Oggi con il primo perito s'indaga sulla stricnina che uccise Allevi di Guido Guidi

Oggi con il primo perito s'indaga sulla stricnina che uccise Allevi Il principale argomento dell'accusa Oggi con il primo perito s'indaga sulla stricnina che uccise Allevi E' il professor Chiazza, dell'istituto di medicina legale di Genova - Il «bitter» conteneva davvero trenta centigrammi di veleno? - Nelle prossime udienze i risultati degli esami sulla macchina per scrivere sequestrala a Barengo (Nostro servizio particolare) Imperia, 20 marzo. < Hai bisogno di qualcosa ? » gli ha chiesto un amico, alla fine dell'udienza, stringendogli la mano. Ma Renzo Ferrari si è chinato sulla balaustra di legno, si è sporto in avanti per avvicinarsi meglio al l'orecchio dell'altro quasi vo lesse confessargli tutto il prò prio cruccio. Poi ha sussurrato, con un filo di voce: « Oli! sì: Purtroppo non puoi darmela. Ho bisogno della liber tèi ». Ed ha tirato un lungo sospiro. Dopo 16 giorni, per la pri ma volta, questo incomprensibile e sconcertante personag gio — che potrebbe essere col pevole ma potrebbe anche non esserlo ■— era emozionato e commosso. Dopo 16 giorni, per la prima volta, il dott. Renzo Ferrari ha espresso un desiderio, evidentemente ovvio qualunque sia la verità. Ma per lui s'è trattato soltanto di un attimo perché, nel giro di pochi secondi, l'uomo è tornato a essere quello che è sempre stato o per lo meno quello che è sempre apparso anche nei momenti più critici. «Stanno bene i tuoit — ha chiesto in gran fretta, come volesse far dimenticare quella sua debolezza di poco prima. — Tuo figlio va a scuola- ». Poi il veterinario si è interessato per sapere qualcosa dei conoscenti, degli amici, dei colleghi di lavoro continuando a parlare, disinvolto e sicuro, con quelli che erano venuti a vederlo da Barengo, da Cu neo; da Cavour, da Saluzzo. da Torino. Che dovevano dire d'importante questi suoi amici? Si era rivolto a loro in un momento tanto delicato per avere una manifestazione di solidarietà e' nessuno gliel'ha rifiutata. Molti di loro sono entrati oggi per la prima volta in un'aula giudiziaria. Ne hanno riportato una impressione sconcertante; al termine erano tutti irritati, furenti quasi. < Cosa credeva il presidente? Che fossi un testimone falso perche venivo a riferire gualche episodio autentico ma favorevole a Renzo Ferrari? » ha osservato il dott. Eugenio Ferrerò, ex-funzionario della Squibb. «Io sono un galantuomo. Non permetto a nessuno di fare insinuazioni sul mio conto. Pensava davvero il presidente che io mi fossi accordato con gli avvocati difensori, che neanche conosco, o con qualclte parente di Ferrari* Ma dico! Scherziamo.' Sono un cittadino che meri ta tutto il rispetto. Se il presidente era convinto che avevo detto il falso, o che stavo per dirlo, perché non mi ha fatto arrestare* Io ho detto quello che sapevo; e basta. Quasi quasi mando una lettera al Ministero della Giusti zia per protestare... Credono ch'io mi sia fatto questo viaggio per venire a ingannare quei signori? Sono una persona seria... ». «Ed io. allora?» ha ineal- zato il dott. Giorgio Merlone un altro giovanissimo ex-funzionario della Squibb che abita e lavora a Torino sempre nel settore dei medicinali. « Ho giurato di dire la verità. Ebbene: sino a quando non si dimostra che ho detto una bugia, bisogna credermi... Già è difficile fare il testimonio; figuriamoci, poi, farlo in queste condizioni. Sono laureato in legge; ho sudato per prendere questa laurea studiando la se-[ra mentre di giorno lavoravo. Conosco bene quali sono i miei diritti e i miei doveri ». Giorgio Merlone, durante la udienza, aveva replicato ad una interruzione del Presidente dicendo che una domanda postagli a bruciapelo era «subitola». Forse non era stato eccessivo in questa sua definizione ed in questa sua reazione? Forse non si era lasciato sincere dall'esuberanza dei suoi 26 anni? «Niente affatto — ha insistito il giovane, tenace e sempre più irritato —. Ho capito cosa voleva intendere il presidente quando io ho fatto istintivamente il gesto di guardare l'orologio al polso. Credeva di avermi colto in fallo. Credeva che alludessi, senza averci pensalo, ad un gesto dell'imputato per farmi ammettere che il dott. Ferrari, di soli'o, portava l'orologio. E' per questo che ho reagito. Non .sono ne un testimone compia-■ (j ! jjeen/e né tanto meno uno scioc-i \co. Non ho mai visto il