Strascico a Rotila per lo scandalo dei medicinali inesistenti

Strascico a Rotila per lo scandalo dei medicinali inesistenti Dopo la condanna dei responsabili \ Strascico a Rotila per lo scandalo dei medicinali inesistenti II direttore e un redattore della rivista «Quattrosoldi », che ha rivelato i clamorosi retroscena delle false relazioni cliniche, dovranno rispondere di diffamazione ai danni di alcuni sanitari - L'inchiesta appare però condotta con buona fede e serietà Nostro servizio particolare Roma, lunedì mattina. Era inevitabile ohe il clamoroso «scandalo dei medicinali inesistenti » avesse un ulteriore strascico giudiziario, dopo il processo che. si concluse con la condanna a due anni e undici mesi per Oreste Giorgetti, ad un anno e mezzo per Domenico TaranteUi, ad un anno e cinque mesi per Gianni Binili, a nove mesi per Balilla Leopardi e a quattro mesi per Matilde Senigaglia: e stamane dinanzi alla quarta sezione del Tribunale, presieduta dal dott. Giuseppe Semeraro. compaiono il giornalista Giancarlo Musi e il dottor Gianni Mazzocchi, redattore e direttore della rivista Qunttrosoldi che ebbe il merito di portare alla luce lo scandalo dei farmaci. I due giornalisti sono stati trascinati sul banco degli imputati per rispondere di diffamazione a mezzo stampa nei confronti del prof. Parlavecchio, del prof. Branchini, del dottor Giannone e. del dottor De Santis, primari e assistenti dell'ospedale San Camillo e dell'ospedale Santo Spirito, i quali sostengono che essi non hanno mai rilasciato certificazioni di esperimenti, tanto meno falsi, ed ancor me no in rapporto a medicinali inesistenti né al consulente Oreste Giorgetti né ad altri. Lo scandalo che ha dato origine al processo scoppiò nel dicembre del 1962, allorché Giancarlo Musi si recò a Bologna dal consulente farmaceutico Gianni Binni, spacciandosi per un industriale di prodotti medicinali. Gli chiese se era possibile ottenere una relazione clinica relativa a due suoi prodotti, assolutamente inesistenti, il « Lambroreumil > e il « Lambroepar ». Gianni Binni indirizzò il giornalista ad Oreste Giorgetti, il quale, dopo 24 ore. gli consegnò, dietro compenso di 200 mila lire, due relazioni cliniche nient'afTatto originali, ma frutto di un abile fotomontaggio. La pubblicazione sul pertodi co milanese di quanto fosse facile ottenere la relazione clini ca necessaria per avere dal mi nistero riella Sanità la registra zione di un prodotto indusse la Procura della Repubblica di Roma a. compiere un'inda gine conclusasi con il rinvio a giudizio di sei imputati. Gii imputati — spiegarono nella loro sentenza — si sono resi responsabili di aver compiuto dei falsi ideologici indurendo in errore i funzionari del ministero della Sanità, quali hanno rilasciato così degli atti pubblici non autentic In sostanza, per il tribunale non sono da considerarsi att pubblici je relazioni cliniche alterate dai consulenti farmaceutici, ma. : decreti ministeriali con cui è, stata concessa l'autorizzazione perché taluni prodotti medicinali potessero esser messi in commercio. Nella sua motivazione, la sentenza del tribunale, pur nel suo schematismo giuridico, affrontò problemi di interesse generale che potranno essere risolti soltanto con un severo intervento in sede legislativa ed amministrativa. Tutta la legge che regola la registrazione di nuovi farmaci andrebbe rivista e andrebbe modificato l'artìcolo che prevede soltanto come facoltativi ' i controlli da parte del ministero sulle nuove medicine; i farmaci debbono essere seriamente sperimentati non solo da chi li produce, ma anche dallo Stato che deve garantire la salute del cittadino secondo quanto scrive la Costituzione. I protagonisti dello scandalo dei medicina1! furo¬ no condannati a pene che fruirono dell'amnistia e del condono perché ì fatti loro addebitati furono valutati in unico complesso, cioè in un unico reato di falso. L'eco del clamoroso scandalo si va ormai assopendo, mal i clinici che si sono ritenuti| diffamati nella loro onorabilità professionale non hannol deposto le armi e i due giornalisti sono ora costretti a difendersi dall'accusa di diffa-l mazione. Una difesa la lorol che si presenta piuttosto facile sia perché i due giornalisti possono dimostrare di aver agito in buona fede sia perché i documenti forniti da Giorgetti erano falsi ma loro non lo sapevano.

Luoghi citati: Bologna, Roma