...alla signora x

...alla signora x ...alla signora x Orrìbile confessione: «ho ammazzato un gatto » - Era un essere innocente, anche se rompeva vasi di porcellana, sporcava i vasi di fiori, rubava carne e pesce - Gli uomini vivono accanto agli animali, ma non li capiscono - Un delizioso e illuminante raccontino di Colette ...alla signora X, sono io a lasciarle l'incognito poiché la lettera seguente non è certo edificante: «Gentile signora, la voglio arbitra di un fatto accadutomi pochi giorni fa. Ho una vicina che ha un gatto terribile: ladro, sporco, litigioso, cattivo; spesso è entrato nella mia cucina (abito al piano terreno ed ho un piccolo giardino che coltivo io Btessa) e mi ha rubato carne e pesce, spesso mi ha distrutto con le sue sporche abitudini vasi di fiori, è entrato in camera mia e mi ha rotto una scatola di porcellana a cui tenevo, insomma,un sacco di malefatte. Stanca e non riuscendo ad ottenere nulla dalla mia vicina (aveva risposto, alle mie lamentele: non posso tenere a guinzaglio un gatto!), mi sono munita di una buona dose di veleno ed ho ucciso il gatto. La mia vicina, che ha capito, mi vuole denunciare. Cosi da diversi giorni litighiamo. Mi dica lei: può una donna di buon senso denunciare come se fosse un delitto l'uccisione di un gattac- ciò? Io sono sicura d'essere dalla parte della ragione e vorrei che anche lei... ». € Ahimè, si è rivolta male, signora. Io amo le bestie e in particolare modo i gatti, anche quelli che rubano, anche quelli che sporcarlo e che distruggono vasi di fiori e scatole di porcellana fine. Un gatto è un animale libero, che non subisce controlli, incosciente ed estroso, a cui nessuno ha insegnato le belle maniere. Un gatto ruba perché ha fame, fa morire certi vasi di fiori perché, libero in un giardino, cede ai bisogni naturali e non cérca un posticino innocuo, ma quello che più alletta il suo olfatto e il suo capriccio; un gatto è un essere innocente, qui sta il punto, signora, innocente anche se ruba il pesce che non è suo, anche se rovina belle suppellettili. E lei, uccidendolo, ha commesso una colpa grave, anzi un vero delitto poiché la legge stessa difende i gatti. Nel nostro Codice penale vi sono due articoli in proposito, e glieli ripojrto perché abbia le idee ben chiare: Art. 727; Maltrattamenti ad animali. Chiunque incrudelisce verso animali o senza necessità li sottopone a eccessive fatiche o a torture, ovvero li adopera in lavori ai quali non siano adatti per malattia o per età, è punito con l'ammenda da lire 800 a S4.000. Art. 638: Uccisione o danneggiamento di animali altrui. Chiunque senza necessità uccide o rende inservibili, o comunque deteriora animali che appartengono ad altri, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a lire 14-000. Spero che si penta, e amaramente, di quanto ha commesso, e chieda scusa alla sua vicina. In quanto alla sua coscienza, credo che in questo caso sarà tranquilla, e qui sta il male. Sì, la sua coscienza- sarà tranquilla poiché il tono della sua lettera tradisce che lèi è si- cura d'avere ragione itèU'uccidere un gatto molesto. Riflettendo alla sua maniera di pensare e di agire, ho constatato che molti, moltissimi, si credono nel giusto uccidendo un animale da essi giudicato fastidioso. L'atto di uccidere non fa loro paura, come non sflora neppure per un attimo la loro mente l'immaginazione dell'animale colpito, agonizzante, portato a morte da una volontà arbitraria. Tutto questo è crudeltà bella e buona; crudeltà ohe si veste di innocenza e che non è per questo meno terribile. Ma è difficile portare chi non ama per istinto o per pietà gli animali, a « capire », a « rispettare » la loro vita. Fermiamoci a considerare gli animali domestici, quelli che vivono con noi e che sono mammiferi, cioè con gli stessi nostri organi, le stesse nostre funzioni poiché partoriscono ed allattano come noi: cane, gatto, cavallo, mucca, somarello, eco. ecc. Questi animali dipendono direttamente