Implacabile il perito d'ufficio: la lettera del "bitter,, fu scritta con In macchina del municipio di Barengo di Gigi Ghirotti

Implacabile il perito d'ufficio: la lettera del "bitter,, fu scritta con In macchina del municipio di Barengo Tutta l'udienza di ieri dedicata agli esami dattilografici Implacabile il perito d'ufficio: la lettera del "bitter,, fu scritta con In macchina del municipio di Barengo La professoressa Viotti-Sturlese afferma: «L'Olivetti-Lexikon del Comune (che ho esaminato) ha quaranta difetti, fra maiuscole e minuscole. Li ho ritrovati tali e quali nella missiva incriminata» • La testimone illustra le anomalie alla Corte servendosi di lavagna, lenti di ingrandimento e lampadine tascabili - Poi batte alcune parole con la macchina sequestrata e fa provare anche il Pubblico Ministero: lo scritto è identico a quello del «bitter» - Dubbi della professoressa sulla perizia del consulente di parte, che verrà interrogato nei prossimi giorni (Dal nostro inviato speciale) Imperia, 9 aprile. Aveva tutta l'aria d'essere una seduta quieta, un po' noiosa, di quelle che si seguono per puro dovere di cortesia: cortesia verso il lettore, verso l'inclita Corte d'Assise che da ventitré udienze con tanto alacre impegno sta scavando nei casi del veterinario di Barengo, della sua ex amante, delle <sue> bovine... Invece, proprio sul finire, scocca la scintilla: le acque s'increspano, Incomincia un temporale che per poco non si muta in tempesta. Ecco la signora perito d'ufficio, la professoressa di calligrafia Maria Viotti-Sturlese, una signora tutt'osso e tutt'occhiali, piuttosto in età, esperta in dattilografia, ritornare per la seconda volta sul pretorio. La prima, fu alla vigilia delle ferie pasquali: era stata, ricorderete, una apparizione piuttosto turbinosa e sfortunata. La signora non sapeva dominare l'ira, il dispetto per essere stata fatta segno alle frecciate ironiche del consulente dattilografico di parte, Aurelio Ghio, torinese. La signora perito d'ufficio sostiene che di sicuro lo scritto che accompagnò il bitter avvelenato all'indirizzo di Tino Allevi è uscito dalla macchina « Lexikon 80 > del Comune di Barengo. Oppone il Ghio: tutte le simiglianze che la Sturlese riconosce tra lo scritto incriminato e gli altri scritti ottenuti dalla « Lexikon 80 > del Comune di Barengo sono immaginarie. Tutte le macchine per scrivere di quella serie — e cioè, in pratica, tutte le « Lexikon 80 » esistenti in commercio (e pare ve ne siano centinaia di migliaia) — ripetono puntualmente le medesime anomalie, e ciò dipende dal fatto che esiste^ nella famiglia delle macchine per scrivere, una « predisposizione » congenita, addirittura fisiologica, a certe anomalie. Deformazioni impercettibili, ad occhio nudo, ma facilmente riscontrabili al microscopio, e con gli strumenti più raffinati di cui dispone l'indagatore moderno. Inoltre, il Ghio sostiene che le macchine per scrivere sarebbero apparecchi tutt'altro che impersonali al servizio dell'uomo: a studiarle bene, si rivelerebbero, invece, estremamente sensibili; sensibili al passar del tempo, al mutare delle stagioni, del clima, della mano che batte il tasto... insomma, sarebbero d'umore variabile. Ed ecco in sostanza quello che è accaduto stamattina: la signora Viotti-Sturlese ha messo le micce sotto l'impianto teorico dell'avversario Ghio, facendo balenare il sospetto che egli abbia cambiato le carte in tavola. Seguiamo l'udienza dalle sue prime fasi. Il presidente interroga la signora perito sulle anomalie riscontrate nello scritto, corrispondenti ad altrettante anomalie meccaniche riconoscibili nella «Lexikon» incriminata. Signora Viotti - Sturlese — Nello scritto d'accompagnamento al bitter si ritrovano almeno Quaranta anomalie, clic hanno riscontro nei caratteri della macchina « Lexikon SO» del Comune di Barengo. Consideriamo le maiuscole: la lettera « A » mostra i due piedini usurati; la « 7 » ha il piedino