Condannato ad un anno l'ex artigliere che portò la figlia neonata in caserma
Condannato ad un anno l'ex artigliere che portò la figlia neonata in caserma Il processo per omicidio colposo alle Assise di Alessandria Condannato ad un anno l'ex artigliere che portò la figlia neonata in caserma La piccola prese freddo e morì di polmonite - L'imputato ha dichiarato che sperava che il colonnello le trovasse una sistemazione - La pena condonata (Dal nostro corrispondente) Alessandria, 25 marzo. Tommaso Andreozzi, di ventioinQue anni, l'ex artigliere che il 29 dicembre '61 si presentò in caserma ad Alessandria tenendo fra le braccia la propria figlioletta, Emma, nata tredici giorni prima, è stato riconosciuto colpevole dal Tribunale della nostra città di omicidio colposo per avere con il suo comportamento provocato la morte della bimba, de- ceduta il 5 gennaio successivo per polmonite acuta. I giudici lo hanno condannato ad un anno di reclusione, pena interamente condonata. L'Andreozzi, con la moglie, Maria Teresa Geremia, di Dentiere anni, abita a Cassina De Pecchi (Milano). Al momento del fatto prestava servizio di leva, mentre la giovane moglie risiedeva in una pensione di Milano. Il giovane, die ha subito tre condanne per abbandono abusivo del reparto e diserzione, scontata la seconda condanna venne destinato al 52° reggimento artiglieria, di stanza nella Cittadella di Alessandria. Poiché il 15 dicembre del '61 la móglie aveva dato alla luce una bimba, Emma, VAndreozzi il 22 dello stesso mese abbandonò la caserma per recarsi a Milano. Sei giorni dopo decise di far uscire la moglie e la bimba dall'Istituto provinciale della Gioventù di Milano, dove (sfrattate dall'appartamento in cui abitavano) èrano state ricoverate. Il giorno successivo, poi, benché medici e la Superiora dell'Istituto gli avessero prospettato i rischi cui sottoponeva la bimba, giunse ad Alessandria portando in caserma la figlioletta, sperando — cosi lia affermato al processo — clie il colonnello le trovasse una buona sistemazione. La piccola, colpita da polmonite, fu ricoverata all'ospedale dove cessò di vivere. L'Andreozzi, al termine dell'istruttoria ordinata dal Procuratore della Repubblica, veniva rinviato a giudizio per omicidio colposo. Il processo si iniziò venerdì scorso e l'imputato, interrogato dal presidente Aragnetti, respinse l'accusa di aver portato la bimba in caserma per impietosire i superiori; negò altresì che il dott. Gualdoni e suor Giuseppina Piazzalunga, rispettivamente medico e Superiora dell'Istituto per l'Infanzia, si fossero opposti alla decisione di portare fuori la bimba. Interrogata Quest'oggi alla ripresa del dibattito, suor Giuseppina ha detto di aver prospettato sia all'Andreozzi che a sua moglie l'inopportunità di togliere dall'Istituto la bimba, bisognosa di cure. Il dott. Gualdoni ha ribadito di aver fatto presente all'artigliere che la piccola era in condizioni fisiche poco buone e pertanto era consigliabile lasciarla ricoverata. Non potè tuttavia opporsi alla decisione del padre. E' stato quindi ascoltato il prof. Griva, perito d'ufficio, che eseguì l'autopsia della piccola Emma. Il perito ha detto di non poter affermare con certezza che gli strapazzi a cui la bimba fu sottoposta per il viaggio ad Alessandria, in stagione fredda, siano stati la causa determinante della malattia e Quindi, della morte. «Indubbiamente il viaggio — Ita comunque aggiunto il professor Lrriva — fu uno strapazzo ». e non potè non nuocere, ed anche sensibilmente, alla salute della piccola. Quindi, la decisione del padre di trasportarla fu quanto meno irragionevole ». Ha quindi preso la parola il P. M. Parola, che ha detto: t L'imputato ha giocato con la vita della sua piccola Emma per trovare una giustificazione con il Comando per il suo abusivo allontanamento dal reparto. La bimba aveva un ricovero sano, offerto gratuitamente per due o tre mesi dall'Onmi. ma l'Andreozzi ie ha imposto lo strapazzo del viaggio nonostante il parere contrario del medico ». Concludendo, il P. M. ha chiesto la condanna dell'Andreozzì a sei mesi di reclusione. Dopo che il difensore, avv. Ramajoli, di Milano, si era battuto per l'assoluzione, il Tribunale si r) ritirato in camera di consiglio, uscendone poco dopo con la sentenza di condanna. L'Andreozzi ha interposto appello. f. ni. Tommaso Andreozzi mentre ascolta la sentenza niiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiniuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinniiiii
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