Tra i carri armati a Rio

 Tra i carri armati a Rio L'ESERCITO IN BRASILE ARBITRO DELLA SITUAZIONE Tra i carri armati a Rio Ogni ministero è presidiato, banche ed uffici sono chiusi - Trincee attorniano il palazzo del governatore Lacerda, l'acerrimo nemico di Goulart - L'atmosfera è tesa come se l'incendio appena domato dovesse divampare di nuovo - Voci di dissensi tra i capi politici che hanno guidato l'insurrezione - Goulart è scomparso: non risulta che si sia rifugiato all'estero (Dal nostro inviato speciale) Rio de Janeiro, 3 aprile. Spossata dai troppi avvenimenti tumultuosi e dal caldo, piovoso autunno tropicale, Rio de Janeiro subisce gli ultimi contraccolpi della sua breve ed incruenta rivoluzione. Pattuglie di soldati col fucile in spalla e la baionetta inastata camminano con passo cadenzato lungo Rio Branco, la fastosa strada in cui, di solito, scorre la folla elegante della metropoli. Autocarri stracarichi di truppa percorrono le vie periferiche, verso i morros popolareschi, le brevi collinette che ospitano le favelas, forse temendo che lì possa ancora divampare l'incendio appena domato. Le banche sono state chiuse d'imperio martedì scorso, riuando la corsa agli sportelli per ritirare i depositi divenne frenetica, e rimarranno con le saracinesche abbassate fino a lunedi, sperando le autorità che nel frattempo ritornino calma e fiducia Grossi carri armati presidiano ancora i monumentali palazzi dei ministeri, attorno al palazzo che ospita il governatore Carlos Lacerda, il grattile nemico di Jorio Goulart. Le trincee di sacchetti a sabbia sono tuttora testimonianza delle ore tragiche vissute da Rio. Certo non è la gaia, spensierata, imprevidente città che conoscevo quella veduta stamani sbarcando all'aeroporto. Il traffico è meno intenso, sui volti della poca gente che circola per le strade, solitamente aggredite da una folla tumultuosa, si leggeva l'incertezza ed un senso di delusa amarezza per la conclusione così rapida, inopinata della rivoluzione. Oggi Rio appare tranquilla, ma si avverte la sensazione di una calma sinistra, e la voglia di ricominciare con le barricate. Le voci più incontrollate trovano immediatamente credito, e quando si è sparsa la notizia che a Brasilia era stato ucciso Raniero Mazzilli, il presidente della Camera dei deputati che i generali hanno proclamato d'imperio presidente della Repubblica al posto di Joao Goulart, nessuno ha messo in dubbio l'autenticità dell'informazione e già si parlava di una ripresa della lotta. Invece, a mezzogiorno, il presidente Mazzini ù arrivato tranquillamente a Rio da Brasilia su un aereo speciale, forse per rendersi conto della situazione dell'ex capitale brasiliana. Altra voce incontrollata affermava die Miguel Arraes, il governatore di Fernambuco arrestato l'altro ieri con l'accusa di comunismo sovvertitore, era fuggito dalla prigione, mentre in realtà egli è confinato in una isoletta dell'Atlantico, a San Fernando de Noronha. Incontrollata è anche la notizia che sia stato ucciso Francisco Juliao, il fondatore e capo delle leghe contadine, accusato di comunismo filocinese, come incontrollata 6 la voce che egli sia fuggito nell'arido Sertao, il cuore sitibondo del nordest, per organizzare la resistenza armata contro le forze governative. Sempre più confuse sono le notizie sulla fuga di Joao Goulart, il presidente deposto: si sa di certo ch'egli non è più a Porto Alegre, nel Rio Grande do Sul, dove si era rifugiato \ meditando in un primo lem po di resistere all'imposizio ne dei generali ribelli e vin citori. ! Da nessuno dei paesi connanti d giunta finora la onferma ch'egli sia fuggito n Uruguay, Bolivia o Cile, ma già i giornali di Rio, ancipando gli avvenimenti, crivono die l'ospitalità conessa a Goulart sarebbe conderata un gesto ostile vero il Brasile. Per dissipare timori ed impedire che a ventata di voci contradittorie potessero impressioare l'opinione pubblica, il nuovo ministro della Guerra Da Costa Silva ha emanato nella tarda mattinata un comunicato con cui dichiara he in tutto il Brasile regna a calma assoluta, le false notizie sono diffuse dai copiratori per provocare la ovversione nel paese e che utto è davvero finito. L'affermazione del minitro potrebbe rivelare un afrettato ottimismo: tutto è davvero finito? Certo il colo di Stato dei militari ha vuto successo, Goulart ò in uga, i suoi sostenitori nacosti o in carcere (assicuana che a. Rio le prigioni ono affollatissime, di detenui politici accusati di comuismo), ma ciò non