Fondò l'ospedale per bambini più grande e moderno d'Italia

Fondò l'ospedale per bambini più grande e moderno d'Italia E MORTO. A »7 ANNI. GEROLAMO GASLINI Fondò l'ospedale per bambini più grande e moderno d'Italia A 19 anni di età venne a Genova, dalla natia Brianza, per emigrare • Ma non aveva i soldi per il biglietto - Pochi anni dopo era diventato uno dei maggiori industriali oleari - Nel 1950 si privò della sua immensa fortuna (decine di miliardi) a favore della Fondazione che porta il suo nome Genova, 9 aprile. Poco dopo la mezzanotte è mancato, nella sua villa di corso Italia, il sen. Gerolamo Gaslini. Da nove giorni il senatore era a letto per una infezione broncopolmonare. Da martedì scorso si alternavano al suo capezzale la figlia, contessa Germana, ed il medico curante, dott. Gibelli. Il senatore e) rimasto lucido fino all'ultimo momento. Ancora ieri aveva chiesto di vedere la, posta ed aveva sbrigato alcune pratiche urgenti. Poi, durante la notte, è andato peggiorando. Si è spento serenamente alle 0,15. Aveva 87 anni. Gerolamo Gaslini era l'ultimo protagonista di stampo antico sulla scena genovese. Nato a Monza il 3 luglio 1877 da genitori brianzoli, era venuto a Genova da ragazzo e ne aveva assimilato il costume con caparbietà quasi religiosa, finendo col diventarne cittadino onorario. Persino il suo aspetto fisico, con quegli occhi indagatori e un po' ironici, e il suo modo di esprimersi, caustico e dialettale, accentuavano la fedeltà alla leggenda dell'imprenditore parsimonioso, accanito nel lavoro, rigidamente puritano nel respingere ogni tentazione del superfluo dopo aver accumulato una ricchezza che si diceva favolosa. < Io viaggio in seconda classe, mi alzo ogni mattina alle tre e lavoro Ano alla sera », mi aveva ripetuto tempo fa nel suo studio all'ultimo piano d'un palazzotto Coppedé sul lungomare di Levante. « Le grandi fortune si fanno risparmiando i centesimi. Io ho cominciato da ragazzo, co me quell'americano che racco glieva gli spilli e che è diventato miliardario. Non ne ricordo il nome ma fa lo stesso ». Era sbrigativo, quasi ostentava una durezza che era fatta di pudore: soltanto nel testamento spirituale, affidato ad un cappuccino e pubblicato oggi, Gaslini svela la sua commozio ne e il suo sentimento del dolore, così acuto dal giorno della morte della figlia Giannina. Nel 1917 la portò via una malattia infantile, allora incurabile. « Fino a quel giorno avevo lavorato per farmi una posizione. Morta la mia Giannina pensai di dedicare tutta la mia vita e la mia attività alla cura delle malattie infantili. Volevo risparmiare ad altri genitori il nostro dolore e ad altri bambini le sofferenze di Giannina », mi disse una volta Gaslini lasciandosi andare ad un momento di tenerezza. Fondò l'istituto < Giannina Gaslini », che oggi è l'ospedale più grande e moderno d'Italia per la cura delle malattie dei bambini; ospita due cliniche e due istituti universitari, accoglie piccoli ammalati di ogni regione. Era sbrigativo anche nel ricordare il passato; lo faceva con orgoglio, ripetendo spesso: « Scusi, sa, ma io sono franco ». Non amava ricordare gli onori che potevano apparire frivoli, come il titolo di conte di San Gerolamo, avuto da Vittorio Emanuele III nel 1939, assieme alla nomina a senatore (quella a cavaliere del lavoro risale al 1932). Preferiva i ricordi più lontani: o n o a — < A diciannove anni venni a Genova per emigrare negli f'fati Uniti. Volevo far fortuna. Ma il biglietto costava 400 .ire e io ne avevo in tasca cento. Mi misi a trafficare in