Pieraccini non accetta la richiesta di rivedere il progetto urbanistico di Arturo Barone

Pieraccini non accetta la richiesta di rivedere il progetto urbanistico Concluso a Roma il convegno della Unioncamere Pieraccini non accetta la richiesta di rivedere il progetto urbanistico Il ministro afferma che eventuali modifiche potranno essere discusse in Parlamento - Vivaci incidenti per una frase dell'on. Todros (comunista) • Gli interventi favorevoli sono stati 4, i contrari 38 (Nostro servìzio particolare) Roma, 8 aprile. Un discorso del ministro dei Lavori Pubblici Pieraccini ha concluso stasera, al Palazzo dei Congressi all'Eur, il convegno dell'Unioncamere dedicato ai problemi economici della legislazione urbanistica. Pieraccini ha parlato a lungo, nel visibile intento di placare un'assemblea prevalentemente ostile e di rispondere ad una serie quasi ininterrotta di durissime critiche al progetto che, sebbene ancora ufficioso, già reca correntemente il suo nome. Fra ieri e oggi, secondo una statistica dell'ing. Viziano, dirigente dell'Ance (Associazione nazionale dei costruttori edili), vi sarebbero stati ben 38 interventi contrari al docu mento in elaborazione e solo 4 favorevoli, tutti di membri della commissione ministeriale che Io ha redatto. La passionalità dell'uditorio, già più volte manifestatasi nei confronti dei sostenitori delle tesi non gradite, è esplosa nel tardo pomeriggio di oggi quan-j do il deputato comunista tori-1 nese. on. Todros, ha affermato dalla tribuna di t avere la impressione di trovarsi di fronte ad una assemblea di speculatori >. Subito si sono levate da tutte le parti urla di protesta e intimazioni al presidente (ing. Radice Fossati) di far espellere il parlamentare che aveva pronunziato l'offensivo apprezzamento. Per oltre un quarto d'ora nel grande salone risonarono le più roventi invettive e sembrò che alcuni scalmanati dovessero pvocedere di loro iniziativa all'espulsione dell'on. Todros; alla fine quest'ultimo autorizzò il presidente, a dichiarare < di non aver voluto offendere i presenti non speculatori >; le acquo andarono lentamente quietandosi, ma solo in superficie. Eppure la giornata era cominciata in maniera del tutto tranquilla. Il primo relatore, prof. Forte, pur difendendo le linee generali del nuovo progetto di legge urbanistica, aveva lasciato capire di essere personalmente favorevole ad un'interpretazione restrittiva di alcune fra le norme più discusse, a cominciare dall'esproprio obbligatorio generalizzato. A suo avviso, tale istituto è necessario solo in caso di trasformazione globale di zone eli una certa ampiezza, o per nuova destinazione (edificatoria e non più agricola) de? suoli, oppure per ristruttura zione di vecchi quartieri urbani. Andrebbero a suo giudizio esenti dall'esproprio sia le aree cittadine risultanti dalla demolizione di edifici o dal completamento di zone già urbanizzate, sia tutte le aree agricole non aventi rilevanza urbanistica, sia i centri storici e le zone d'interesse, paesistico. In tutti questi casi i privati potrebbero costruire su licenza, sottostando solo agli eventuali obblighi fiscali connessi col contributo di miglioria. Altra proposta che sarebbe dovuta risultare gradita all'uditorio è stata quella di af fidare sovente agli stessi co struttori l'urbanizzazione delle aree cedute dai Comuni; e ciò allo scopo di guadagnare tem po ed evitare pregiudizievoli rallentamenti dell'attività edi lizia. Nello stesso spirito il prof. Forte ha anche proposto che le cosiddette zone di acce lerata urbanizzazione non siano definite aprioristicamente nella legge, ma solo — In un secondo tempi — in base alla effettiva disponibilità di fondi per gli espropri. Il secondo relatore, il prof. D'Albergo pur ammettendo che lo Stato possa intensificare i propri interventi nel settore edilizio per accrescere l'offerta di case per i meno abbienti, si è invece dichiara to nettamente contrario al l'istituto dell'esproprio genera lizzato, nel quale egli vede il pericolo di una « speculazione pubblica s più insidiosa per l'economia generale di quella privata. A suo avviso, occorre e basta il piano regolatore ge nerale, integrato — ai fini fiscali — da un più largo e severo ricorso al contributo di miglioria specifica. Si sono quindi alternati al microfono numerosissimi oppositori: con motivazioni diverse ma sostanzialmente convergenti, essi hanno denunciato la < gravità d'una legge » che darebbe ai comuni c enormi poteri di decisione», senza disporre degli organismi tecnici e dei mezzi finanziari indi I spensabili a garantirne un uso corretto. Enzo Stoloni, dopo avere sostenuto che lo strumento più efficace per assicurare alla collettività il plusvalore fondiario è il progotto ria lui presentato nel 1953 al consiglio comunale di Roma come assessore all'urbanistica (prò getto sostanzialmente ispirato alla logge Giolitti dei pumi anni del secolo), ha esplicitamente chiesto al governo di prinpuvil'Arounprprli caunstgilaocliaun12favra■ precisare se intende operare in un'economia di mercato oppure in un'economia collettivista. L'ing. Viziano, a nome dell'Ance, ha riassunto il pensiero degli oppositori, invocando una revisione generale dei tre progetti di legge urbanistica preparati in questi anni (quelli che portano i nomi di Zaccagnini, Sullo e Pieraccini) e un più attento calcolo dei costi economici relativi: a suo giudizio, per mettere in moto la logge cosi com'è concepita, occorrerebbero almeno 300 miliardi por quattro anni, ossia un fondo di dotazione di ben 1200 miliardi. Data la situazione, non era facile per il ministro dei Lavori Pubblici avere alla fine ragione d'un uditorio così osti¬ le. Pieraccini ha bensi riconosciuto l'opportunità di discutere sull'adeguatezza del meccanismo previsto dalla legge per conseguire i fini che si prefigge, ma non ha accolto la richiesta di « revisione generale >. Egli ha sostenuto che il progetto è frutto di lunghi studi e nasce dàlia constatazione che tutti gli altri meccanismi, ora riproposti, non hanno funzionato in passato: ciò vale tanto per i piani intercomunali quanto per 1 comparti edificatori già previsti dalla legge urbanistica del 1942. Lo scopo della legge è «di consentire l'accesso alla proprietà della casa a strati sempre più larghi di cittadini* D'altra parte, ha detto, i criteri di tale legge non corrispondono solo all'accordo fra i quattro partiti della maggioranza, ma fanno ormai parte del programma dell'attuale governo. Spetterà al Parlamento, con la sua maggioranza, decidere in ultima istanza. Il problema non è di mutare la logge, ma di renderla operante Arturo Barone

Luoghi citati: Roma