La legge sui diritti dei negri muterà il volto dell'America di Alberto Ronchey

La legge sui diritti dei negri muterà il volto dell'America DOVE VANNO GLI STATI UNITI DOPO KENNEDY La legge sui diritti dei negri muterà il volto dell'America Il progetto, che assicura la parità giuridica ed economica a 22 milioni di «colorati», passerà anche al Senato - Scomparirà, attuandolo, un grave e minaccioso problema sociale; e l'America si presenterà con maggior prestigio di fronte al Terzo Mondo - Ma l'ostruzionismo dei senatori sudisti è tenace, e alta la febbre negli Stati meridionali ■ Nel secolo trascorso dalla liberazione degli schiavi, pregiudizi e interessi hanno mantenuto i negri lontani dalla vita politica e dal benessere - C'è anche, inquietante, un razzismo negro (Dal nostro inviato speciale) Washington, aprile. In questi giorni, il Campidoglio di Washington è assediato dai cittadini che vogliono vedere il Senato in sessione, mentre discute sui diritti civili dei negro-americani. Ho dovuto aspettare mezza giornata per assistere a 15 minuti di seduta. Famiglie intere, studenti, suore e preti cattolici, gruppi segregazionisti del Sud, capi delle associazioni negre seguono dalle gallerie ogni fase di questa discussione sul più complesso problema interno americano. Fuori del Campidoglio e del pacifico distretto di Columbia, che ospita la capitale, la temperatura, delle passioni è alta. A Jacksonville, in Florida, studenti negri e polizia locale si sono sfidati per una settimana, fra le esplosioni dei cocktails Molotov. Il 29 aprile, in un gran numero di chiese del Nord s'inizieranno pubbliche preghiere per l'approvazione del bill. «Questa legge — ha scritto Joseph Alsop — è l'ultima occasione per evitare qualche cosa che somiglierebbe molto ad una guerra coloniale in America ». A Washington, dove bianchi e negri convivono pacificamente, i clamori dell'intolleranza giungono attutiti. Eppure il 55 per cento della popolazione di Washington è negra. La gente di colore abita non solo quartieri proletari, ma zone residenziali di lusso, come la parte alta della Sedicesima Strada, e vasti quartieri di ceto medio impiegatizio, dalle casette in stile georgiano spesso migliori di quella in cui mori Lincoln. Lunghe file di automobili sostano in quei viali. A sera, non senti che voci di grammofoni: Hallo, Dolly di Armstrong, gli ultimi Smash Hits. Il direttore della United States Information Agency è un negro, si chiama Cari Roman e fu già ambasciatore in Finlandia. E' negro uno dei commissari che amministrano la città e cosi pure il presidente della Federai Housing Administration Agency, l'ente che garantisce in tutta l'America i mutui edilizi. Si può dire che Washington sia la più grande capitale negra del mondo. { Ma lo standard di Washington, o dell'elite negra di Chicago, non ò quello dell'America. Sono passati cento anni da quando Lincoln proclamò l'emancipazione desili schiavi, che fu quasi contemporanea alla liberazione dei servi in Russia. «Tuttavia il negro — come dice il presidente Johnson — non è stato emancipato anche dalle angustie che nascono dal pregiudizio di razza >. Il disegno di legge 1512, che Johnson ha ereditato da Kennedy ed è stato già votato dalla Camera dei rappresentanti, vieta in diritto ogni discriminazione razziale: negli impieghi, nelle scuole, nel pratico esercizio del diritto elettorale, negli alberghi, nei ristoranti, negli autobus, nella concessione di licenze per il piccolo commercio. Questa condanna del segregazionismo può giovare all'i immagine dell'America » in Africa e in Asia assai più che i miliardi di dollari stanziati dal Congresso in aiuti per il Terzo Mondo. E' un atto di politica estera, oltre che una riforma interna. Ma le strutture sociali del «Profondo Sud> ne verranno scosse: si prepara un terremoto alla base dei rapporti di scambio e nel costume. I sudisti del partito democratico, guidati dal senatore Richard Rus- sell, della Georgia, si sono alleati con la destra dell'opposizione