dott. ! Ferrari portare un orologio al I polso ». Gli amici di Barengo, Cuneo, I Cavour, Saluzzo e Torino avrebbero potuto essere molto utili, oggi, a Renzo Ferrar; Dovevano dare solidità a quello che è il suo << alibi psicologico » dimostrando come Renata Lualdi non fosse poi così in cima ai suoi pensieri se, da un lato, egli pensava davvero al matrimonio e dall'altro non disdegnava, anzi cercava, le avventure galanti, ! L'aiuto al dott. Ferrari è arI rivato soltanto per metà Tutti ; hanno confermato che, effetti vamente, Giovanna Barcia, la ifiglia dell'ex medico condotto idi Caltignaga, stava per di|ventare sua moglie, ma per il secondo tema hanno finito per essere molto vaghi, quasi in- Icerti, dicendo soltanto che il 1 veterinario aveva molte relaizionl sentimentali. l «Come si fa a dire nome e ■ cognome delle signore che soI )10 slate con lui? », ha spiegato .chi lo conosce molto bene, il idott. Domenico Borgna, di Ca|vour. *Chi ci dà il diritto di iitlllllillllliillllilllillllliiiiiiiiiiiiilliiiiitiitiiiii distruggere la pace in qualche famiglia? Sono signore sposale o, per lo meno, che nel frattempo si sono sposate. E i loro mariti? Avete pensato ai mariti? Per esempio: io ne ho vista una in aula, fra il pubblico. Senza dubbio: oggi mi potevo alzare e indicarla ai giudici per avvertirli che quella lì, per esempio, era una delle tante. E poi? Quella avrebbe risposto che effettivamente, si, era stata con il dott. Ferrari? Via, via: non siamo mica dei bambini... ». « Bambini o no — ha replicato con tutta la sua carica di entusiasmo giovanile il dott.. Merlone — se io lo avessi saputo nessuno mi avrebbe latto tacere. Caspita. Scherziamo? Qui c'è l'ergastolo di mezzo. Il marito? Ma quella signora (io non lo so perché nessuno mi ha detto nulla) poteva pensarci prima al marito. Poteva pensarci quando è andata con il dott. Ferrari. Allora le faceva piacere! Bene: oggi... ». « Oh! Sì — è intervenuto di rincalzo Aldo Rionda, un altro amico — è facile dirlo... Mtt come si fa? Siamo persone con la testa sulle spalle. Certo che di donne, il dott. Ferrari ne ha sempre avute molte ed anche > Ma chi è. dunque, questo dot tor Ferrari che gli amici uffl lealmente hanno definito «nper to, gioviale, estroverso, espan. sivo» e al quale sono affezio- 4 nati ritenendo impossibile eh» abbia compiuto quello che l'aocusa gli attribuisce? I testimoni non sono tenuti ad esprimere i loro giudizi, secondo la legge. Questo in aula; ma fuori il discorso è diverso. Prendiamone uno qualunque: quello del dott. Domenico Borgna, un veterinario di Cuneo ed anche lui propagandista della Squibb. t Senta — dice — Io lo conosco bene, siamo stati molto amici e di lui posso parlare per una giornata intera. Dunque: che la Lualdi gl'interessasse è fuor di dubbio. Ma non in modo particolare: era un interesse, il suo, come per tante altre. Si faceva questo viaggio sino ad Arma di Taggia in macchina e sapeva che non avrebbe trovato ostacoli. Lei mi capisce? Ma che fosse il suo chiodo fisso in testa... Beh! Questo è esagerato. E poi non è stato mai tenace nelle sue avventure. Provava sempre... Questo si... Ma se gli andava male non ne faceva un dramma ». «Potrebbe, però, aver ucciso I per la Lualdi?». La domanda lè forse inutile perché scendere nella profondità dell'animo umano è un'impresa sempre difficile e si possono avere sorprese anche sgradite. « Senta — è stata la risposta del dottor Borgna — tutto è possibile, ma non lo credo ». « Scusi — insisto — lei ò una persona cauta, obiettiva, esperta. Le è mai venuto il dubbio che il dott. Ferrari potrebbe aver compiuto quello che gli viene attribuito? Improvvisamente ciascuno di ?ioi può diventare un altro: ha dato mai il dott. Ferrari, lei che lo conosce bene, l'impressione che fosse cosi geloso, in genere, per diventare anche un assassino? ». «No, mai — ha chiarito il ] dott. Borgna — a meno che [„071 s;a diventato matto». | Domani un altro capitolo, un | aitro argomento. E' quello, for1 se, più importante per l'accusa, Con il prof. Giorgio Chiozza, dell'Istituto di medicina legale 1 Cii Genova, perito di ufficio, si 1 discuterà se Tino Alievi fu ucciso davvero con trenta centigrammi di stricnina. Nelle prossime udienze si udranno t periti che indagarono sulla « Olivetti Lexikon 80 » sequestrata nel comune di Barengo. Guido Guidi Il dott. Gino Boniperti, a sinistra, e il dott. Borgna conoscenti del Ferrari (Moisìo)