Anche per i grandi

Anche per i grandi JET ricominciata la scuola Anche per i grandi Quando ero studente, la riapertura delle scuole mi' ispirava due sentimenti contraddittori. Il primo era una lieta attesa: ho sempre amato i miei studi e pregustavo la gioia per le tante, cose nuove che stavo per apprendere. Palpavo e sfogliavo, con profondo piacere, i libri ancora intonsi, pieni di quei particolari, di quei dettagli di cui avevo sentito la mancanza nei libri degli anni precedenti. Le antologie di' « brani scelti », che mi rivelavano i grandi scrittori, divenivano, a ogni riapertura delle scuole, più moderne e più ardite. Scienze ancora del tutto sconosciute a me, facevano la loro apparizione e, vista sotto questa luce, la riapertura delle scuole era anche l'apertura verso un avvenire ricco di promesse. Il secondo sentimento era la paura. Durante le vacanze avevo vissuto con la mia famiglia, i miei meravigliosi genitori, così affettuosi, in una pace che nulla turbava. Ora bisognava di nuovo riaffrontare il mondo assai duro e difficile del liceo, dei compagni gelosi o brutali, dei professori che non erano più quelli che tanto avevo .amato l'anno prima. Tirate le somme, però, la speranza l'aveva vinta sulla diffidenza. In fondo al cuore sapevo che tutto sarebbe finito bene, che avrei preso gusto alle materie nuove, che avrei conquistato i professori, i camerati; e il primo giorno di scuola, con la cartella sottobraccio, facevo la mia entrata al liceo con cuore allegro. Lo strano si è che oggi, nel mio settantanovesimo anno, io mi sento ancora uno studente, che ancora scrive pagine su pagine, prima di tutto perché il mio mestiere, quello dello scrittore, mi costringe a consegnare, come un tempo, i miei « compiti» a un maestro severissimo, il pubblico dei lettori, e poi per che noi siamo tutti, fino all'ul timo respiro, solo degli scolari che non sanno che la milionesima parte di ciò che avrebbero dovuto sapere. Affronto quindi'la ripresa scolastica con gli stessi sentimenti dèi:ragazzo che fui: un po' di -timore, molta speranza. La differenza è che ora, al piccolo mondo del liceo, si è sostituito il vasto mondo e che le aule sono divenute le nazioni. Sì, come in gioventù, anche noi abbiamo trascorso uno o due mesi in campagna o al mare, lontano dalle nostre consuete attività. Abbiamo avuto, ogni tanto, la piacevole e fuggitiva impressione che la politica, anch'essa, prendesse le sue vacanze. Ci piaceva pensare che, poiché noi eravamo in congedo — pagato b no —, le passioni anche si placassero, i popoli smettessero di odiarsi, i partiti di combattersi, i fanatismi di condannarsi l'un l'altro. E' vero, la televisione veniva a ricordarci, quasi ogni sera, con le sue impietose immagini, che nei continenti le antiche passioni degli uomini si scate navano ancora. Anche durante le vacanze, non potevamo riuscire a dimenticare che dei bonzi perseguitati si cospargevano di benzina e si incendiavano vivi, che in Siria e nell'Iran le mitragliatrici crepitavano alle frontiere, che nel Mississippi i cani poliziotti si avventavano contro negri innocenti. La riapertura- dell'anno scola stico ha rifatto di noi dei cittadini responsabili che hanno il dovere di informarsi e, se lo possono, di esercitare un'azione su ciò che avviene nel proprio paese e nel mondo. In casa nostra, che pensare dell'eterna questione dei salari e dei' prezzi? Come mantener» la stabilità mo netaria? « Non è affar mio! », diranno i cattivi studenti che, alla scuola della vita, rifiutano di lavorare. E invece è un nostro affare, è nostro interesse ricercare la soluzione migliore. Un paese vale quel che valgono i suoi cittadini e un cittadino non prospera che in un paese ben governato. Che gli serve guadagnare bene, se il valore d'ella moneta diminuisce? • Bisogna che i popoli si immedesimino in questo problema, molto difficile a risolvere. Non si deve pensare a sé soltanto. E anche la pace è una questione che ci riguarda: che diverrebbe la felicità della gente se il mondo piombasse in una guerra? I Questa e la « ripresa » degli adulti. Sappiamo bene che dovremo affrontare dei condiscepoli che sono egoisti e talvolta brutali; sappiamo che il programma è carico e pesante e che i pigri saranno bocciati all'esame della Storia. Eppure, come ai tempi della mia infanzia, «riprendo» con speranza e curiosità. Già i nuovi libri sono affluiti sulla mia scrivania: godo nel rivedere, dopo le vacanze, i vecchi amici da cui ero stato diviso. Con i miei manoscritti sptto braccio, ritorno a Parigi. Salve compagni! Eccoci qui pronti .a riprendere il lavoro insieme: se lo vorremo davvero, tutto andrà bene in questo nuovo anno scolastico. . André Maurois dell'Accademia di Francia

Persone citate: André, Maurois

Luoghi citati: Francia, Iran, Parigi, Siria