani, e non soltanto loro. Danesi, francesi, inglesi, tedPschi. spagnoli cantano con Gigliola di non aver l'età. Vediamola come è nella vita, come parla, quali sono i pensieri di colei che da qualche mese è considerata l'esponente della terapia antiurlo della canorità nazionale. — Non credo che gli urlatori siano tramontati, — dice con gravità, con molta sicurezza. Sarà anche vero, ma detto da lei ha più significato, non si può negare che se ne intenda. Questa è una battuta con cui Gigliola intende affermare il suo punto di vista su una situazione controversa, e nella quale lei logicamente deve assumere una posizione cavalleresca. La conversazione si avvia sulla sua duplice condizione di studentessa e di supercantante nazionale. Come va la scuola? Male, fa lei, con sincero rimpianto. Frequenta, anzi frequentava il terzo anno del liceo artistico, i vari impegni glie l'hanno fatto trascurare a tal punto die l'anno è ormai compromesso. Le assenze sono state tante che non potrà più riprendere, anche volendolo e impegni permettendolo, gli studi. Il preside ha notificato al padre che ormai le conviene ritirarsi e presentarsi agli esami da esterna. Lo farà? — Ma io voglio continuare fino ni diploma. Comunque vada la mia vita, desidero avere quel titolo di studio. Il mio successo forse non continuerà a lungo — dice, e la modestia è sincera, ma ò chiaro che il suo pessimismo è una buona scaramanzia — e insomma non si sa mai. Invidio mia sorella Rosabianca (in famiglia i nomi sono della più pura e lirica tradizione veneta) che continua ad andare a scuola, a disegnare, a far la solita vita con i compagni di classe. — Perché quel diploma? Ormai lei è una cantante affermata. Non è sicura del suo avvenire! — Cantare non è lo scopo principale della mia vita. Forse fra qualche anno smetterò. E la ragazzina applaudita e ammirata, e ormai quotatissima alla borsa internazionale dei valori canori, aggiunge: — Il mio ideale è di formarmi una famiglia. Forse fra qualche anno smetterò di cantare, e mi sposerò e avrò tanti figli. Ne voglio proprio tanti, — afferma con la sicurezza di un generale che annuncia un piano di battaglia. — Ha già qualcosa in vistai Conta di sposarsi presto! — Non ho nulla in vista, non so quando potrà accadere. Sarà quando sarà. — Sa di essere una brava cantante! Se ne rende conto intimamente, o perché glielo dicono? — Sono convinta di poter cantare meglio in futuro. Questo non vuol dire che io oggi canti male. Gigliola non fuma, non beve (ci mancherebbe altro, alla sua età), la sera va a letto presto, non va a ballare, non fa ì capricci. — Perché dovrei farli! I miei genitori hanno sempre cercato di accontentarmi in tutto il possibile, me e mia sorella. Nella nostra famiglia c'è molto equilibrio. In casa ha fatto finora e continuerà a farli i soliti lavori di una ragazza della sua età, aiutando la mamma. E che cosa fa mentre spolvera i mobili o lava i piatti o pulisce i vetri? Quello che ogni ragazza e ogni signora fa In simili malinconiche occupazio ni. Canticchia. — Anche ora canticchio. Le mie canzoncine, quelle delle altre. Tante volte la mamma si unisce a me, o io alla marnino, e facciamo un bel concertino. Anche la mamma canta bene, è molto intonata. — Afa lei. benedetta ragazza, sa di essere una diva! — Io non sono una diva — rspEssrrtdmsdcvtvdercbQcsmadcpn ribatte pronta, con fermezza. E' chiaro che è il suo pensiero. Comunque non si comporta da diva, questo è certo. E' proprio una ragazzina, spontanea, ha uno sguardo vispo, con lampi sbarazzini, sorrisetto da birba. — Quando per strada viene riconosciuta, e si vede oggetto di curiosità, le piace o le dà fastidio? — Raramente, da qualche mese in qua, vado a piedi per strada. E dietro il finestrino di un'auto non ò poi facile riconoscere una persona. Ma i veronesi non si scaldano molto. Vedo talvolta teste che si voltano, qualcuno che mi addita, qualcuno che si fa ardito e chiede un autografo. Naturalmente tutto questo mi piace. L'ammirazione, se c garbata, non può che piacere. Quando è eccessiva, come accadde a Napoli, dà però fastidio e fa perfino paura. Rimasi assediata da una folla impazzita nel negozio dove ero andata per firmare dei dischi, donne che gridavano, che si buttavano dentro e mi abbracciavano. Dovette intervenire la polizia per liberarmi. Ma si scaldano anche i ve ronesi. A spasso per la città per esigenze fotografiche Gi gliola è stata facilmente riconosciuta e molta gente si è fermata per chiedere l'autografo. Due bimbette in compagnia della madre hanno vo luto scambiare qualche parola con lei, sorriderle, con una grazia attonita e silenziosa la maggiore le ha offerto metà di un mazzetto di margheritine che poco prima aveva raccolto sui prati. E Gigliola era intenerita. — Questo vuol dire essere ima diva. — le dico per stuzzicarla. — Secondo lei, a che cosa deve il suo successo? — Il successo che ho avuto non lo devo alla mia voce, ma alla canzone adatta al mio temperamento e alla mia personalità, e anche al fatto che la gente è stufa di sentir urlare. — Anche lei però ha cantato da urlatrice. Ha un risolino nervoso, risponde con aria annoiata: 01» Per quella volta che cantai Le mille bolle blu. Ma io la cantai alla mia maniera, non da urlatrice. In ogni modo — aggiunge — non creda che gli urlatori siano finiti —. E conclude con una dichiarazione di cui le si deve dare tutto il merito: — A me Rita Pavone piace. — E Gigliola Cinquetti? — Be', anche quella. Quando sento una mia canzone alla radio l'ascolto con piacere, ma non sempre mi fa lo stesso effetto. — Fi?io a qualche mese fa lei era una studentessa; ora è una personalità internazionale: viaggi, applausi, quattrini. Che sensazione le dà tutto questo! — Qualche volta mi stordisce. Dopo tutto la mia voce non è gran che. — Però l'ha resa celebre e le ha fatto guadagnare tanti soldi. Risponde la madre, la signora Sara: — Molto meno' di quanto si creda. Aveva parecchi contratti a duecentomila lire per serata, e talvolta ci si rimette, tenuto conto delle spese di viaggio e d'albergo. I filmetti pubblicitari le rendono mezzo milione l'uno. Di Non ho l'età ha venduto cinquecen¬ tomila dischi. Ora l'impresario Ravera le ha concluso qualche contratto a setteccntomila lire. Poi si vedrà. Gigliola è del tutto disinteressata all'argomento quattrini. Riattacca parlando delle molte lettere che riceve, circa millecinquecento, alcuni chili ogni giorno, la disperazione del postino per il peso supplementare, e della famiglia che non sa dove mettere tutta quella carta. Che cosa le scrivono? Le solite cose. Offrono ammirazione, chiedono autografi, denaro. Proposte matrimoniali? Qualcuna. Ma a Gigliola non interessano. — Ila forse un amoretto segreto! — JVon ne ho ancora avuti. Non mi piae-iono gli « amoretti ». Spero di avere un « amoro, quando sarà, e sarà l'uomo che sposerò. Non ha l'età per amare, ma sa quel che vuole, la ragazzina. Giuseppe Faracì Gigliola Cinquetti a Verona: il successo non ha modificato il suo semplice carattere

Persone citate: Gigliola Cinquetti, Giuseppe Faracì, Ravera, Rita Pavone

Luoghi citati: Europa, Napoli, Verona