Il risparmio e le Borse di Ferdinando Di Fenizio

Il risparmio e le Borse Il risparmio e le Borse Si parla di indirizzare verso il mercato mobiliare gli accantonamenti degli istituti di previdenza - Ma le somme disponibili per investimenti in titoli non supererebbero i 40-50 miliardi annui - Il maggior sostegno delle Borse rimane il risparmio delle famiglie e delle aziende In questi giorni, di rinnovata depressione per il nostro mercato finanziario, (e tanto per quanto riguarda i titoli azionari che per quelli obbligazionari) si riprendono discorsi attorno al cosiddetto « risparmio csdzsmdmistituzionale>/; a quel ri-!ssparmio, cioè, che trae ori-irgine presso istituti speda-jdlizzati, per effetto stesso .Sdella loro normale attività. : pPer esempio, mediante l'ac-1 fcantonamento di contributijtriguardanti le assicurazioni j psociali. ' dCi si chiede allora, in gel tnerale: perché non stimola-!cre l'investimento di codesto jsrisparmio istituzionale, nel! mercato finanziario? lun problema, a parte ogmìppossibilità di generare un]dprocesso d'autoalimentazio-l 4ne, inerita di essere discus-i mso da vicino. Tuttavia si |adovrà abbandonare concetti j vaghi ed indistinti, per ri- farsi alle cifre. Aiuta in ciò,, qin primo luogo, una recen- ntissima pubblicazione della IMediobanca : La finanza del- -, le assicurazioni sociali in\ Italia, 1919-19(12, che riu-i nisce elementi statistici, per l'appunto, sui conti eco-j nomici dei principali istitu-j ti italiani di assicurazione! sociale. Gli istituti considerati' sono: l'Istituto Nazionale; per la Previdenza Sociale; (Inpsl; l'Istituto Nazionale' per l'Assicurazione contro! gli Infortuni del Lavoro (Inaili; l'Istituto Nazionale per l'Assicurazione con-| tro le Malattie (Inam) ed infine un gruppo di istituti; di previdenza, a suo tempo j amministrati dalla Cassa Depositi e Prestiti, oggi cui rati direttamente dal Ministero del Tesoro, attraverso una sua Direzione generàle. E' un gruppo cospicuo di enti; che raccoglie il 90% di tutti i contributi j dovuti, per assicurazioni so-, ciali, sul piano nazionale.! Gruppo che nel '62 ottenne; contributi per 2263 miliar-: di di lire: una somma pari ali'11% del reddito na-j zionale; pari alla metà, al-■ l'incirca, di tutte le entra-1 te effettive dello Stato. * * Ora si argomenta: è mai'i possibile che, raccogliendo codesti istituti contributi tanto ingenti, non vi siano disponibilità da destinare a sostegno del mercato finanziario? Chi avanza questa do-ì manda dovrebbe innanzitut- ' to ricordare che -— polverizzate le riserve di questi enti per effetto dell'inflazio ne 1939-45 — i nostri istituti di assicurazione sono in grande prevalenza gesti-1 ti, ormai, non secondo ili criterio della capitalizzazione : bensì secondo quello del commisurare via via| i contributi alle prestazioni: accantonando, bensì, le eventuali eccedenze; ma,! •lei pari, addossando al bilancio dello Stato, meglio al 'lesolo, i deficit della gestione corrente. In linea di fatto, ammaestra la nostra pubblicazione, pochi sono, gli istituti che possono annualmente contare su redditi patrimoniali di qualche entità. Il massimo di essi, cioè l'Istituto Nazionale dii Previdenza Sociale, non possedetti', nel '62, se nonj redditi patrimoniali per VI,2% delle entrate totali i L'S.V, di queste entrate è ricavato da contributi;; 111.5';, da aiuti ottenuti dallo Stato; il resto va sot-: to la voce: varie. Bastano queste poche cifre a mostrare che. se le somme registrate in entrata e in uscita sono ingenti, gli accantonamenti per risparmi < e di conseguenza per investimenti ) possono anche essere assai modesti o addirittura non sussistere. Sommando, come ha fatto la Mediobanca con qualche difficoltà, tutti gli investimenti annui netti effettuati dai grandi istituti previdenziali, e limitando l'attenzione — sempre per fare il1 caso più favorevole — agli' investimenti effettuati an-; che con l'aiuto di contributi statali li quali, però, deriverebbero da vero risparmio solo nel easo in cui il bilancio dello Stato fosse almeno in pareggio) si giunge ad una cifra d'investimenti per 200 miliardi di lire nel '61 ; per 260 miliardi nel 1962. A questo punto, però, il ragionamento deve essere; ■ continuato. Necessità di gestione obbligano gli istituti di previdenza e d'assicurazione sociale a seguire non solo le norme statutarie; ma ad investire una parte del loro patrimonio in immobili, destinati ad usi strumentali; ed a mantenere liquida un'altra parte delle loro disponibilità. Lo Stato stesso trattiene una parte dei loro averi, sotto forma di annualità. Togli e togli, si conclude: quanto può essere destinato da co desti istituti ad investimen ti in titoli non supera di certo il 20 % degli investimenti totali, Dunque, per avanzare una cifra, di sicuro errata per eccesso, si può parlare di un investimento annuo di 40-50 miliardi di lire. E molti enti non concorrono affatto a questo totale, * * A questo punto, siamo quasi in porto. Le emissio ni mobiliari effettuate in Italia a qualsivoglia titolo iiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiidmsicncmitbAna iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiriiiitiiiiM miiiiiiMMiiiiiiiiitfurono pari nel '62, al netto dei rimborsi, a 1642 miliardi di lire. (Per il '63 sono valutate a 1347 miliardi di lire). Queste cifre stanno a rappresentare la richiesta di risparmio, per impieghi mobiliari. Di fronte a questa richiesta, tutti i grandi istituti di assicurazione so ciale non possono allineare, nella migliore delle ipotesi che una domanda di 40-50 miliardi di lire. La quale in più deve istituzionalmente rivolgersi a titoli pubblici o parastatali. Che si conclude allora? Al solito: per rianimare il nostro mercato finanziario, altro non resta se non rafforzare il risparmio che si forma nel grande quadro delle famiglie e delle imprese. Nel '62, famiglie ed imprese hanno assorbito più del 50 % delle emissioni di titoli. Dieci volte e più degli istituti d'assicurazione sociale. Ferdinando di Fenizio

Persone citate: Inam

Luoghi citati: Italia