porto, feci un po' di fame ma presto radunai un gruzzolo Quando morì mio padre ritornai a occuparmi di olio, con tinuando la sua attività. Dopo qualche anno persi tutto e mi rifeci presto una fortuna » Ancor giovanissimo divenne uno dei più grandi industriali oleari. La scoperta dell'esteri flcazione delle sanse, i semi delle olive, accrebbe la sua fortuna. Agli oleifici aggiunse i saponifici e le industrie alimentari; diventò anche banchiere e fu uno dei protagonisti della finanza italiana. Una fortuna di decine di miliardi passò in blocco alla fondazione che porta il suo nome, eretta ad ente di diritto pubblico nel 1950. <Non mi appartiene più nulla, io sono uno stipendiato, prendo un mensile e me ne avanza ancora», diceva Gaslini ai visitatori. Anche la moglie Lorenza, morta l'anno scorso, e la figlia Germana avevano rinunciato alla loro parte e ricevevano un assegno mensile dalla fondazione, amministrata rigidamente da Gaslini. Fondazione non soltanto benefica, sommava al fine del potenziamento dell'istituto < Giannina Gaslini » quello della ricerca scientifica nel campo della pediatria e in quelli collegati. Gaslini era un mecenate rivolto ai modelli dei grandi genovesi che donavano somme favolose alla città per opere assistenziali e grandi lavori, spesso sostituendosi al potere pubblico. Non parlava faci! mente d'arte, ma dava forti somme a musei e gallerie. Donò preziosi incunaboli e antiche opere alla biblioteca di Brera e anche a quella del l'Università di Genova. Governava da quello stanzone pit toresco, arredato con due lunghi tavoli congiunti a far barriera al visitatore e con tanti scaffali alle pareti, tutti col mi di carte e di fascicoli. Si raccontava che rivoltasse le buste usate per risparmiare: Gaslini amava la sua leggenda, non faceva nulla per smen tire un sospetto di avarizia unita a un perenne moralismo Se squillava il telefono Gaslini diceva: «Scusi, questo 6 un cinematografo ». Il cinema, nella simbologia dei genovesi di più vecchio stampo, significa decadenza, vanità, per dita di tempo. Non nasconde va la sua unica debolezza, flu tar tabacco. Faceva anche quello intrepidamente e con tocchi di colore dialettale: da lunghi fili tesi fra la scrivania e gli scaffali, pendevano enormi fazzoletti scuri, grigi e blu arnesi tipici degli amatori del tabacco da fiuto. A ottant'anni aveva ricevu to il premio più gradito, quel lo di cui parlava volentieri: la laurea in medicina « honoris causa ». Aveva presentato al corpo accademico dell'Univer sita di Genova una tesi per nulla accademica, un vero e proprio programma di attività assistenziali per l'infanzia. Ed aveva continuato ad occuparsi della fondazione che porta il suo nome, amministrando decine di miliardi, banche, industrie sparse in tutta Italia, grandi quantità di immobili. Tutto per I bambini e principalmente per l'istituto dedicato alla sua Giannina. Era vigoroso: si era ammalato da pochi giorni, una bronco-polmonite, malattie dei vecchi più sani e all'antica. Fedele alla sua concezione mistica del lavoro, passava effettivamente più di quindici ore al giorno nel suo studio. « Voglio lasciar tutto in ordine perché la fondazione continui bene senza di me », ripeteva ai collaboratori. Sarà sepolto nella cappella dell'istituto «Giannina Gaslini », accanto alla moglie e alla bambina che gli aveva dato una grande fede di cattolico nella ricerca di alleviare il dolore altrui e una nascosta coerenza, sotto la scorza contraddittoria. Mario Fazio ^^^^^^^^^ sen. Gerolamo Gaslini

Luoghi citati: Genova, Italia, Monza