La Messa a Nazaret

La Messa a Nazaret La Messa a Nazaret li Papa è visibilmente commosso; gli trema la voce nel pronunciare le prime parole della liturgia ro, coloro che con la loro fatica quotidiana deìnno alto esempio di fattiva operosità ». Poi il Pontefice si volge nuovamente verso l'altare, proseguendo nella celebrazione della Messa. Al « Padre nostro » i fedeli gli fanno eco ad una sola voce; lo stesso all'* Agnus Dei ». Alla Comunione il Papa porge la ostia ad un sacerdote e al direttore dell'Osservatore Romano. Questi, raccogliendosi, cade nell'inginocchiarsi, e il Pontefice ha verso di lui un affettuoso gesto d'aiuto. E' il momento della benedizione. La voce del Papa è adesso forte e solenne. In un angolo della cappella una giovane suora rompe in singhiozzi. Ma già il coro intona il « Christus vincìt ». Quando Paolo VI lascia la chiesa, i fanciulli istruiti da fra' Emilio Pasquinotti cantano in arabo l'inno vaticano, che ha un po' la cadenza d'una carola nordica. ri Papa ha quasi raggiunto la soglia della basilica quando una folla festosa di diplomatici, suore, francescani, sacerdoti di riti diversi, cogliendo di sorpresa i poliziotti, rompe i cordoni stringendolo dappresso. Per un attimo, Paolo VI sembra navigar veloce e leggero su di un delirante mare umano. Sorride, pallido e commosso, levando alte le mani. Così appare alla gente di Nazaret nel sole che abbaglia il sagrato: una bianca figura minuta, in atto di benedire. E la gente di Nazaret lo saluta: « Shalom! Shalom! ». Igor Man Proveniente da Meghiddo, il corteo di auto di Paolo VI arriva a Nazaret salutato da una moltitudine festante (Telefoto) DAL NOSTRO INVIATO Nazaret, lunedi matt. « Shalom, shalom », grida la lolla assiepata dietro le transenne: con il tipico saluto ebraico (che vuol dire « Pace, pace ») Paolo VI ha concluso il suo discorso in risposta al saluto rivoltogli a Meghiddo dal Presidente israeliano. Gli altoparlanti hanno diffuso la parola del Papa. Cosi, ora. la gente di Nazaret gli fa eco festosa: «Shalom. shalom », ma non son pochi quelli che gridano ir. italiano: «Viva il Papa ». Mancano dieci minuti alle 11. La nera * Mereury Monthléry » di Paolo VI ha imboccato la statale 114, che reca ora la nuova dicitura: « Via Paolo VI ». Alla sinistra del Papa, che indossa la mozzetta rossa orlata di bianco ermellino, siede monsignor Dell'Acqua, accanto all'autista è il signor Franco Ghezzi, aiutante di camera. Il Pontefice risponde con cordiali cenni della mano inanellata alle acclamazioni della lolla: ad un certo momento monsignor Dell'Acqua richiama la sua attenzione su un enorme cartello scarlatto, che simboleggia un orologio. Al posto delle cifre, son disposte colombelle di bambagia, alla base campeggia una scritta in italiano: « Ora storica ». E' un saggio di ingenua iconografia strapaesana. Il Papa sorride: nella chiesa dell'Annunciazione l'attesa dura ormai da più di due ore. E' un limpido mattino, ma nella basilica fa freddo Strette nelle loro pellicce di astrakan, le mogli dei diplo- I matici rabbrividiscono, le dor.ne-poliziotte, in divisa az! zurrina e cappello alla Robin Ilooel, hanno messo sopra le calze di nylon corti calzerotti di maglia scura. Alti prelati, frati, dignitari locali in frac o in costume ! arabo passeggiano lungo la | navata d'ingresso, attenti a non calpestare la guida ros' sa che parte dail'inginoc: chiatoio (disposto proprio i sulla soglia del tempio) per arrivare fino alla sotterranea | grotta dell'Annunciazione. ! I fotografi, ammucchiati in | due tribunette. si lanciano ] l'un l'altro richiami. Invisi| bili altoparlanti trasmettoi no canti gregoriani ma, di | colpo, cala il silenzio. Pre! ceduta dalla