repubblicana, quella di Barry Goldwater, senatore dell'Arizona, e del texano John Tower, ricorrendo alla filibustering, l'ostruzionismo parlamentare. Il blocco segregazionista è destinato a perdere: a favore della legge sono già schierati 60 senatori su cento, guidati da Mansfield e Bumphrey. Ma la filibustering prende tempo e divide entrambi i partiti americani, anche se il presidente Johnson, dalla Casa Bianca, ten-. ta di moderare il conflitto con la sua esperienza parlamentare di trent'anni. Un solo esempio può esprimere la complessità degli interessi e dei pregiudizi di massa coinvolti nella disputa: persino il senatore Fulbright, cosi spregiudicato in politica estera da essere citato a Mosca come un leader dell'avvenire, non riesce a separarsi dal blocco sudista, dovendo subire la pressione dei suoi elettori dell'Arkansas. Non esiste un altro paese bianco in cui vivano 22 milioni di negri. Essi sono il 1,2 per cento della, popolazione del Mississippi, il SO per cento nell'Alabama, il 31 per cento in Louisiana, il 25 in Georgia, il 22 nell'Arkansas. In Francia, fu sufficiente la crisi algerina a minacciare per anni, con le esplosioni al plastico, lo stesso centro di Parigi. A Mosca, dove vivono solo poche centinaia di studenti negri, ospiti dell'università Lumumba o della Lomonosov, alcuni episodi hanno dimostrato come il pregiudizio di razza, o almeno la diffidenza verso uomini di tutt'altra psicologia, sussista anche fra chi credeva d'esserne immune. Non discutiamo nemmeno della Germania. Eppure questi paesi possono giudicare gli eventi d'oltre oceano in termini di puri principi, mentre in America si devono conciliare i principi con i fatti della vita e con l'eredità del passato. I negri americani avevano sempre saputo d'essere «negri in un mondo di bianchi », come dice lo scrittore James Baldivin, e d'essere discendenti di uomini portati qui in catene alenili secoli fa. Ora, la nuova generazione negra s'è affacciata alla vita americana, con tutto il carico di proteste che deriva dalla storia, dopo aver visto nascere in questi anni l'indipendenza dell'Africa e arrivare all'Onu gli ambasciatori dell'Africa. I negri del Sud hanno cominciato a chiedere il certificato elettorale (non era mai avvenuto prima) e a considerarsi una classe sociale: il sottoproletariato d'America. Il color nero, per essi, e solo un segno di riconoscimento di questa condizione. Hanno cominciato a chiedere scuole, impieghi, parità salariale. Il conflitto di razza è venuto a coincidere con quello sociale. Prima cantavano Gospel songs e si rifugiavano in chiesa, adesso organizzano picchettaggi di massa. Fra il '62 e il '03 è cominciata la «rivoluzione negra». Il presidente Kennedy, la Corte Suprema, f'Attorney general (ministro della Giustizia) hanno riconosciuto in essa una necessità storica. Alcuni gruppi razzisti del Sud hanno risposto con la violenza nel caso Meredith e poi con la ferocia: il capo negro Medgar Evers è stato ucciso nel Mississippi, una bomba è esplosa in una chiesa dell'Alabama, uccidendo quattro bambine negre. E' seguita l'imponente marcia di protesta negra su Washington, mentre ancora Kennedy era vivo, ed è nato il progetto di legge sui « diritti civili ». L'America aveva vergogna dei delitti del Ku Klu.v Klan. Lo stesso Sud, nella sua maggioranza, aveva vergogna della bari/ara setta dai cappucci bianchi. Oltre al razzismo dei terroristi, esistono il puro conservatorismo e il gradualismo moderato; insieme ai timori delle oligarchie economiche del Sud c'è l'insicurezza del così detto « letame bianco », quella dei braccianti, dei piccoli bottegai, della plebe che si crede minacciata nella sua economia di sussistenza dalle rivendicazioni dei negri, che tiene il conto delle ubriacature e dei peccati dei negri. E c'è il terrore puritano dei matrimoni misti, e quel clima di superstizioni e leggende, che il Sud tiene in serbo da secoli. Dinnanzi a questi incubi, esistono talvolta fra i negri psicosi eguali e contrarie, effetto o