Si discuterà a Bruxelles la situazione della lira di Ferdinando Di Fenizio

Si discuterà a Bruxelles la situazione della lira Si discuterà a Bruxelles la situazione della lira Nei prossimi giorni, nostri uomini politici ed esperti dovranno trovarsi di frequente a Bruxelles. Il 2 ed il 3 aprile prossimo è convocata una riunione dei Ministri delle Finanze dei « Sei ». Vi parteciperà l'on. Tremelloni. Pochi giorni dopo, il 13 aprile, dovranno essere nella capitale belga i ministri Giolitti e Colombo, riunendosi la Commissione esecutiva della Comunità. Un discorso allora già incominciato sarà ripreso e forse concluso. I temi possono ricondursi a tre punti principali. Primo: perché l'Italia ha negoziato aperture di credito e prestiti con gli Stati Uniti, senza avvertire gli organi supremi della Cee, nonostante le precise disposizioni dell'art. 108 del Trattato? Secóndo: quali provvedimenti ha preso il Governo italiano per frenare la sua pressione inflazionistica, e quali risultati verosimilmente ne avrà, en tro il 1964? Terzo ed ultimo: quali misure possono oggi essere adottate dagli altri Stati europei, allo sco po di agevolare l'Italia nella sua azione? Non vogliamo anticipare i tempi, ma pos siamo sin d'ora avanzare qualche supposizione sulle probabili risposte. * * La domanda cui è più. facile rispondere è, in un certo senso, la prima. Il nostro Paese, nel febbraio-marzo scorso, s'è trovato a dover improvvisamente far fronte a spostamenti di fondi a breve, come in tempi recenti è successo per il dollaro e per la sterlina. La regola vuole, in siffatte circostanze, che si agisca con prontezza ed in segreto (talvoi ta imbastendo accordi, persino in poche ore) in modo da poter mettere le forze speculative di fronte a un vistoso « fatto nuovo ». Ora, quale tratto di tempo avrebbe richiesto il porre in atto la procedura prevista dal Trattato? Settimane, forse mesi. Che sarebbe allora accaduto alla lira, mentre si rilanciavano, al susseguirsi di contraddittorie notizie, le voci di una possibile sua svalutazione? Si può figurarselo. Trovandosi, per ipotesi, nelle condizioni dell'Italia, non v'è da battere altra strada, ebbe a scrivere 'di recente Raymond Aron, valente cultore francese di scienze politiche. Del resto, gli europei (rappresentati dalla Banca centrale tedesca) non furono di certo assenti dalle t rattative che eressero la robusta barriera contro la speculazione, ai danni della lira. La Bundesbank diede quasi la metà dei dollari concessi quale apertura di credito a breve alla Banca d'Italia (swaps), ed oggi, trovandoci noi in acque più quiete, possiamo riprendere il dialogo in seno alla Comunità. * * Questa prima illazione conduce, diritti, al secondo tema dei futuri discorsi di Bruxelles. Recita, infatti, l'art. 108 : « In caso di difficoltà nella bilancia dei pagamenti di uno Stato membro», la Commissione ne esamina la situazione e dà consigni sul da farsi. Se le misure si rivelano insufficienti, essa raccomanda il «concorso reciproco ed i metodi del caso ». Ciò significa : per avere l'aiuto degli altri Stati, l'Italia dovrà, innanzi tutto, illustrare i provvedimenti presi in aderenza alle direttive comunitarie. Discutere poi le prospettive, a breve, del suo sistema economico, per giungere infine alla conclusione che s'attende: l'aiuto comunitario. Orbene, a Bruxelles si dovrà innanzitutto descrivere che si è fatto per difendere il potere d'acquisto della lira all'interno (severa « stretta » monetaria ) e verso l'estero («aiuti americani »). Aggiungere le misure già approvate per frenare i consumi voluttuari. Converrà poi esporre le conseguenze che già se no traggono (produzione ed occu¬ ppsuddflvèdb1lmcvppszitt i i e a a i i a pazione non si manifestano più in un ambiente surriscaldato : cosicché frenare ulteriormente l'industria edilizia, come ci si consiglia dalla Cee, sembra superfluo). Sarà opportuno convenire, però, lealmente, che è diffìcile sperare in una riduzione nel disavanzo della bilancia dei pagamenti, del 1964, al di sotto del livello raggiunto nel 1963: un miliardo di dollari all'incirca. Per contro, sarà più favorevole l'andamento dei prezzi all'interno, nonché più equilibrato il bilancio statale. Su queste proposizioni finali, poi, si innesta il discorso su « l'aiuto reciproco » contemplato dall'articolo 108. Eccoci allora giunti alla terza ed ultima questione. * * Le argomentazioni si faranno più serrate, in quest'ultimo quadro. Riprendere la descrizione sulle tensioni strutturali e sociali che si' manifestano nel nostro Paese non è davvero superfluo. Chi vive ed opera in quieti sistemi omogenei, ad alto reddito prò capite, spesso incontra molte difficoltà ad adattare i suoi schemi mentali (quindi le sue proposte concrete) ad altri ambienti. (Non ci è stato, per esempio, consigliato seriamente di sospendere il gioco della scala mobile?). Converrà poi ribadire che i prestiti americani all'Italia (della Commodity Credit Corporation e della Import Export Bank: 450 milioni di dollari, in tre-cinque anni) non possono di certo incidere sulla capacità d'acquisto dell'Italia verso gli altri suoi partile; s europei. Ciò può' spianare qualche ruga, fugare qualche sospetto. Allora si giungerà alla perorazione. Noi faremo il nostro dovere: continueremo a rimettere in ordine le finanze, anche mediante maggiore tassazione diretta, come voi consigliate ; rivedremo le tariffe degli enti pubblici, in modo da non destare, nel nostro sistema, inflazione repressa; faciliteremo la contrazione dei consumi superflui e ci sforzeremo di regolare la dinamica salariale all'ascesa della produttività. Ma noi italiani dovremo esportare nel 1964 molto di più ed agevolare lo sviluppo del nostro Mezzogiorno mediante altri prestiti esteri a lunga, non dissimili da quelli che si van-' nMllfgdmlrigedsparbsrgi no stipulando con la Banca Mondiale (per 300-350 milioni di dollari). La Comunità può agevolarci a questo riguardo ? Può favorire l'acquisto in maggior copia di nostri prodotti agricoli (agrumi!); di macchine; di intermedi per l'industria? Può sconsigliare le esportazioni in dumping verso l'Italia? Si può giungere infine ad un piano europeo di aiuti alle vendite ai Paesi terzi? A questo punto, i nostri uomini politici ed i nostri esperti avranno quasi finito. Non rimarrà che ascoltare, ribattere le obiezioni, registrare le nuove proposte, riferire sui risultati raggiunti. Se mai, ne riparleremo. Ferdinando di Fenizio

Persone citate: Giolitti, Raymond Aron