rombante scor] ta di sette agenti motociclisti, l'automobile del Papa è ; arrivata davanti alla chiesa. in alto, sull'incompiuta j architrave, è un drappo con lo stemma del Pontefice a sormontare la scritta latina: « Summo Pontifici et universali Papae, ad loca sacra Ri demptionis peregrinanti, pau. vita et salus perpetua ». Paolo VI discende lesto dalla macchina. Benedice i poliziotti, immobili sull'attenti. Ad accoglierlo sono il vescovo greco-cattolico Hakim, il metropolita ortodosso Isidoro, il patriarca cattolico Gori. il vice-presidente del Consiglio Ebani, il sindaco arabo di Nazaret, stretto in un frac arcaico. Paolo VI è pallido, ha il volto tirato. Non si inginocchia, ma attingendo dalla <; navetta » d'argento che un fiate gli porge, versa tre cucchiaini d'incenso nel turibolo sonetto dal superiore del convento francescano. \ Poi, nel grande silenzio, prende l'aspersorio dall'acquasantiera che un altro frate gli offre, lo porta alla fronte, infine sparge per tre volte intorno l'acqua benedetta consacrando così la chiesa. Il coro intona « Tu es Petrus» e Paolo VI riceve l'omaggio del Corpo diplomatico, avviandosi verso la gradinata che conduce alla grotta, della Annunciazione. Dalla tribuna riservata ai duecentocinquanta giornalisti venuti un po' da tutto il mondo, dai recinti affollati di arabi cattolici e di suorine esultanti parte il grido di « Evviva il Papa! ». Nell'angusta cappelletta sei candele ardono sull'altare, ornato di garofani bianchi, un crocifisso, un quadro dell'Annunciazione. La luce dei riflettori della tv accende di riflessi rosati le pietre antiche della grotta. Adesso il Papa indossa i pai-amenti sacri: una pianeta in oro con una ninfea stilizzata dal ricamo dorato. E' visibilmente | commosso. Inforca gli occhiali con mani tremanti e nel pronunciare le prime parole della Messa la voce gli si incrina. I pochi ammessi nella cripta ed i presenti tutti sparsi nella chiesa (ebrei, arabi ed ortodossi laici e religiosi) seguono il rito anche attraverso monitors televisivi, in un clima di attento raccoglimento. Pietro Canisio Van Lierde. sacrista di Sua Santità, don Pasquale Macchi, mons. Diego Venini, mons. Dante assistono il Pontefice nella celebrazione della Messa. Alla abluzione gli saranno accan¬ to i monsignori Callori di Vignale e Nasalli Rocca. In prima fila, accanto al direttore dell'Osservatore Romano, sta inginocchiato mons. Loris Capovilla, che dicono abbia vegliato tutta la notte in preghiera. Al Vangelo, Paolo VI pronuncia in francese parole destinate a rimanere a lungo nel cuore dei cristiani. Esse toccano peraltro il cuore degli ebrei, che del lavoro han fatto una religione, come dimostra la Valle di Yzrel, percorsa dal Pontefice venendo da Meghiddo a Nazaret; un tempo era una palude, oggi è una distesa di campi ubertosi. Scandendo le parole, grave in volto, Paolo VI dice che da Nazaret ove egli è giunto pellegrino per rendere omaggio alla purezza ispiratrice della Vergine Maria, si ricava una lezione di silenzio, di pace, di raccoglimento, di austera umiltà; una lezione di vita familiare, di semplice bellezza; un compiuto senso del valore delle leggi eterne. Da questo Paese laborioso ci viene altresì una lezione, che è quella, severa e redentrice, del lavoro umano. A Nazaret, dove è veramente possibile intendere la vita di Gesù nella sua duplice significazione, materiale e spirituale, gli uomini moderni, frastornati dal fragore della vita contemporanea, attingano alla virtù del silenzio incitamento alla meditazione e all'azione. « Da questa oasi di silenzio, di amore, eli carità — conclude il Pontefice -- salutiamo tutti i lavoratori del mondo inte¬

Luoghi citati: Nazaret, Vignale