causa, secondo le circostanze, delle tensioni razziali. Esiste anche un estremismo negro, rafforzato dai delitti del Ku Klux Klan e dagli ultimi anni di violenze, che oggi contesta la guida della gente di colore ai leaders pacifisti come Martin Luther King (il Gandhi d'America) e James Farmer, Roy Wilkins e Whitney Young, predicando a sua volta l'insurrezione. L'estremismo negro dichiara di non appagarsi d'una legge e diffonde un razzismo a rovescio, accomunando tutti i bianchi nella stessa condanna. Vi è chi sostiene che il Congresso discute ormai in ritardo sugli avvenimenti. La setta dei Black muslims, i « Musulmani neri », fondata trenfanni fa a Chicago da Elijah Muhammed, non ebbe mai tanti seguaci come oggi. Essa proclama una guerra totale al mondo bianco con l'esaltazione dei Mau Man del Kenia e dei Boxers cinesi, ma operando la scissione anche nella fede religiosa. Allah viene opposto al Dio cristiano come divinità di colore. La gran parte dei mali vieiie attribuita a quanto la Bibbia dice sui figli di Cam. Anziché protestare contro il segregazionismo, i Black muslims lo rivendicano: ma vogliono una segregazione assoluta, la formazione d'uno Stato interamente negro in America. La loro teologia predica che all'inizio dei tempi non c'era un solo bianco sulla terra, gli uomini erano tutti negri. Allah consentì per un momento che Satana si dedicasse ad orribili esperimenti e solo da li nacque l'uomo bianco, il quale è un diavolo e sa di esserlo, trema perché sa di non poter ! mai divenire negro e sa pu- | re di appartenere ad un'esigua minoranza sulla terra. | Per assurdo, i Black mu- | slims parlano lo stesso linguaggio dei nazisti di Lincoln Rockwell in materia di 1 razza, sia. pure invertendo i termini. Ma nulla nasce dal nulla: bisogna sapere che il padre eli Elijah Muhammed morì per linciaggio. E oggi invano il movimento per '.l «Riarmo morale» va. pubblicando su tutti i giornali d'America, dal New York Times al Washington Post, una pagina intera che s'intitola: « Di quale colore è la pelle di Dio! », spiegando che la pelle di Dio non ha colore. Al fianco dei Black muslims, che annoverano fra loro anche il pugile campione del mondo Cassius Clay, il 12 marzo è nato un partito nazionalista negro, guidato da Malcom X (la X sostituisce il nome americano, che è per ogni negro il nome degli antichi padroni dei suoi avi). Questo partito rivendica, per ora, la Florida o la California come patria, negra, sebbene Malcom X sia persuaso che « la sola reale risposta» alle ansie della sua gente sarà il ritorno all'Africa: back to Africa. « Ma questo — egli aggiunge — verrà più tardi ». La tensione estremistica esercita un'influenza anche su alcune personalità eminenti della letteratura negroamericana. Pochi giorni fa, lo scrittare James Baldwin, discutendo dietro le quinte d'un teatro di New York, interpretava gli avvenimenti con queste parole: « Io penso che tutti i bianchi hanno una parte di responsabilità, come tutti i tedeschi sono responsabili di quanto è accaduto agli ebrei... ». Eppure, se l'America fosse nazista, o tutta segregazionista, Baldwin non starebbe li a discuterne, né i suoi libri sarebbero in mostra come bestseller in tutte le biblioteche, librerie, drogherie d'America. Più vicino alle cose, o almeno più eloquente, appare invece quel che Baldwin scrisse nella Lettera a mio nipote per il centenario della emancipazione: «...Ogni sconvolgimento dell'universo è terrificante, perché, intacca nel profondo il senso che abbiamo della realtà che ci circonda. Ebbene, nel mondo dei bianchi il negro ha. avuto la stessa funzione di una stella fissa, di una colonna inamovibile: non appena si sposta, il cielo e la terra tremano sin nelle fondamenta ». Superare davvero tale sconvolgimento è compito di generazioni. Ma intanto la legge di Kennedy deve risolvere il problema della pariti giuridica. Non è poco, se si ricorda che la stessa storia delle democrazie moderne cominciò con alcune dichiarazioni di diritti. Alberto Ronchey