Il dramma della donna di Verzuolo che vive grazie ad un farmaco raro e costoso

Il dramma della donna di Verzuolo che vive grazie ad un farmaco raro e costoso "La moglie del salariato agricolo deve tnorlre?9f Il dramma della donna di Verzuolo che vive grazie ad un farmaco raro e costoso La medicina fabbricata in America non è ancora stata introdotta in Italia - L'istituto che curava l'ammalata ha esaurito le scorte - "Specchio dei tempi" ha portato all'infelice cinque flaconi del medicinale (Dal nostro inviato speciale) Saluzzo, 25 marzo. K' triste, constatare che spesso la vita di una persona dipende da un farmaco costoso o — quel ch'è peggio — difficilmente reperibile. L'altro giorno, Specchio dei tempi aveva pubblicato una lettera colma di disperazione. Proveniva da Falicetto, una frazione di Verzuolo a pochi chilometri da Saluzzo. « Sono un salariato agricolo — spiegava il mittente, Angelo Longo — ho a carico due figli e la moglie. Quest'ultima da tre anni soffre di un grave male, curabile esclusivamente con il *Velbe», una specialità che in Italia non si trova ancora in commercio. In questi tre anni è stata in cura all'Istituto torinese di oncologia, diretto dal prof. Anglesio. Ora medici hanno esaurito le scorte del farmaco, di cui disponevano a scopo sperimentale, e devo procurarmi a mie. spese la sola medicina che può giovare a mia moglie. Ogni fiala costa 10 mila lire, glie ne occorre una alla settimana. Senza di essa, rischia di morire. Caro Specchio dei tempi, mi rivolgo a te perché mi dica cosa devo fare e perché tu mi aiuti ». Una personalità torinese ci ha subito inviato cinque flaconi del medicinale, che si fabbrica in America e da oltre due anni attende dal ministero della Sanità l'autorizzazione ad essere introdotto anche in Italia. E' bene precisare che in questi casi sarebbe ingiusto accusare la burocrazia di negligenza o scarso spirito di solidarietà. Le autorità sanitarie procedono con i piedi di piombo, di fronte ai ritrovati che la scienza escogita per combattere malattie giudicate « incurabili » o che non consentono una prognosi sicura. Il rigore nell'approvarne la libera vendita è giustificato dai troppi prodotti « miracolistici », che creano speranze illusorie e talvolta si rivelano più dannosi che utili. Queste considerazioni — dil carattere generale — non in firmano l'efficacia del « Velbe » nella terapia del «morbo di Hodgkin» (comunemente noto sotto il nome di «linfogranuloma », perché altera le ghian dole linfatiche), di cui soffre la moglie del salariato di Ver zuolo. Ce lo ha confermato lo stesso prof. Anglesio, che in seno all'ospedale San Giovan ni di Torino ha istituito uno dei più attrezzati centri per la lotta contro i tumori. Il farmaco non guarisce la malattia — ci ha spiegato — ma ne impedisce o ritarda lo sviluppo. E' una terapia di «remissione », un valido mezzo per placare il dolore fisico e alleviare quello morale. Alla donna affidata alle sue cure, la specialità è stata iniettata fino a pochi giorni addietro. Quando l'Istituto ne era sprovvisto, il prof. Anglesio ne ha fatto arrivare dalla Svizzera alcune fiale, pagandole di tasca propria. Abbiamo portato all'inferma i cinque flaconi. Li ha accolti come il naufrago accoglie la barca di salvataggio: per cinque settimane la malattia le darà tregua, non la costringerà a letto con la febbre e dolori lancinanti. Antonia Pigato ha 38 anni, un estraneo aten terebbe a credere che sia affetta da un male così tormentoso «Siamo sfollati dal Polesine nel '53 — racconta — per sfug gire alle conseguenze dell'alili vione. Qui ci sembrava di ri nascere. Mio marito è un abile potatore di piante da frut to il lavoro non manca. I no stri due figli — Rita, di 16 anni e Claudio, di 13 — sono tanto buoni e studiano volentieri A piombarci nella tristezza è stata la mia malattia. E' iniziata nel novembre del 1960, medici dapprima non riusciva no a diagnosticarla. Mi hanno fatto delle applicazioni di radium, all'ospedale di Saluzzo Ma non servivano, stavo sem pre peggio. Diciotto mesi senza poter scendere dal letto, tra sofferenze continue. Poi il ricovero a Torino, la lenta ri presa. Ho potuto tornare a casa, dedicarmi alla famiglia. Se mi manca l'iniezione di " Velbe ", il calvario ricomincia. In febbraio, il prof. Anglesio era rimasto un paio di settimane sprovvisto del farmaco. Mio marito aveva messo da parte centomila lire. Temendo che morissi, ha noleggiato una macchina ed è andato a Chiasso, per comperare in farmacia quel prodotto. E' terribile, pensare che la mia esistenza è le gata ad un pizzico di polverina, soprattutto quando mancano l mezzi per procurarsela» Abbiamo restituito un po' di fiducia alla vittima di un dramma doloroso. Un altro se gno di comprensione le è giunto da un anonimo lettore de La Stampa. Le ha mandato diecimila lire, accompagnate da queste semplici parole: «Per l'acquisto di una fiala, con tan ti auguri». Anche Specchio dei tempi l'aiuterà ancora a superare le insidie del suo male Giorgio Lunt La donna malata, Antonia Pigato, con i suoi due figli ieri nella casa di Verzuolo

Persone citate: Angelo Longo, Anglesio, Antonia Pigato, Giorgio Lunt, Hodgkin