Polemica fra i critici delle due Germanie sul teatro e sulla vita di Bertolt Brecht

Polemica fra i critici delle due Germanie sul teatro e sulla vita di Bertolt Brecht Polemica fra i critici delle due Germanie sul teatro e sulla vita di Bertolt Brecht La propaganda comunista non può negare che il drammaturgo già impegnato a Berlino-Est, chiedesse la cittadinanza austriaca - Né che i suoi maestri più importanti siano stati un antimarxista ed un comunista eretico - Ma la sua fortuna continua a crescere dalle due parti dell'Elba Brecht, in questi ultimi tempi, a non finire. E' uscito in nuova edizione, riveduta e ampliata, il Teatro Completo (Einaudi), mentre quasi tutte le nostre maggiori città hanno avuto o hanno il loro spettacolo brechtiano. Lo stesso accade in Francia, in Inghilterra, negli Stati Uniti, per non parlare dei paesi socialisti (fa eccezione la Russia, ove il « teatro epico », almeno fino a ieri, era accusato di formalismo) e della Germania, non solo di quella comunista. Cadute o indebolite molte resistenze, Brecht si rappresenta in tutto il territorio della Repubblica Federale, si trasmette alla radio e alla tv, è oggetto di conferenze, lezioni, tesi di laurea, lavori di abilitazione. Si moltiplicano, nelle due Germanie, piccole e grandi monografie, ricordi, conversazioni, diari centrati su. Brecht. Tuttavia le opere occidentali non sono, in genere, molto apprezzate a Est; e viceversa. Attriti frequenti si hanno tanto nell'interpretazione e valutazione ideologica, quanto nella messa in luce di elementi biografici: così la monografia di Martin Esslin, forse l'introduzione più utile, se non altro per la quantità di materiale raccolto, alla vita e all'opera di Brecht, è duramente attaccata dai critici del partito. Un esempio può dare un'idea della natura e del valore di tali controversie. Esslin afferma che anche dopo il suo arrivo a Berlino- Est Brecht insistette per ottenere la cittadinanza austriaca. Da parte comunista si nega il fatto: con il 22 ottobre 1948, al suo ingresso nel settore russo della ex capitale, via Zurigo-Praga, Brecht fu definitivamente dei loro. La pubblicazione di un gruppo di lettere al compositore austriaco Gottfried von Einem, avvenuta di recente, dà anche troppo ragione a Esslin. Nella primavera del 1948, poco dopo il ritorno in Europa dall'America, Brecht riceve in Svizzera la proposta di occuparsi, come regista e drammaturgo, del Festival di Salisburgo e di mettere in scena lavori a Vienna. L'invito fu accettato. Si parlò di un'edizione del Faust da allestire nell'anno successivo, con Peter Lorre come protagonista; vennero presi accordi per uno spettacolo che avrebbe sostituito, sulla piazza del Duomo di Salisburgo, l'Ognuno di Hafmannsthal: una Danza della Morte scritta da Brecht (di cui si conoscono oggi alcuni frammenti). Nell'aprile del '49 Brecht scrive a Von Einem d'intercedere presso le autorità austriache per la concessione della cittadinanza e il rilascio del passaporto; nell'ottobre dello stesso anno, così rassicura il suo corrispondente: « A Berlino non ho funzioni né doveri di carattere ufficiale, non ricevo stipendi». Il 2 marzo del '50, sempre a proposito del passaporto: «Afi creda, sono interessato alla cosa più che mai. Lei deve aiutarmi.' ». Nel settembre, la questione è risolta: Brecht è cittadino austriaco e comincia a lavorare alla Danza della Morte. Nello stesso tempo o poco dopo, la collaborazione con Von Einem cessa: in seguito a un'indiscrezione si viene a sapere a Vienna della concessione della cittadinanza austriaca a Brecht; nasce uno scandalo e Von Einem si dimette dalla com missione del Festival di Sa lisburgo. Le date parlano chiaro: a due anni di distanza dal suo ingresso a Berlino-Est, quan do l'Ensemble era già costituito, Brecht fece di tutto per ottenere il passaporto au striaco: un documento che lo metteva al riparo dai provvedimenti più esosi del governo comunista, come quelli relativi alla libertà di movimento. I burocrati del regime non possono ammettere, è comprensibile, tale mancanza di fiducia e insistono nella versione ufficiale; ma sgradite più ancora delle lettere a Von Einem debbono essere state, ai rappresentanti del Minculpop, due altre recenti pubblicazioni su Brecht. Li prima è data da un volumetto di Fritz Sternberg, Der Dichter und die Ratio, <Il Poeta e la Ratio». Autore di opere di sociologia, tra cui una, molto nota, sull'imperialismo, Sternberg conobbe Brecht a Berlino verso la fine del 1926 e rimase in contatto con lui durante cent'anni. Il libretto edito a Gòttingen (Sachse und Polii) rievoca le vicende principali del lungo rapporto. Nel '27 Brecht frequentò per un certo periodo i corsi che Sternberg teneva all'università, accettando il consiglio che lo studioso, nel criticare i suoi primi drammi, gli aveva dato: capire la realtà che portava sulla scena nei suoi elementi razionali, arrivare all'intuizione, quindi alla definizione dell' individuo, dopo un'attenta ricognizione della società di cui faceva parte. Sternberg afferma che nel '26 e '27 Brecht scrisse poco perché si dedicò a uno studio accanito di opere economiche e sociali, in parte sotto la sua guida. Certo è da riportare a questo periodo quella che si suole chiamare la conversione di Brecht, il passaggio dal nihilismo dei drammi giovanili alla dialettica dei lavori didascalici. Risalgono a questo periodo le prime simpatie di Brecht per il partito comunista e per la Russia Sovietica: disposizioni che lo Sternberg, anti-marxista, non condivideva in nessun modo. Ancora più critico, nei confronti dei comunisti tedeschi e dell'Urss, fu il secondo maestro che Brecht ebbe in que¬ gli anni, con il quale collaborò strettamente nel periodo dell'esilio, continuando a incontrarlo anche dopo il suo passaggio a Berlino-Est: Karl Korsch, giurista eminente, ministro della Repubblica di Weimar, espulso dal partito comunista nel '26 per divergenze ideologiche e da allora considerato a Mosca eretico pericoloso. Le lettere di Brecht a lui indirizzate, apparse nell'ottobri del '63 sulla rivista Merkur e rimaste sconosciute a Esslin, sono della massima importanza ai fini di quella biografia intellettuale di Brecht che chi sa quando si potrà scrivere. Korsch, morto negli Usa nel 1961, è considerato uno dei maggiori rappresentanti del pensiero marxista nel nostro secolo. Egli rifiuta come non marxista ogni riduzione della realtà ai puri rapporti economici; nel 1930 denuncia il sistema di oppressione intellettuale attuato in Russia in nome di una presunta dittatura del proletariato, definendo la concezione lenin-stalinista una « caricatura grottesca » del pensiero di Marx. Dalle lettere pubblicate appare indubbio che Brecht studiò Marx sotto la guida di Korsch e che la drammaturgia brechtiana fu profondamente, forse in modo decisivo, influenzata dal pensiero di questo eretico. Gir i gio Zampa Bertolt Brecht quando dirigeva il « Berliner Ensemble »