significa he il Brasile abbia, ritrovao la calma e la. fiducia in e stesso e nei nuovi goveranti. I problemi di fondo rimangono insoluti, i contadini ui Goulart aveva promesso e terre si sentono defrauati e non si adatteranno failmente al pensiero di riunciare ancora una volta al possesso di terre che ì prorietari lasciano incolte. Ha vinto il colpo di Stato d è fallita la rivoluzione dei poveri, ma di questo falimento buona parte della olpa ricade su Goulart, peronaggio ambiguo, prigioniero di interessi che oggi, venuta meno la sua intoccabiità di presidente della Repubblica, sembrano molto ospetti. Dopo questi primi rapidi contatti con alcuni esponenti poetici, tracciare un quadro esatto della fallia rivoluzione brasiliana e dello stato attuale delle cose non è agevole, proprio per la idda infrenabile di notizie che circolano. La più grave, e non improbabile, è che tra i governatori Carlos Lacerda e Ademar de Barros, veri autori politici del colpo di Stato contro Goulart, e le forze armate che lo hanno realizato, siano sorti dissensi proondi, che preluderebbero ad altri avvenimenti decisivi. Per ora si sa che il neo-preidente Ranieri Mazzilli ed l governo che ha formato, resteranno in corica per renta giorni: subito dopo il Congresso, a Camere riunie, eleggerà il nuovo presidente. Forse il dissidio è sorto proprio sul nome del candidato che dovrebbe governare il Brasile fino all'ottobre del '6->. anno in cui ci saranno le elezioni presidenziali. Ma dì questi problemi conL'erra occuiiarci altra volta, 0fl<7i prevale l'interesse per la situazione immediata di que- sto immenso paese ricchissimo che si dibatte da anni nelle spire dell'inflazione e non trova il modo dì risolvere le sue contraddizioni. Per buona parte ancora regelato da un sistema di vita quasi feudale, è per altri ver- si all'avanguardia del progresso: di fronte a ricchezze favolose di pochi pigri nababbi, la miseria più tetra ed avvilente, la fame, l'analfabetismo affliggono circa quaranta milioni ili hrasìliani, la metà della iiopolazione. La sciagura del Brasile e di non aver incontrato mai l'uomo giusto, e coloro che si sono presentati come apostoli della giustizia sociale snesso erano solo degli speculatori più attenti ai loro Imiiiiiu miiiitmiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiii I interessi che alle urgenti esigenze della popolazione. Molte ricchezze favolose, si sono formate coi voti dei diseredati. Quando venne il momento di attuare almeno la, riforma agraria, sì opposero i latifondisti ed i generali e gli ammiragli li spalleggiarono. Ma Joao Goulart. era davvero deciso, lui latifondista tra i più ricchi, ad attuare quella tanto attesa riforma? Nell'archivio del Congresso dormono sotto una coltre di polvere addirittura duecento progetti di riforme agrarie mai attuate perché chi le prometteva sapeva già in partenza che si sarebbero insabbiate. Non si può dire se Joao Goulart era 0 no in buona fede, certo le condizioni dei contadini brasiliani sono fra le più tragiche del mondo, ma non si può escludere che egli promettesse un atto di giustizia solo per ottenere, come già fece con successo il suo padre politico Getulio Vargas, una rielezione a presidente, che la Costituzione vieta, cioè una, vera dittatura. Parlando con elementi della destra economica ho sentito affermare che le riforme, sociali sono indilazionabili, che le terre abbandonate devono essere distribuite, ai contadini. Potrebbero essere parole dettate dall'esigenza del momento per calmare l'opinione pubblica e dimostrare, che il colpo di stato militare provocalo dai governatori Lacerda e De Barros voleva soltanto impedire che Goulart ottenesse il potere di riformare la Costituzione e farsi rieleggere presidente della Repubblica: è però certo che qualcosa si sta muovendo in Brasile sotto la spinta della maggioranza dei brasiliani rimasti in condizioni miserevoli: Fidel Castro ha fatto scuola e la rivoluzione fallita ieri potrebbe ridivampare domani, anche se i benpensanti, ripetendo vieti luoghi comuni, affermano che 1 brasiliani sono negati agli impeti sanguinosi delle rivoluzioni autentiche. Francesco Rosso I militari con i carri armati presidiano le vie e le piazze di Rio de Janeiro (Telefoto «Associated Press») 111111 < 11:1111111111111111 ri 11 ■ 1111111 ■ 1111 ti 1111111111111111 m 111111111 > 11111 ■ 1111111111111 1111111111111111 11111111111111111111111111111111 ■ 111111 ■ 1111111111 i 1111 li 1111111111111 ] 11111111 ■ ri 11 ni m ri 11111111111111111111111 n