L'accusa ai dirigenti dell'Istituto Sanità è di avere sperperato 850 milioni di lire

L'accusa ai dirigenti dell'Istituto Sanità è di avere sperperato 850 milioni di lire Nuovi sviluppi attesi dalla istruttoria in corso L'accusa ai dirigenti dell'Istituto Sanità è di avere sperperato 850 milioni di lire La posizione più grave è quella dell'ex direttore prof. Domenico Marotta - Il capo di imputazione afferma che si è reso colpevole di peculato e di falso distraendo rilevanti somme al fine di conservare il posto e di «assicurarsi un'aura di interessati consensi» - Tra le persone da lui favorite risulta anche il figlio, che avrebbe beneficiato di una borsa di studio senza averne il diritto - Le accuse addebitate agli altri imputati (Nostro servizio particolare) Roma, 9 aprile. Il sostituto procuratore generale dott. Severino ha interrogato in carcere per oltre due ore il prof. Domenico Marotta, ex direttore generale dell'Istituto superiore di Sanità, e il dott. Italo Domenicucci, capo dell'amministrazione dell'Istituto. Gli interrogatori si sono svolti durante la visita di Paolo VI a «Regina Coeli». A quanto si apprende, gli imputati avrebbero negato ogni addebito. Oggi sono stati inoltre notificati gli ordini di comparizione al prof. Giordano Giacomello, attuale direttore dell'Istituto di Sanità, al rag. Adolfo Rossi, funzionario amministrativo, ed ai fratelli Davide e Pietro Pompa, titolari dell'omonima ditta per forniture per laboratori sanitari. L'istruttoria potrebbe riservare ancora sorprese ed altri ordini di comparizione potrebbero essere contestati a coloro che hanno tratto vantaggio dagli illeciti penali commessi nella gestione dei denaro pubblico. Secondo l'accusa la somma sperperata è di circa 850 milioni. Il solo prof. Marotta avrebbe distratto 687 milioni e mezzo. Egli fu a capo dell'Istituto dal 25 luglio 1935 al 29 luglio 1961. Il capo di imputazione elenca a suo carico cinque peculati continuati aggravati ed afferma che ha compiuto questi reati «ni fine di poter attuare l'autocratica gestione dell'Istituto Superiore della Sanità in una atmosfera di interessati consensi che gli assicurassero pubblica considerazione, prestigio, lodi. Per questo ha sottratto rilevanti somme di denaro a favore degli alti componenti del comiiato scientifico, di molti dipendenti e di molte, quasi sempre autorevoli, persone estranee all'amministrazione, mediaiite pretestuosi gettoni di presenza, borse di studio ed assegni vari ». Dopo aver chiarito il movente che avrebbe spinto il prof. Domenico Marotta a varcare i limiti del lecito, il magistrato inquirente nell'ordine di cattura ha chiarito il meccanismo con il quale fu sperperato il pubblico denaro e le persone che ne hanno tratto vantaggio. Si inizia con gli alti com ponenti del comitato scientifico dell'Istituto che hanno in cassato complessivamente la somma di oltre 4 milioni di lire per gettoni di presenza a centinaia di sedute che non hanno mai avuto luogo. E sufficiente consultare una qualsiasi pubblicazione dell'Istituto di Sanità per conoscere i componenti della commissione e quindi coloro che hanno intascato il danaro: sono nomi notissimi. Le assunzioni all'Istituto dipendevano direttamente, e senza alcun controllo, dal prof. Marotta il quale aveva adottato un espediente per prendere in servizio il personale rli ricerca per i laboratori: pagava gli stipendi con fittizie borse di studio. Maria Domenicucci, parente del direttore amministrativo e Viviana Lodato, congiunta di un funzionario, incassarono circa tre milioni complessivamente per « incombenze del lutto diverse da quelle previste dalle rispettive borse di studio ». L'architetto settantenne Camillo Puglisi Allegra, suocero del capo dei servizi amministrativi dell'ente, ebbe la som ma di due milioni 688 mila lire per eseguire solo dei disegni per un progetto di al largamento dell'Istituto <artificiosamente ed appositamente escogitalo ». Gli illeciti connessi alle « borse di studio » hanno coinvolto anche altri congiunti di funzionari dell'ente, per una somma superiore agli undici milioni di lire. Nessuno dei titolari di queste concessioni ha adempiuto agli obblighi e agli studi previsti. Ecco alcuni esempi. Mario Flaminia invece di fare gli studi sulla virologia, si dedicò per proprio conto a studi di clinica chirurgica all'Università di Roma: ebbe due milioni e 500 mila lire circa. Antonio De Lisi percepì la somma di un milione e 935 mila lire per il periodo dal 1° ottobre 1960 al giugno 1962 senza aver mai frequentato i laboratori, limitandosi a prestare la sua opera presso il Gabinetto del ministro della Sanità. Le figlie del sen. Giuseppe Alberti, del psi, Adalberta e Faustina senza aver mai visto i laboratori di ricerca hanno percepito complessivamente un milione e 530 mila lire. L'episodio più sconcertante di favoritismo contestato al prof. Marotta è di aver concesso al figlio, dottor Ugo la somma di cinque milioni e 280 mila lire dal 15 settembre '56 al 30 settembre '61, per ricerche che aveva eseguito per proprio conto e non già nell'interesse dell'Istituto di SanitàUgo Marotta inoltre aveva prestato servizio presso un