Il «Bagutta» a Tommaso Landolfi

Il «Bagutta» a Tommaso Landolfi Il «Bagutta» a Tommaso Landolfi L'autore di «Rien va» ha vinto il vecchio Premio milanese Milano, 14 gennaio. Rottura di una vecchia tradizione stasera al Premio Bagutta: il vincitore ci quest'anno — Tommaso Landolfi per Rien va — non si è presentato al tradizionale cenacolo, dove erano convenute tutte le maggiori personalità del mondo letterario milanese. Il vuoto creato dall'assenza del premiato, lo ha riempito Bacchelli con una garbata allocuzione in cui, dopo aver lodato in Landolfi « lo scrittore di polso, di vaglia, di vocazione », ha aggiunto che la giuria del Bagutta ha inteso premiare in lui non soltanto il romanziere ma « un uomo che professa senza timore un vizio virile, esplicito, estroverso quale è quello del gioco ». Il dibattito dei giudici si è limitato ad una unica riunio¬ ne, che si è svolta sabato scorso protraendosl fino a tarda notte. I nove giudici presenti avevano concentrato la loro attenzione su una rosa di quattro nomi: Tommaso Landolfi per Rien va, Libero Bigiaretti per II congresso, Luigi Meneghello per Libera nos a malo, Luigi Santucci per II velocifero. Bacchelli sin dall'inizio si dichiarò paladino di Landolfi e trovò immediatamente un valido, autorevole appoggio in Eugenio Montale e in Giansiro Ferrata. Altri giudici as gerivano invece che un premio come il Bagutta, a differenza del Viareggio, avrebbe dovuto proporsi di lanciare uno scrittore nuovo o per lo meno un giovane; inoltre sembrava poco opportuno premiare Landolfi per un diario amaro e prezioso che, pur non scevro di pregi, resta tuttavia al di sotto delle maggiori opere dello scrittore toscano. Secondo le indiscrezioni di stasera, il trio capeggiato da Bacchelli resistette sulle proprie posizioni; al che l'altro gruppo, guidato da Titta Rosa e Ravegnani, avrebbe cercato di fare blocco attorno a II congresso. Si formarono così due opposte coalizioni, che polemizzarono amichevolmente per ore e ore sino a rischiare una insolubile impasse. Ma mentre quella capeggiata da Bacchelli resisteva sulle proprie posizioni, l'altra finì per sfaldarsi; ed alla fine l'unanimità del verdetto, che per solito è soltanto una finzione questa volta ha finito per ac costarsi alla realtà effettiva. g. t. Il «Bagutta» a Tommaso Landolfi Il «Bagutta» a Tommaso Landolfi L'autore di «Rien va» ha vinto il vecchio Premio milanese Milano, 14 gennaio. Rottura di una vecchia tradizione stasera al Premio Bagutta: il vincitore ci quest'anno — Tommaso Landolfi per Rien va — non si è presentato al tradizionale cenacolo, dove erano convenute tutte le maggiori personalità del mondo letterario milanese. Il vuoto creato dall'assenza del premiato, lo ha riempito Bacchelli con una garbata allocuzione in cui, dopo aver lodato in Landolfi « lo scrittore di polso, di vaglia, di vocazione », ha aggiunto che la giuria del Bagutta ha inteso premiare in lui non soltanto il romanziere ma « un uomo che professa senza timore un vizio virile, esplicito, estroverso quale è quello del gioco ». Il dibattito dei giudici si è limitato ad una unica riunio¬ ne, che si è svolta sabato scorso protraendosl fino a tarda notte. I nove giudici presenti avevano concentrato la loro attenzione su una rosa di quattro nomi: Tommaso Landolfi per Rien va, Libero Bigiaretti per II congresso, Luigi Meneghello per Libera nos a malo, Luigi Santucci per II velocifero. Bacchelli sin dall'inizio si dichiarò paladino di Landolfi e trovò immediatamente un valido, autorevole appoggio in Eugenio Montale e in Giansiro Ferrata. Altri giudici as gerivano invece che un premio come il Bagutta, a differenza del Viareggio, avrebbe dovuto proporsi di lanciare uno scrittore nuovo o per lo meno un giovane; inoltre sembrava poco opportuno premiare Landolfi per un diario amaro e prezioso che, pur non scevro di pregi, resta tuttavia al di sotto delle maggiori opere dello scrittore toscano. Secondo le indiscrezioni di stasera, il trio capeggiato da Bacchelli resistette sulle proprie posizioni; al che l'altro gruppo, guidato da Titta Rosa e Ravegnani, avrebbe cercato di fare blocco attorno a II congresso. Si formarono così due opposte coalizioni, che polemizzarono amichevolmente per ore e ore sino a rischiare una insolubile impasse. Ma mentre quella capeggiata da Bacchelli resisteva sulle proprie posizioni, l'altra finì per sfaldarsi; ed alla fine l'unanimità del verdetto, che per solito è soltanto una finzione questa volta ha finito per ac costarsi alla realtà effettiva. g. t.