I romeni non vogliono scegliere tea Mosca e Pechino di Massimo Conti

I romeni non vogliono scegliere tea Mosca e Pechino I romeni non vogliono scegliere tea Mosca e Pechino 11 Comitato centrale è riunito da ieri per esaminare la disputa russo-cinese - Si prevede una «risoluzione» sfumata, forse un tentativo di mediazione - La Romania desidera essere amica di tutti: tiene un'ambasciata a Tirana, ma è in buoni rapporti con Tito; commercia con la Cina e con l'Occidente, ha contatti politici ed economici con ottanta paesi (Dal nostro inviato speciale) Bucarest, 15 aprile. In un solenne edifìcio di stile moscovita, non lontano dal centro di Bucarest, sono convenuti oggi i capi comunisti della Romania per studiare gli sviluppi della crisi cino-sovietica. In questo edificio, precluso ai giornalisti, i membri del comitato centrale discuteranno fra loro per un paio di giorni; e alla fine faranno conoscere il loro pensiero con un documento che — mi diceva un funzionario governativo — potrebbe essere molto elaborato. Il documento di Bucarest, che segue a breve distanza di tempo il rapporto Suslov e la comune dichiarazione russo-magiara, dovrà spiegare meglio l'atteggiamento della Romania nel dissidio fra Kruscev e Mao. E nella migliore delle ipotesi anticipare un nuovo tentativo di mediazione dei romeni : « Non abbiamo abbandonato tutte le speranze », mi spiegava ancora un comuni sta romeno. Non è certo che il docu mento di Bucarest sarà una risposta diretta alla dichiarazione russo-magiara. Come non è sicuro che Gheorghiu-Dej vorrà impegnar si a fondo per l'uno o per l'altro contendente, rinun ciando a quel riserbo che rappresenta poi la sua forza In mancanza di dati sicuri a causa del fitto silenzio che avvolge la Romania (anche i giornali continuano a tacere), hanno grande for tuna qui le arti dei crernv linologi, non meno numero si che a Mosca. E anche costoro si trovano d'accordo su un punto: che GheorghiuDej farà di tutto per evitare la scelta. C'è però una genuina novità in questo incontro dei capi comunisti è la prima volta che il comitato centrale romeno ha accettato di discutere la crisi e di pronunciarsi in una qualche forma. Segno che anche i prudentissimi romeni reputano indifferibile un chiarimento, e che essi sentono ormai vicino lo show down fra Kruscev e Mao. La Romania è, in ordine di tempo, l'ultimo paese che si è distanziato dall'Urss Le sue decisioni, pertanto, avranno grande peso nella Europa orientale, disorien tata dalla crisi. La difesa tenace della neutralità fra Mosca e Pechino da parte di Gheorghiu-Dej è stata fin ora suggerita da motivi di ordine pratico, e non di natura ideologica. Gheorghiu Dej diffida dei teorici, con vinto più degli altri che le idee giuste, o per lo meno utili, siano il prodotto del la prassi. Questo suo pra gmatismo, unito a un instin to sicuro, si è sempre imposto fra i compagni di partito. Ben di rado si è assistito qui a confronti ideologici di un certo impegno. E' una voce unanime che in seno al partito Gheorghiu-Dej mantenga tuttora un primato assoluto Lo stesso Gheorghiu-Dej non ammette l'esistenza di divergenze ideologiche con Kruscev. Certo egli si op pone a Kruscev quando questi tenta di imporgli una collaborazione economica, che i romeni stimano contraria ai loro interessi. Al rifiuto della ripartizione dei compiti fra i paesi del Co mecon, si è aggiunta, sem pre da parte di Bucarest, la mancata adesione a un fondo internazionale per gli investimenti nelle cosiddette industrie di base. Bucarest accetta l'aiuto dei paesi socialisti, quando si tratta di mettere su una nuova industria; ma a pat to che gli impianti restino proprietà romena. Bucarest non riconosce autorità sopranazionali, in nessun campo, né politico né economi co. E non è disposta ad accordare preferenze ai paesi socialisti, quando può ac quistare gli stessi prodotti a condizioni più vantaggiose negli Stati occidentali. Su queste controversie fra Bucarest e il Comecon si sono inseriti i cinesi, quali vi hanno ricercato, valorizzandolo, un preciso con tenuto ideologico. Non si può dire però che i capi del la Romania lo abbiano mai avallato, mettendosi così sulla linea di Mao. Sul piano ideologico la equidistanza della Romania fra i due grandi risulta quindi più apparente che reale. I cinesi, però, hanno potuto ottenere da Bucarest una neutralità stretta, che certo non rallegra Kruscev. Ho trovato a Bucarest un documento che dimostra la identità di idee fra Kruscev e Gheorghiu-Dej sulle questioni fondamentali che dividono Mosca da Pechino. E' un prolisso articolo del n. 2 del comunismo romeno. Ion Gheorghe Maurer, presidente del Consiglio e membro del Politburò, apparso sulla rivista Problemi del socialismo. In questo articolo, che ha valore di tesi ufficiale, Maurer respinge la guerra come mezzo di sovvertimento del mondo capitalista, schierandosi senza equivoci contro Pechino. Maurer spiega poi la necessità della coesistenza pacifica. Riferisco con scrupolo le sue parole: «...La politica della Repubblica Popolare Romena viene espressa dagli sforzi finora compiuti per sviluppare in modo costante i legami economici, scientifici e culturali con tutti gli Stati, indipendentemente dal loro sistema sociale... La pratica delle cose ha dimostrato che lo sviluppo di queste relazioni ha contribuito a eliminare i residui della guerra fredda e a favorire la coesistenza pa cifica fra i popoli. L'appli cazione dei principi di eoe sistema, e pertanto il riconoscimento del fatto che la guerra mondiale non può costituire un metodo per dirimere le controversie internazionali fanno del dialogo (fra i popoli) il solo metodo per la soluzione di quei problemi ». La tesi di Maurer, però, è libera accettazione delle idee di Kruscev. Non implica, per conseguenza, il riconoscimento della leadership sovietica. Maurer ha voluto ricordare quanto segue : « Le conferenze di Mosca hanno messo in evidenza il fatto che all'interno del movimento comunista non si danno partiti superiori e partiti subordinati. Tutti i partiti, grandi e piccoli, sono perfettamente uguali, tutti ugualmente responsabili... ». Anche Maurer, insomma, dimostra di apprezzare i vantaggi dell'autonomia e di conoscere bene l'arte dell'equilibrio. La Romania cura l'amicizia di ottanta paesi, compresa la Cina, cui fornisce cherosene per i suoi aerei a reazione, ignorando così il boicottaggio economico imposto da Kruscev ai paesi socialisti. I romeni, poi, hanno un'ambasciata a Tirana, posta in quarantena dagli altri paesi legati a Mosca. Ma sono anche buoni amici di Tito. Nella sua recente visita a Belgrado, Gheorghiu-Dej ha ottenuto la collaborazione della Jugoslavia ai nuovi impianti idroelettrici che sorgeranno alle Porte di Ferro. Un progetto per 240 miliardi di lire. Massimo Conti