di sinistra a forma di cuneo; la «O» ha l'ovale usurato a sinistra, la « P » è logora nella parte alta dell'asta, la « Q » ha l'accessorio imperfetto... Presidente — Che cos'èf Signora Viotti-Sturlese — Sarebbe il codino. Presidente — Allora; a nerbate. La « Q » maiuscola presenta l'accessorio caudale usurato. E poi? Signora Viotti - Sturlese — L'asta superiore e il piedino della « R », la parte inferiore della « l » e il piedino della stessa lettera, i due tratti inferiori della « V > sono pure usurati. Tutti questi difetti si riconoscono anche »iei caratteri della macchina in sequestro. Presidente — Queste anomalie possono comparire o scomparire, a seconda di come si batte il tasto? Signora Viotti-Sturlese — Se il dattilografo è un dilettante, lo si nota di più; se è un professionista, di meno. Ma queste usure si riscontrano sem pre! Avv. Moreno (difensore) — Afa le cose possono cambiare facilmente! Per esempio, se i tasti fossero ben ripuliti... Ha provato la signora perito a pulire i tasti della macchina incriminata? Signora Viotti-Sturlese — Oh, no! Oh, no! Mai più: la macchina in sequestro non si può toccarla! Presidente — Ma sicuro, si- curo. Guai a toccare le cose in giudiziale sequestro. Sarebbe immutazione dello "status" degli oggetti processuali... Ci vuole un decreto del giudice istruttore per poter compiere di queste esperienze! Ed ora, vediamo le minuscole, signora. Signora Viotti-Sturlese — La « n » manca d'un piedino; la « a » è deformata nel risvolto destro; la « g » è usurata nella parte inferiore; la « > » è logora a sinistra, sul piedino; la «J» è usurata a sinistra e a destra; e poi abbiamo la « o »... Avv. Ciurlo (difensore) — Oh, ma quante novità, signora Sturlese! Nella sua perizia lei segnala sedici anomalie, e qui ne annuncia una quarantina... Signora Viotti-Sturlése (imperterrita) — Le lettere « e » ed « a » con l'accento sono usurate. Poi ci sono gli slineamenti e le sopraelevazioni. La «s» ruota a destra; e cosi la « a »; la « m »; la « r »; la « z »... Slineamenti (cioè il contrario degli allineamenti) e mutazioni, ora a destra e ora a sinistra, richiedono, per essere meglio scrutati, l'ausilio di lenti e lampadine speciali. Stamane, la signora perito s'è portata un piccolo armamentario per l'esplorazione scientifica dell'alfabeto, che d'improvviso fa uscire dalla borsetta e distribuisce ai giudici, agli avvocati, al pubblico ministero. Perché la lezione sia anche più chiara, viene portato un tavolo e poi anche una lavagna: la signora traccia con il gesso gigantesche lettere, con le relative anomalie, sicché la Corte, aiutandosi con la lente d'ingrandimento, può comparare ciò che la signora scrive alla lavagna con quanto si legge nello scritto d'accompagnamento al « bitter ». D'un tratto, uno dei difensori getta un piccolo allarme: « Afa ?i07i sarà l'usura del nastro che provoca queste anomalie/ ». La signora perito risponde con molta sicurezza che no, ciò non è possibile, e basterebbe guardare con attenzione alla tastiera della * Lexikon 80 » per convincersi che a tutte le usure e ai malanni denunciati dallo scritto, corrispondono logorìi e rotture nella tastiera della macchina per scrivere del Comune di Barengo. Con la lampadina tascabile accesa, il presidente esplora la tastiera della « Lexikon 80 », che troneggia sul bancone dei giudici... Signora Viotti - Sturlese — Qui, vede, signor presidente, c'è anche una cicatrice... Nel segreto dei suoi martel letti, la povera « Lexikon » di Barengo celava cicatrici da vecchie saldature, piccoli di fettucci invisibili al profano, il segno degli anni trascorsi: insomma, un complesso di anomalie che la rendono particolare, diversa da tutte le « Le xikon » uscite dalla stessa ma trice. Avv. Ciurlo — Afa lei, signora, le ha provate tutte le «Lexikon *? Presidente — Oh, avvocato: ma com'è possibile? Se si dovessero provare tutte le macchine d'una stessa serie, non si potrebbero