Novanta scolari di Longarone ospiti per due giorni di Torino

Novanta scolari di Longarone ospiti per due giorni di Torino Tutti nel disastro hanno perduta persone care Novanta scolari di Longarone ospiti per due giorni di Torino Ricordato lo slancio di solidarietà dei torinesi nelle tragiche giornate del Vajont - Offerto a "La Stampa" un volume con trenta racconti scritti dai ragazzi - Vi sono raccolti episodi della cittadina distrutta dalla valanga d'acqua I ragazzi di Longarone sono venuti a Torino: 90 alunni delle scuole medie e di avviamento con 1 loro insegnanti hanno trascorso due giorni nella nostra città, ricordando lo slancio di commozione e di solidarietà dei torinesi nelle tragiche giornate del Vajont. Accolti affettuosamente dal Rettore Salesiano, don Renato Ziggiottì, nel Centro ascetico sociale di corso Francia, sono poi stati ospiti della Fiat che li ha portati in pullman a visitare la città, Palazzo Reale, Palazzo Madama, il Museo egizio, il Museo dell'automobile, Superga, Stupinigi. A La Stampa hanno ritrovato amici giornalisti, incontrati nei giorni del disastro fra le rovine di Longarone: il ricordo di quei giorni drammatici gettava un'ombra di tristezza nell'incontro, anche se i ragazzi apparivano sereni e commentavano con entusiasmo le vicende del viaggio e del soggiorno torinese. Abbiamo trascorso qualche ora con loro, nello scenario primaverile del Valentino: erano attorno a noi i fanciulli di Longarone, Castellavazzo, Zoldo, Dogna, Provagna, Codissago, Pirago, Podenzoi, e anche quelli di Erto e Casso, paesi che nessuno più dimentica perché sono incisi nella cronaca di una delle più spaventose catastrofi. Novanta ragazzi: tutti hanno perduto nel disastro persone care, molti i genitori, fratelli, sorelle; altri gli zìi, i cugini e cari compagni di scuola. E' rimasto in loro un atteggiamento un po' riservato, velato di sottile malinconia anche quando si abbandonano ai giochi: il ricordo del dramma li accompagnerà per tutta la vita. II preside, prof. Bortolo Mastel ci indica alcuni ragazzi: * Quello ha perduto i genitori ed è rimasto solo, quella ra. gazza ha visto morire la sorellina, quell'altro ha perduto la mamma... >. Ma non vogliamo rievocare i lutti, aiutiamo questi -fanciulli a sorridere, a guardare fiduciosi l'avvenire. Un gruppetto di insegnanti 11 accompagna: i professori Orazio Caldart vicepreside, Renato De Bona, Dario Sirena, Tullio Caldart, Anna Maria Cestaro, Gino Barbi, Lea De Marco, Giuseppe Secchi. Si uniscono ai crocchi dei fanciulli, partecipano affabilmente ai loro discorsi, ricordano e commentano le cose viste in questi due giorni. T ragazzi non parlano mai del disastro? Ci dice il preside prof. Mastel: «Quando riaprii la scuola media in una sede provvisoria pochi giorni dopo la sciagura — ricorda che ci siamo incontrati a Castellavazzo proprio in quei giorni? — dissi ai 108 alunni scampati e agli insegnanti che per tre mesi nessuno doveva parlare del Vajont. Dovevamo evitare ogni urto a fanciulli troppo brutalmente colpiti dal dolore e dallo spavento. Trascorsi i tre mesi dissi: ora potete ricordare, scrivete un componimentino, un racconto di giorni lontani o vicini, di prima o dopo il disastro >. Trenta raccontila sono stati pubblicati in un volumetto « Racconti di Longarone e del Vajont > che 11 prof. Mastel ha fatto stampare e di cui offre una copia a La Stampa. E' una piccola raccolta di episodi, quadretti, personaggi di Longarone, quasi tutti dei giorni felici, quando la cittadina era fiorente e felice. Pochi scritti accennano apertamente alla valanga d'acqua che distrusse il paese, ma in tutti la tragedia è sottintesa, quasi presentita. Una scolara (tutti 1 racconti aono senza firma) ricorda la sua più cara amica, Rosanna « dal viso tondo, due grandi occhi celesti, un ciuffo di capelli scomposti », tanto buona e affettuosa. La lascia una sera dicendole: «Sarai sempre la mia migliore amica ». Rosanna non sente, scompare nel buio. « Rosanna non sentirà più. L'amica è partita senza saluti, nella malasorte del Vajont >. Nei racconti sfilano i personaggi di Longarone: il sindaco Celso, il prof. Canzonieri (24 insegnanti sono rimasti uccisi), l'arciprete mons. Larese, la guardia comunale, tutto un mondo distrutto, scomparso; quadretti di vita locale, l'uscita dei bimbi dall'asilo, le ragazze della Filatura, il mercato, la scuola, il municipio, il bar, il tabaccaio, il gelataio; e nomi di tante bimbe alcune scampate altre morte: Ornella, Delia, Milena, Carla, Leila, Wanda, Milly. Ma un maschietto ha visto gli alpini che portavano i morti in barella, e lo scrive; 'e una fanciulla ricorda un grido spaventoso, il grido di « quella notte» che ancora le urla nelle orecchie: «La diga, la diga! ». Poveri ragazzi: non vorrebbero parlare di quei giorni tremendi, come per difendersene, ma talvolta il ricordo sorge impetuoso con l'eco di un grido, con un'immagine crudele, e la rievocazione delle ore tragiche prorompe agghiacciante. I novanta giovani ospiti di Torino risalivano ieri pomeriggio nei pullman, fra il traffico intenso che scorreva lungo il Valentino per tornare nel Cadore. I passanti guardavano la scolaresca, qualcuno si informava. Longarone? Il nome del paese distrutto veniva ripetuto sottovoce. Si diffondeva un senso di rispetto, quasi di protezione. Addio, cari ragazzi del Vajont. Ettore Doglio Un gruppo di ragazzi di Longarone fotografati al Valentino. Sono stati ospiti di Torino per due giorni