Il processo ad Aosta per lo «scandalo» dei bacini

Il processo ad Aosta per lo «scandalo» dei bacini Il processo ad Aosta per lo «scandalo» dei bacini Tre persone sono accusate di falso e calunnia - La causa rinviata a nuovo ruolo (Hai nostro corrispondente) Aosta, 30 gennaio. La prima udienza del processo Salvai iniziato stamani al tribunale di Aosta si è conclusa dopo poche battute. Il presidente Mongord ha infatti accolto una richiesta di perizia, avanzata dai difensori ed ha rinviato gli atti al giudice istruttore. Il Salvai, già esponente dell'Union Valdòtaine, consigliere comunale di Aosta, è stato rinviato a giudizio con altri due imputati, Renzo Tubère, di 33 anni, da Aosta, e Savino Cuneaz, di 23 anni, da Gressan, per falso in scrittura privata e calunnia. Tutti tre gli imputati erano in aula. I fatti si svolsero nel 1961. Il Salvai presentò all'allora presidente della Giunta regionale, avv, Marcoz, una dichiarazione di un avvocato di Aosta, Cesare Bionaz, presidente della Cooperativa Produttori latte e fontina della Valle. Nella dichiarazione, rilasciata al sindaco del comune di Gressan, Giuliano Duclos, si diceva di aver dato otto milioni per far convergere i voti su un candidato democristiano alla presidenza dei bacini imbriferi montani. II documento, se fosse risultato vero, avrebbe coinvolto numerose personalità aostane. La dichiarazione fu trasmessa dal presidente Marcoz alla Procura della Repubblica di Aosta, che aprì una immediata inchiesta giudiziaria. Dai primi interrogatori risultò che sia l'avv. Bionaz che il sindaco Duclos erano all'oscuro del documento in possesso del Salvai. Quest'ultimo dichiarò di averlo avuto dal Tubère, il quale in un primo tempo disse di averlo reperito fra le carte della madre, nota esponente democristiana di Aosta. Ma il Tubère, che subito aveva confermato la versione Salvai, in un secondo interrogatorio, reso di sua spontanea volontà innanzi al Procuratore della Repubblica, ritrattò tutto e disse che il famoso documento era stato fabbricato dal Salvai e che lui era stato pagato per far accettare nell'ambiente politico valdostano come vera la prima versione data. Il documento, secondo l'accusa, era stato fatto firmare in'bianco al sindaco Duclos: autore di questa azione era stato il Cuneaz, che aveva sorpreso la sua buona fede dicendo che si trattava di una dichiarazione ad uso amministrativo, un certificato di residenza per la voltura di una macchina che avrebbe poi dovuto essere compilato dall'impiegata del Comune di Gressan Sopra la firma, sempre secondo l'accusa, fu fatta la dichiarazione che ora ha portato i tre sul banco degli accusati. In apertura di udienza sono stati chiamati cinquanta testimoni ed ì vari capi d'imputazione sono stati Ietti dal presidente Mongardi, consigliere della Corte d'Appello di Torino, venuto espressamente ad Aosta per dirigere il dibattimento. AI banco del P. M. sedeva il procuratore della Repubblica di Aosta, dott. Riccardi, noto per essere stato in Assise a Torino l'implacabile accusatore del Faletto con una chiarissima requisitoria. Sul banco della difesa erano, per il Salvai, gli avvocati Salza di Torino e Canino di Aosta; per il Tubère l'avv. Giulio di Torino, per il Cuneaz l'avv. Spagnoli di Torino e De Vita di Aosta. ; „ Accettata la richiesta dei difensori per min nunvn perizia Gli imputati Salvai, da sinistra, Tubère e Cuneaz ieri in Tribunale ad Aosta iiiiiiii iiiiiiHimiiiimi ""'"'i'» inniiiiHiii min mi iiiiiiniiiiiiiiiiii immillili i iiiiimmiimimii