più fare perizie dattilografiche! La signora perito compie ora un esperimento pratico in piedi, batte sulla macchina incriminata alcune frasi. An che il pubblico ministero si avvicina alla tastiera e ribatte le medesime frasi. E siamo al la parte più esplosiva dell'u dienza, quella che viene dedl cata alla confutazione delle tesi del consulente di parte, Aurelio Ghio. Come ha fatto il signor Ghio a dimostrare inutili e fallaci le prove della perito d'ufficio? Ha compilato una serie di « tavole comparative » che mostrano, ingrandite, le simiglianze e le disslmiglianze tra 10 scritto incriminato e scritti ottenuti da altre macchine. Queste tavole vengono offerte all'esame della teste. La quale osserva: 1) che in aloune tavole gli ingrandimenti sono compiuti in modo confuso, in modo che i difetti rimangono in ombra; 2) che in altre tavole fu usata addirittura carta speciale, sostanzialmente diversa da quella originale, sicché nemmeno in questo caso le dimostrazioni del consulente possono essere prese per buone. E terzo, poi, si scopre persino un'enormità... Presidente — Lei, signora, mi sa spiegare come ha proceduto il consulente a questi esami? Venne a visitarla nel suo studio? Signora Viotti-Sturlese — SI, 11 2 febbraio 1963. Presidente — Ebbene, qui risulta che egli fece queste prove il 2 febbraio e anche il 22 aprile 1963. Come avrà potuto farle? E dove? Chi gli avrà dato il permesso? Avv. Moreno (difensore) — La macchina nell'aprile del 1963 era giacente presso il Tribunale di Sanremo. Il Ghio si recò nella cancelleria del Tribunale... Presidente — Ma nient'affatto! La macchina incriminata era a Genova sotto sigillo. Abbiamo una lettera, qui, della Procura della Repubblica di Genova che reca la data del 20 aprile 1963: è indirizzata al giudice istruttore del Tribunale di Sanremo e annuncia che la macchina «Lexikon 80 » del comune di Barengo, è giacente nell'armadio dei corpi di reato, e che verrà rispedita a suo tempo a Sanremo! Come st spiega questa stranezza? Non lo si spiega: verrà nei prossimi giorni il Ghio a chiarire come abbia potuto compiere gli esami nella data che egli indica, sulla macchina che era sotto i sette sigilli della legge. Ma le sorprese sono appena incominciate. Nella sua consulenza difensiva, Aurelio Ghio scrive press'a poco: «Ho faito con la macchina sequestrata alcuni esperimenti che dimostrano come le macchine per scrivere abbiano anomalie non peculiari, ma, per dir così, estemporanee, determinate dai più diversi fattori. La mattina del 2 febbraio 1963, per esempio, battendo sulla tastiera della macchina di Barengo ho ottenuto uno scritto su cui il gruppo di lettere "ala" è perfettamente allineato, co¬ si come si nota anche nello scritto indirizzato al signor Tino Allevi. Ho ripetuto il medesimo esperimento il giorno 22 aprile successivo sulla medesima tastiera: ho constatato che il gruppo di lettere "ala" non è affatto allineato. L'accurata analisi, Quindi, degli scritti renderà evidenti sicure dissimiglianze che varieranno ancora nel tempo. Il valore di queste dissimiglianze deve essere inquadrato nella predisposizione di una data macchina a determinate anomalie, che non si riferiscono ad una macchina specifica, ma ad una serie di macchine... ». Presidente — Lei, signora, ci può spiegare come sia possibile questo strano comportamento nella macchina per scrìvere incriminata? Signora Viotti-Sturlese — E' molto semplice. La signora perito si alza, va alla macchina da scrivere, batte le tre lettere « ala » con mano leggera, le ribatte con mano diversa premendo sul carrello. Quindi esibisce con gesto orgoglioso il compito al presidente. « JBceo qui.' Basta una leggera pressione della mano sul carrello, e le lettere si allineano o si slineano con molta facilità, oppure si n'allineano se erano slineate ». Stupore in aula: sembra un gioco di prestidigitazione. Lo scritto « ala » passa di mano in mano lungo il bancone dei giudici, viene