Mezzo secolo fra I volumi nelle memorie di Branduani

Mezzo secolo fra I volumi nelle memorie di Branduani Mezzo secolo fra I volumi nelle memorie di Branduani Svolse la sua attività alla Hoepli, salendo passo passo tutti i gradini della scala, da fattorino a direttore - Le singolari esperienze a contatto con gli scrittori italiani r n e a a a e i o a o a a a e a e o o e n a e e ? n o i e e a a l a o a a si i a o oe me ei r Basta poco perché il mestiere del libraio diventi un'arte: basta amare i libri nuovi, non tanto per quello che sono, quanto per quello che rappresentano, e insieme amare quelli che li hanno scritti, sposandone certezze o illusioni; così da servire attraverso il commercio librario, che non può mai essere di soli oggetti, la causa civile delle lettere. Questa condizione d'interiorità, pur così rara a trovarsi, fa il grande libraio; il quale sarà prima di tutto un lettore-mediatore, e se avrà avuto vita, memoria e gusto, potrà anche riuscire un piacevole aneddotista e memorialista, essendosi trovato a lavorare su quella linea di confine, scrutata dai satirici, dove 3'incontrano l'autore trepidante e il pubblico indifferente. Abbiamo così tracciato i lineamenti ideali di Cesarino Branduani, detto non soltanto nella sua Milano « il principe dei librai >, decoro della libreria Hoepli, di cui ha accompagnato per oltre cinquant'anni la fortuna, percorrendo intera la scala gerarchica, da semplice ragazzo o fattorino a direttore; un uomo, o per meglio dire una testa, che « a vederla dietro 11 banco, che gli nasconde tutto il resto della persona (scrisse Montanelli in uno dei suoi "Incontri") sembra quella, tonda e grigia, d'un gufo. Il suo sguardo, che filtra di sopra, di sotto e di lato, ma non mai attraverso le lenti degli occhiali fissati sulla punta del naso... ha, come i polmoni di Coppi, una capienza almeno quattro volte superiore al normale. Cosa non entra nel suo raggio? >. Ora il Branduani, collocatosi a riposo, ha rovesciato con patetico disordine il sacco dei suoi ricordi in Memorie di un libraio (Longanesi e C., con prefazione di Indro Montanelli); un libro quanto mai libresco ma candidissimo, rischiarato da un galantomismo che già si enuncia nelle prime righe, quando l'autore, figliuolo di un umile portalettere, prende a narrare come si facesse tutto da sé: «Dico la verità, sia benedetta la sorte che mi ha fatto nascere in una asa dove regnava sovrana la i-1miseria, permettendomi d'im¬ parare a mie spese che cosa significa farsi un posto nel mondo >. Quel posto, come vedrà il lettore, meglio che di illuminato venditore, fu di uomo di fiducia, consulente segreto e suggeritore occulto dei più significativi scrittori italiani degli ultimi cinquant'anni, da vociani e rondisti ai « novissimi >, e per una gamma che si estende al teatro, alla critica, alle scienze e al giornalismo raccolto in volumi. All'esperienza di questo empirico ricorrono generazioni di scrittori, dalla più dannunzianamente spavalda (ecco venire avanti Guido da Verona, « con il ciuffo che gli traboccava sulla fronte ed il grande naso a spartivento, portando la copia rilegata in pelle del suo romanzo nuovo, quale omaggio all'amico libraio >) ai più um¬ bratili e tementi dei giorni nostri (Pavese, Marotta) Ma moltissime anche le testimonianze dirette, qui recate In gran copia: le tante lettere e non soltanto di commissione, che scrittori d'ogni parte d'Italia scrivono al loro amico mercante; e con un tono non soltanto inter pares (tutte cominciano «Caro Cesarino») ma illuminato dalla nota più intima e sincera; per modo che Baldini, curioso di piccoli libri, e il delicato Moretti, e l'oberato Vergani, e Alberto Albertini, Ansaldo, Zavattini, Civinini, Longanesi e tanti altr. Passa intanto fra i cristalli di Hoepli la storia dalle mode letterarie, e poi la storia nuda e cruda. E viene il giorno del '44, come doveva venire attesa la tempra umanistica dell'uo¬ e o , i e a l a ¬ mo, che Cesarino si ritrova fra altri detenuti politici nel carcere di via Sala, dove si mette a raccontare le ultime barzellette antifasciste per tener su il morale, e intanto notaparecchie imperfezioni carcerarie e pensa di farne oggetto di un opuscolo. La chiaritàdell'uomo, e la congiunta passione del libro, non si smenti-scono mai; e la letizia di chiesercita con amore il propriomestiere (quanto difficile, si veda a pag. 221 e segg.) e serve con superba umiltà la causa della cultura, trionfa non soltanto del fascismo, ma, che è quasi più, delie stesse pas slonl che avvelenano la vita dello scrittore, facendoli tuttquanti apparire pacificati e fraterni sul comune banco dprova del libraio. Leo Pestelli

Luoghi citati: Italia, Milano, Verona