da noi. Noi, l'uomo, siamo quelli che li possono fare felici o infelici. Scegliere di fare l'infelicità di una bestia, di un essere vivo « innocente, è un arbitrio dei più crudeli. Eppure uomini e donne non capiscono quanto vi sia di patetico, di dolente, di arcano nella vita dell'animale. Vita breve, per destino durissima, poiché l'animale vive poco ed è soggetto alla selezione' della specie, ohe consente a pochi esemplari di sopravvivere. Di tanti gatti che nascono in un anno, quanti rimangono in vitat Pochissimi, gli altri sono maciullati dalla loro triste sorte: o finiscono miseramente per stenti o sotto U automobili o di maltrattamenti o di malattie incurate. Riescono a,salvarsi i gatti che hanno un buon padrone, ma sono, in confronto a quelli ohe periscono, la stretta minoranza. I cani sono un poco più fortunati perché non sanno vivere allo stato naturale o selvatico e, se sono abbandonati, finiscono nelle camere a gas. Orribile anche questo, certo, ma il cane, considerato amico dell'uomo, desta più interesse e più attaccamento del gatto. Perché? Non mi so rispondere. Forse perché il gatto, che è più intelligente del cane, ha una sua vita misteriosa e non « serve » l'uomo come egli vorrebbe. Il cane, il cavallo, la mucca, il mulo sono animali che < rendono » e quindi l'uomo, se non li rispetta, per lo meno cerca di non danneggiarli, altrimenti danneggerebbe se stesso. Orribile anche questo perché denuncia una superbia che ha radici nel calcolo. Insomma, da qualsiasi lato si guardi, la nostra maniera di trattare e di giudicare gli animali, è quasi sempre una maniera arrogante ed errata. E' un fatto: noi viviamo a contatto giornaliero col gatto, col cane, col cavallo, eppure non li capiamo. La letteratura ha cercato molte volte di rivelare l'animale. Non vi è riuscita. Poeti come Baudelaire, come Mallarmé; non ci hanno rivelato il gatto. Eppure lo hanno descritto in bei versi o lo hanno amato, vivo, nelle loro case. Forse solo Colette, con la sua incomparabile naturalezza, con la sua fede in una parola più grande' di quella umana, è .riuscita a renderci accessibile e indimenticabile il gatto. Per lo meno il gatto che, a volta a volta, era suo: Kìki-la-Doucette, per esempio, o la Chatte Dernière, forse la più patetica di tutte, quella che visse con lei gli ultimi anni, sotto la luce del Fanal Bleu. Anzi, proprio per lei, signora, é dopo la tirata che l'avrà fatta sbadigliare, riporto un delizioso aneddoto della Chatte che, per magnanimità, lasciava che un pettirosso le beccasse le orecchie. L'aneddoto, bene inteso,, è tolto da un libro di Colette, è lei, con la sua penna mirabile, che scrive: <... Abituata a lasciare che il passero beccasse il miglio vicino alle sue zampine e ad abbassare gli occhi quando passava, volante, uno scoiattolo, la Chatte sopportava le tracotanze del pettirosso e ■ si distraeva fingendo di dare la caccia a una talpa. — La talpa, la talpa! — gridava. E grattava la terra friabile, rosicchiata cento volte dai conigli e, senza 6-ibbio, dalle talpe. Ma la talpannunciata dalla nostra Chatte, non ci apparve che una sola volta, la volta in cui il pettirosso essendo stato più insolente del solito ed avendo cercato di beccarle oltre alle orecchie la coda veneranda, essa gridò: — Non è niente, non è niente, ecco la talpa, la talpa! E raspò la terra con diligenza. Con tanta diligenza che scorgemmo, nel buco, un musetto lilla, delle piccole zampe rosa, un ventre in forma di pera, degli occhi suppliziati dalla luce... una talpa, insomma, intera e viva. — Brava Chatte, hai trovato finalmente la talpa, brava Chatte! — Una talpa questat — gridò la Chatte —. Dio, ohe orrore! Scrollò, piena di ripugnanza, le zampe che avevano sfiorato il mostro, e fuggì». Be lei signora, riesce a capire, a sentire piuttosto, la ' levità, la grazia, di questo aneddoto, forse si salverà, non maltratterà più le bestie. Marise Ferro

Persone citate: Baudelaire, Bleu, Colette, Marise Ferro