ambulatorio dell'Enpas ed aveva lavdsmstcpnqtrlclaMdasfznndtsptm vorato nell'esclusivo interesse di questo ente. I viaggi di alcune note personalità politiche, per una somma di circa tre milioni, passavano per borse di studio. Oltre 66 milioni di lire furono concessi a persone tquasi sempre autorevoli, anche se estranee all'istituto della Sanità » quali assegni periodici per pretesa e comunque illegale opera di collaborazione e consuenza. II reato di falso materiale contestato all'ex direttore del'ente è strettamente connesso al peculato perché « il prof. Marotta determinava il capo dei servizi amministrativi ad attestare e spesso anche personalmente attestava, in difformità al vero, la partecipazione, alle sedute dei componenti del comitato scientifico, nonché l'esatto adempimento degli obblighi di lavoro assunti con dei beneficiari delle borse di studio ». Enti pubblici e privati avrebbero tratto vantaggio dagli illeciti commessi dallo studioso, che in qualche maniera era egli stesso interessato. Fra i beneficiari, l'Accademia nazionale dei quaranta, la Società di chimica italiana, gli Annali di chimica, una serie di centri di studi, la Fondazione Paterno, il Comitato scientifico. Le laute ricompense al personale dell'Istituto superiore della Sanità sono state addebitate, quali peculati, al prof. Domenico Marotta. La violazione delle norme sulla contabilità dello Stato costituisce un altro caposaldo della accusa nei confronti dell'ex direttore, che, stipulando un contratto per l'ampliamento del fabbricato dell'istituto violò la competenza del ministero dei Lavori Pubblici, affidò illegalmente a licitazione privata i lavori prelevando la somma da un capitolo di bi lancio «.al quale l'oggetto dei contratti era del tutto estro neo ». Per evitare il parere del Comitato amministrativo inol tre il prof. Marotta frazionò la fornitura, ripetendo la ille cita operazione nei confronti di un'altra ditta, la Comet, che aveva fornito la copertu ra metallica della terrazza. Un documento pubblicato dai giornali, a proposito di questo scambio illecito, provocò la de nuncia del funzionario che ha fatto scoppiare lo scandalo quel dott. Giuseppe Meli capo della divisione forniture e contratti che è stato denunciato per furto di documenti e per interesse privato in atti di ufficio. La sua sorte ancora non è stata stabilita dal magistrato e non si può escludere chi; siederà al processo insieme con i protagonisti dello scandalo. Il falso ideologico, contestato al prof. Marotta, si riferisce ai contratti con le ditte private. L'imputato, sempre secondo l'accusa, ha attestato falsamente nelle relazioni sottoposte al Consiglio di amministrazione dell'Istituto di Sanità, nei contratti di acquisto stipulati con la Siemens e nei decreti di approvazione degli stessi, che l'oggetto della fornitura era costituito da « materiale vario per esperienze del laboratorio di ingegneria sanitaria ». L'ultimo peculato di cui deve rispondere l'anziano studioso sarebbe stato compiuto in complicità con il suo successore prof. Giordano Giacomello « per aver, previo accordo criminoso, sottratto all'Istituto uts"ica un'automobile (in un primi tempo un'Alfa 2000 e poi in sostituzione della stessa una "Aurelia" e una "Flavia") che in seguito ad un ordine del prof. Giacomello, veniva concessa in uso, insieme i relativi autisti e con la benzina (per oltre 600 mila lire) al prof. Ma- rotta, dopo il suo collocamento a riposo». Italo Domenicucci, direttore amministrativo dell'ente, deve rispondere di peculato e falso per aver « collaborato » con il prof. Domenico Marotta e con il prof. Giordano Giacomelli) a commettere i reati. Inoltre, personalmente il dott. Domenicucci avrebbe percepito indebitamente oltre sedici milioni dl lire, attraverso i «centri» e gli enti beneficiati dai due direttori dell'Istituto. Nonostante il fatto che lo scandalo della Sanità fosse già scoppiato in sede parlamentare, il prof. Giordano Giacomello avrebbe compiuto tre peculati continuati per la somma di lire 145 milioni 793 mila e 41 lire con gli stessi artifici adottati dal suo predecessore; pretestuose borse di studio, gettoni di presenza per riunioni mai fatte, assegni, concessioni varie, compensi ai dipendenti. Il prof. Giacomello, titolare di chimica farmaceutica all'Università di Roma, ha assunto la direzione dell'Istituto della Sanità il 1" settembre 1961 Egli la conserva tutfoggi. per tutto questo perio¬ do ha continuato a corrispon- jdere a Maria Domenicucci e Viviana Lodato le abusive borse di studio, ha continuato inoltre a sperperare danaro pubblico per « collaborazioni e consulenze a persone estranee all'ente, il tutto per una somma superiore ai 36 milioni di lire ». Anche il falso è in relazione ai precedenti capi di accusa. Il prof. Giacomello ha attestato la partecipazione alle sedute dei componenti del comitato scientifico, nonché l'esatto adempimento degli obblighi di lavoro assunti con la concessione delle borse di studio. r. S. , a o o Il dott. Giordano Giacomello, attuale direttore dell'Istituto superiore di Sanità (Telefoto «Associated Press»)

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