riesaminato con le lenti d'ingrandimento. Anche il procuratore generale, dott. Sanzo, si mette a battere più volte « ala, ala » sulla tastiera della macchina di Barengo. Il risultato è stupefacente. Presidente — Mettiamo a verbale, cancelliere, quanto se gue: si dà atto che il perito d'ufficio, signora Viotti-Sturlese, e il Procuratore Generale eseguono numerose battute del gruppo « ala » sulla macchina per scrivere in giudiziale sequestro. Nonostante le battute siano eseguite da persone diverse, la lettera « a » risulta sempre allineata con la lettera <l> esattamente come nello scritto incriminato. Signora Viotti-Sturlese — E' inconcepibile! Le due lettere <a> ed «l> perfettamente allineate nello scritto del < bitter », perfettamente allineate nella prova eseguita il 2 febbraio 1963 nel mio studio dal signor Ghio, risultano completamente slineate il te aprile di quell'anno come le <tavole » presentate dal consulente di parte. E' veramente straiio, molto strano che oggi questo gruppo di lettere sia ritornato ad allinearsi... Ma non basta: nelle sue « tavole », il Ghio mette in evidenza taluni particolari d'uno scritto che attribuisce alla macchina incriminata. La signora perito fa osservare che i conti non tornano e i caratteri non corrispondono. La «a», infatti, delle tavole Ghio, presenta una smangiatura macroscopica nell'arco superiore; nella macchina di Barengo, invece, questa « a » è liscia e pulita, regolare. La signora Sturlese esegue altre prove che vengono esaminate con le lenti d'ingrandimento. Infine il presidente fa registrare a verbale questa dichiarazione della signora Sturlese: «La lettera "a" minuscola nello scritto incriminato è regolare. La stessa lettera nelle tavole del consulente Ghio presenta uno schiaccia mento evidente nell'arco superiore. E' inconcepibile che dall'aprile 1963, epoca in cui il consulente di parte asserisce d'aver eseguito le sue prove, ad oggi 9 aprile 1961,, la lettera "a" abbia potuto subire un'evoluzione in senso contrario ritornando allo stato primitivo, e cioè perfettamente regolare ». Presidente — E' davvero molto strano che una macchina, neppure usata in tutto questo tempo, abbia perduto un difetto che aveva. E un difetto così evidente, poi!? Signora Viotti-Sturlese — Sarebbe possibile solo l'inverso; se, per esempio, la macchina avesse subito un colpo, nel trasporto. Ma che la lettera "a " sia ritornata normale da sola mentre era così smangiata l'anno scorso, è un mistero! E' un < giallo », nel « giallo » del bitter avvelenato. La udienza finisce cosi, su queste sfumature di mistero: la si gnora Sturlese, però, non ha finito la sua deposizione. Ha dell'altro, in serbo, e la Corte la prega di tenersi a disposi zione anche per domani. La professoressa, raggiante, con sente, ben lieta di poter re stituire colpo a colpo al suo avversario torinese. « Il mio sarà un metodo tee c7iio, ma è ancora il più se rio », mormora all'uscita dal l'aula, porgendo il braccio al marito che l'ha seguita con trepida attenzione durante la intera seduta. Informato prontamente per telefono dei fatti nuovi emersi dalla seduta di stamane, il consulente Ghio ha risposto da Torino ai difensori di Renzo Ferrari di non preoccuparsi troppo: verrà lui, nei prossimi giorni, sul pretorio, a sciogliere 1 dubbi che si sono addensati, all'improvviso, sulle sue conclusioni e minaccia, inoltre, querele per chi attenterà alla sua reputazione. Tutto sommato, il bilancio della giornata è favorevole alla signora Sturlese. Non sarà facile per il signor Ghio dare dimostrazione delle sue tesi sui cambiamenti d'umore e di carattere delle macchine per scrivere. Gigi Ghirotti I presidente Garavagno osserva con una lente un particolare della perizia dattilografica d'ufficio (Tel. Moisio) Il perito dattilografico d'ufficio, signora Maria Viotti Sturlese, ieri in aula ad Imperia mentre servendosi di una lavagna illustra la sua deposizione (Tel. Moisio)